Obama: ''Nè democratici nè repubblicani, l'America è di tutti''

L'Election day a Chicago e in Italia

05 Novembre 2008   10:14  


"Nulla in questo Paese è impossibile". Sono le parole che aprono il discorso del 44° Presidente degli Stati Uniti d' America: Barak Obama, 47 anni, primo afroamericano ad aggiudicarsi la Casa Bianca nel corso della storia politica di un Paese, che sembrava aver dimenticato la propria vocazione al sogno e al rischio, alla libertà e alla meritocrazia, all' innovazione e al cambiamento. Nonostante la pioggia torrenziale che ha imperversato in alcuni stati, le file chilometriche, i guasti delle macchine a lettura ottica che hanno messo a dura prova la pazienza degli elettori , gli americani hanno scelto di essere presenti e di reagire alla crisi economica e sociale che sta attraversando il globo. Ma non è stata unicamente una scelta politica quella dell' elettore di Obama. Chi ha votato Obama ha votato la persona, e ossia l'esempio vivente di un uomo che si è offerto di incarnare e guidare il cambiamento evolutivo di un' America oscurata, divisa e fortemente provata da 8 anni di amministrazione Bush. Nel suo primo discorso post vittoria il neo Presidente degli Usa ha infatti citato alcuni dei temi affrontati nel corso della campagna elettorale, come l' urgenza di realizzare un cambiamento collettivo per mezzo del coinvolgimento e del sacrificio di tutti, la promessa di rispondere costruttivamente al problema della povertà e dell' emarginazione sociale, ma soprattutto la garanzia di una maggiore trasparenza politica negli affari di Governo, quella che è mancata tragicamente nelle operazioni di marketing militare estero degli ultimi anni. " Su alcune cose che farò non sarete d'accordo, ma sarò sempre onesto con voi, vi ascolterò e vi chiederò di aiutarmi nella ricostruzione di questo Paese. Il cambiamento è arrivato." Un discorso semplice, spirituale, quasi profetico, come in perfetto stile americano è stata la successione di rituali che hanno accolto il suo arrivo vittorioso a Grant Park, Chicago: la benedizione di un sacerdote, la testimonianza di un veterano di guerra, e in ultimo la famiglia che lo raggiunge sul palco. Come a dire che Dio, Patria e Famiglia sono ancora le basi solide della società americana e che la vittoria di Obama "doveva accadere" e cosi è stato.

Un' affluenza da record quella espressa alle urne dagli elettori americani: quasi 20 ore di voto per scegliere tra il democratico Barak Obama e il repubblicano John McCain, una partecipazione che ha coinvolto, stando ai primi dati, oltre 130 milioni di persone, ben 8 milioni di presenze in più rispetto a quelle registrate 4 anni fa in occasione della sfida tra Bush e John Kerry, un afflusso di proporzioni immani tanto da portare Micheal Mc Donald della George Maison University a pronosticare "l' affluenza del secolo", oltre il 60% di elettori rilevato nel 2004, più del 63% registrato nel 1960 in occasione delle elezioni che videro vincere Kennedy, una percentuale ancora non quantificabile ma che promette di rimanere a lungo nell' immaginario collettivo di una nottata storica, che ha visto non solo gli americani ma tutto il mondo seguire con ansia e partecipazione il finale di una delle campagne elettorali più costose e lunghe mai viste negli Usa.

L' Election day italiano. In occasione dell’ evento tanto atteso, ieri sera a Roma l' Ambasciata americana ha organizzato un ricevimento presso l' hotel Excelsior, rivolto a tutti i connazionali presenti nella Capitale. La Fondazione Italia-Usa, in collaborazione con Sky tg24 ha realizzato una serata allo Spazio Etoile in piazza S. Lorenzo in Lucina, nei pressi di Palazzo Chigi e Montecitorio, invitando numerosi ospiti illustri e riservando il posto d' onore al premier Silvio Berlusconi. Il Pd di Veltroni si è radunato invece al Tempio di Adriano, mentre lo scenario più urbano e schietto della stazione Termini è stato riservato ai Democrats Abroad che hanno offerto i tradizionali pancakes alla folla multietnica e incuriosita della metropoli. Gli americani di Milano hanno scelto il noto locale La Banque per seguire l' evento, mentre a Firenze l' Associazione toscana-Usa ha messo su una divertentissima Election night al teatro Sashal, con tanto di voto telematico per simulare preferenze e lanciare qualche pronostico. A Napoli non poteva mancare la proverbiale fantasia dei pizzaioli che durante la notte hanno sfornato centinaia di pizze "Obama", per esprimere la propria simpatia nei confronti del candidato democratico in corsa per la Casa Bianca.

Come in Italia in occasione del risveglio di coscienze provocato dalla grande mobilitazione apartitica in favore della scuola, a Chicago il nuovo presidente ha tenuto a precisare: " Nè democratici nè repubblicani, l'America è di tutti". Grande prova di coraggio politico per un uomo che è stato capace di interessare nuovamente i giovani alla vita pubblica del Paese, all' impegno collettivo, alla considerazione etica e responsabile dell' ecosistema, e all' amore per la libertà di espressione e partecipazione in un America che prima ancora di essere luogo, è categoria dello Spirito.



Giovanna Di Carlo

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