Oggi Marrazzo, ieri D'Alfonso: l'escamotage autosospensione

Il certificato che fa scampare dal pericolo elezioni

26 Ottobre 2009   17:13  

Il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, a seguito de ricatto "a luci rosse" che lo ha coinvolto ha deciso di lasciare la poltrona della Regione Lazio. Ma c'è un dettaglio, il governatore infatti non ha rassegnato le dimissioni dall'incarico, ma più semplicemente si è "autosospeso", il che significa che a guidare la Regione sarà il suo vice fino alla naturale scadenza del mandato, nella primavera prossima.

Nella delega che attribuisce i poteri al suo vice, Montino, si dovrebbe fare riferimento ad un impedimento di fatto nello svolgimento della carica di Presidente della Regione e si dovrebbe parlare espressamente di indisponibilità per motivi di salute. Vale a dire che un certificato medico dovrebbe attestare la presunta malattia. È proprio su questo particolare che si è scagliato il centrodestra, che ritiene illeggitima questa sorta di "escamotage".

Ma non è la prima volta, nella storia politica, che si percorre questa strada per evitare l'immediato ritorno alle urne. L'ultimo caso lo abbiamo proprio in Abruzzo e vede come protagonista Luciano D'Alfonso.
Tutti ricorderanno quando lo scorso dicembre, l'allora sindaco di Pescara, raggiunto da un provvedimento di custodia agli arresti domiciliari, presentò sì le dimissioni da primo cittadino, salvo però ritirarle nell'ultimo giorno utile consegnando contestualmente un certificato medico che attestava il suo impedimento al lavoro per motivi di salute.

Questa mossa fece scongiurare le elezioni anticipate, come invece sarebbe avvenuto se D'Alfonso non avesse ritirato le dimissioni, così come oggi avviene per Marrazzo, che ha evitato il ricorso al voto anticipato scegliendo la strada dell'autosospensione. In entrambi i casi i vice prendono il posto e continuano ad amministrare fino alla data delle elezioni successive.

Ecco come andarono le cose nel dicembre 2008 a Pescara:
A Pescara si tornerà' comunque al voto il 6 e 7 giugno, in concomitanza con le provinciali e le europee. D'Alfonso, infatti, si e' dimesso in base al comma 1 dell'art. 53 del Testo Unico sull'Ordinamento degli Enti Locali. Cio' significa che e' stata scongiurata l'ipotesi dell'arrivo di un commissario prefettizio e che a guidare l'amministrazione, con pieni poteri, sino a nuove elezioni, sara' il vice sindaco Camillo D'Angelo. D'Alfonso, che ha anche scritto una lettera aperta ai cittadini pescaresi ringraziandoli per il "caldo appoggio", non potra' comunque avere in nessun caso contatti con l'amministrazione comunale. Alla base della decisione del sindaco ci sono motivi di salute, una "patologia ingravescente e permanente, quantomeno nel senso della imprevedibilità' della data della completa guarigione". D'Alfonso fu posto ai domiciliari la sera del 15 dicembre scorso, a urne ormai chiuse. Si votava infatti, per il rinnovo del Parlamento. Nell'inchiesta su presunti favoritismi in particolare a costruttori di primo piano, sono indagate 40 persone. Il sindaco era tornato libero alla vigilia di Natale. Lunedì, secondo quanto stabilito dal ministro Maroni, era l'ultimo giorno utile per ritirare le dimissioni. Oggi sarebbe arrivato il commissario che avrebbe portato avanti, racchiudendo i poteri di Sindaco, Giunta e Consiglio, l'ordinaria amministrazione sino alle nuove elezioni. (dal nostro articolo del 7 gennaio 2009).

Tutto su Luciano D'Alfonso e più in generale sull' inchiesta di Pescara


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