Oltre le discariche, gli inceneritori e il porta a porta: Montesilvano punta sull'Arrow bio

19 Marzo 2013   17:50  

“Bisogna prendere atto che l’epoca della discarica è finita. Così come è da medioevo non considerare il rifiuto una risorsa.

Da queste considerazioni fondamentali nascono le premesse per il nuovo modello economico ambientale dell’Arrow Bio, di cui, mi auguro, riusciremo a dotare la città.

Un modello con cui vogliamo dire basta alle discariche e dire no ad ipotesi di inceneritori o termovalorizzatori, perché non prevede alcuna combustione”.

Queste le parole del sindaco Attilio Di Mattia che questa mattina ha presentato le fasi del progetto Arrow Bio (riciclo rifiuto attraverso la Separazione Idro-meccanica + trattamento anaerobico liquido) in conferenza stampa, alla presenza dell’Ingegner Ofer Ben Ami, Vice presidente Arrow Ecology Ltd, Dottor Raffaele Pace, Direttore generale Arrow Bio Italia, Dott Angelo Pavoncello, Responsabile rapporti istituzionali Arrow Bio Italia, Professor Ennio Maccari, Presidente Associazione Nazionale Tutela Ambiente.

“Abbiamo dato incarico a dei professionisti – fa sapere il sindaco – che hanno individuato sette possibili siti nel territorio del Comune di Montesilvano con determinati criteri, senza andare in contrasto con il Piano Rifiuti Provinciale, per ospitare l’impianto Arrow Bio.

Essi sono: ex discarica Villa Carmine, Ex Cava a Sud della discarica, cava ritombata, ex cava Vestina Calcestruzzi, Area Via Danubio, Ex cava via Chiarini, area ex Fornace via Pavese”.

“ I criteri – ha aggiunto il dirigente di settore, l’ingegner Gianfranco Niccolò – tengono in considerazione, tra le altre cose, l’altimetria, la vicinanza ai centri urbani, all’asta fluviale e l’estensione del terreno.

Sono state individuate delle possibilità che saranno oggetto di sopralluogo da parte dei rappresentanti dell’Arrow Bio che successivamente dovranno stilare uno studio di fattibilità”.

A presentare nel dettaglio l’impianto in uso in Israele, a Tel Aviv, ma anche in California, in Australia, in Cina ed in fase di approvazione a Civitavecchia, l’ingegner Ofer Ben Ami, che ha spiegato come l’impianto risponda a criteri ecologici e di efficienza dal punto di vista dei costi.

“Dal punto dei vista dei costi – ha detto - c’è sicuramente un vantaggio se si considera il costo che il comune si deve accollare di 180 euro a tonnellata. Con l’impianto Arrow Bio si minimizzano costi di trasporto, costi di smaltimento per massimizzare le percentuali di riciclo (oltre il 90%), di produzione energia rinnovabile da materiale organico, compost per fertilizzanti.''

Inoltre, l’impianto è modulare e può essere calibrato in base alle necessità del territorio.

“Non possiamo più pensare di affrontare la questione dei rifiuti – ha concluso il professor Maccari, presidente Anta - pensando alle discariche, così come dobbiamo avere l’onestà intellettuale di ammettere che in taluni casi i dati del porta a porta vengono utilizzati da alcuni enti locali in maniera strumentale e non veritiera. Il porta a porta costa in maniera esorbitante alla popolazione.

Analizzando questo tipo di impianto ci si rende conto che si abbattono i costi, si ha un impatto ecologico rispetto all’ambiente e non si butta nulla: perché il rifiuto indifferenziato viene differenziato in una misura che varia dall’80 al 90 per cento, dal biogas si ottiene energia elettrica e sempre dai rifiuti organici si ottiene il compost”. 

COS'E' L'ARROW BIO

La Tecnologia Arrow Bio è un trattamento meccanico-biologico dei rifiuti che consiste in una digestione anaerobica "personalizzata" per l’accettazione in ingresso di RUR (Rifiuti Urbani Residui) non trattati.

Il pretrattamento viene effettuato in loco tramite un'immersione degli stessi in un bagno di acqua che, basandosi sulla diversa densità dei materiali presenti nei rifiuti, funge da separatore nelle seguenti correnti:

una costituita dai materiali non solubili, destinabili a riciclo secondo il proponente;

l’altra, comprendente tutte le frazioni a base di biomassa (inclusi carta e cartone), che costituisce l’alimentazione alla successiva fase di digestione anaerobica di tipo tradizionale.

I rifiuti dopo essere passati attraverso un "rompisacchi", vengono inviati in una vasca contenente acqua dove, grazie alla diversa densità, vengono separati idromeccanicamente.

La parte più pesante costituita dai materiali inorganici viene raccolta ed inviata ad una linea di trattamento per l'ulteriore separazione dei metalli ferrosi (tramite separatori magnetici), dei metalli non ferrosi (tramite separatori a correnti indotte) e del vetro.

Il surnatante (componente che galleggia) costituito dalle frazioni più leggere (plastiche, materiali organici biodegradabili) abbandona la vasca assieme al flusso liquido.

Lungo il percorso in uscita prosegue la dissoluzione in acqua delle frazioni biodegradabili (inclusi carta e cartone).

Ai fini della riduzione delle dimensioni è previsto un apposito trituratore rotativo seguito da un “Hydro-Crusher” che costituisce una parte rilevante del brevetto di questa tecnologia.

La separazione del surnatante residuo (per lo più costituito da materiali plastici) avviene in un decantatore, mentre la corrente liquida alimenta la digestione anaerobica.

Da quest'ultimo trattamento si originano il biogas da destinare alla produzione di energia elettrica e/o termica e un fango biologico.

Applicazioni

Il primo impianto da 40.000 tonnellate annue basato sulla tecnologia ArrowBio è in esercizio a Tel Aviv (Israele), presso una discarica di rifiuti urbani esaurita e in corso di bonifica; di tale impianto è previsto l’ampliamento fino ad una capacità di 50.000 t/a.

Sono in corso di realizzazione altri impianti, tra i quali quelli di Falkirk (Scozia) da 70.000 t/a e Pachuca (Messico) da 180.000 t/a.

La tecnologia ArrowBio è stata messa a punto dall Arrow Ecology Ltd, società israeliana di ingegneria e servizi in campo ambientale.

L'aspetto innovativo di questa tecnologia è riconducibile al fatto che essa è in grado di accettare come alimentazione ad un impianto di digestione anaerobica dei RUR non pretrattati, dai quali, secondo quanto dichiarato dal proponente, è possibile ricavare frazioni valorizzabili (metalli, vetro, plastica).

Per il resto si tratta di una tecnologia di digestione anaerobica tradizionale, di cui sono noti vantaggi e svantaggi, nella quale la novità è costituita dalla presenza in soluzione di fibre organiche provenienti dalla dissoluzione di carta e cartone.

Non essendo in grado, sulla base dei dati disponibili, di dare un giudizio definitivo sulla validità complessiva del trattamento, si intende richiamare l’attenzione sul fatto che si tratta di una tecnologia "site specific" che non risulta essere di agevole estensione a tutte i contesti. (fonte wikypedia)

 

 

 


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