Omicidio Bottega, Morrone ha trascorso gli ultimi dieci anni tra i benedettini

12 Novembre 2013   14:37  

A nemmeno una settimana dalla sentenza del Tribunale di Pescara, che tra mille polemiche e la disperazione di molti non lo ha condannato per il delitto della moglie Teresa Bottega poiché il reato é caduto in prescrizione, emergono nuovi dettagli sulla figura di Giulio Cesare Morrone.

L'uomo, 58 anni, uccise la moglie Teresa nel 1990 dopo l'ennesimo aspro litigio e ne occultò il cadavere (mai ritrovato), ma solo nel dicembre dello scorso anno ha confessato l'orribile delitto, ed ha ottenuto la prescrizione del reato solo perché la giuria non ha riconosciuto l'aggravante dei futili motivi.

A suo dire, comunque, Morrone sembrerebbe aver tentato, a proprio modo, di espiare le proprie colpe, intraprendendo un lungo cammino di pentimento sulla strada della spiritualità, e lontano da qualsiasi forma di vita pubblica.

Nel 1993, infatti, dietro suggerimento della sorella (del tutto ignara dell'accaduto), l'uomo entrò in contatto con la comunità neoecatecumenale di Sant'Antonio di Pescara, frequentata sino al 2003, quando decise di entrare come monaco laico nel convento dei benedettini di Casalbordino, seguendo le ferree regole dell'"ora et labora" e, ha sostenuto l'uomo, incamminandosi sulla via del pentimento.

Un percorso spirituale che potrebbe anche essere stato genuino, concedendo all'uomo il beneficio del dubbio, ma di certo potrebbe avere avuto un peso non indifferente nella formulazione del verdetto della giuria, ed altrettanto sicuramente non cancella nè il dolore nè la rabbia dei familiari di teresa Bottega, per i quali Morrone resterà sempre "il diavolo".


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