Omicidio Francavilla, la famiglia di Silvia cerca verità, i legali di D'Alessandro pensano a perizia

29 Dicembre 2011   09:56  

Gli avvocati di Luca D’Alessandro, il 18enne che ha confessato l'omicidio di Silvia Elena Minastireanu, stanno valutando l'ipotesi di una perizia psichiatrica sul giovane anche se "dobbiamo prima capire - dice l’avvocato Marco Femminella quello che è emerso dall’interrogatorio di garanzia, che è stato puntellato da vuoti e silenzi, è frutto anche delle valutazioni di chi ascoltava quello che il giovane ha detto o fatto capire. Il suo stato di shock è ancora forte".

D'altra parte il ragazzo, circa tre mesi fa, è stato sottoposto ad un trattamento sanitario obbligatorio e ricoverato nell’ospedale di Lanciano, dopo aver distrutto in preda all’ira e sotto gli effetti di droghe sintetiche allucinogene, la casa dei genitori, in zona Case Rosse a Chieti. 

Ma intanto la famiglia della prostituta romena non si dà pace. Non crede al movente emerso durante l'interrogatorio. E in effetti, in base a quanto emerso dalle indagini, D'Alessandro, che frequentava l'abitazione della donna da una decina di mesi per rapporti sessuali a pagamento, sperava in un rapporto più profondo. E così, davanti a un bacio negato - sarebbe questo la causa scatenante la follia omicida - l'aggressione brutale, che lo ha portato prima a colpirla più volte poi a strozzarla.

Silvia si è difesa strenuamente, ha tentato di divincolarsi, così come accertato dall'autopsia. Il medico legale Cristian D’Ovidio ha trovato sul cadavere ematomi, ferite e lesioni.

Ma per la famiglia della ragazza una valutazione di questo tipo sarebbe minimale, visto che l’assassino ha trafugato una serie di oggetti di valore della giovane, tra cui un iPhone, altri cellulari, l’orologio e 1.400 euro più alcune banconote messicane.

La tesi degli avvocati, insomma, è quella di una rapina finita male. "Non può essere stato un bacio negato ad aver scatenato l’omicidio - dice l’avvocato Monica Passamonti -. D’Alessandro ha seguito una dinamica precisa: ha dovuto cercare e trovare i documenti della ragazza, e poi rubare il denaro. Questo non è l’atteggiamento di una persona sotto shock, e poi manca un anello d’oro bianco con pietra che la zia ha visto al dito della nipote il giorno della morte. E non dimentichiamo che la ragazza è stata picchiata prima di essere uccisa".

Per l’avvocato Marco Femminella, invece, che insieme alla collega Monica D’Amico difende D’Alessandro, "si evince che la lite tra i due giovani sia scaturita da una ricerca di affettività".


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