Omicidio Rea. Il padre di Melania: ''Se Salvatore sa, che parli''

18 Maggio 2011   20:01  

Salvatore Parolisi, il caporal maggiore dell'esercito vedovo di Melania Rea, la giovane mamma di Somma vesuviana uccisa a coltellate in un bosco del Teramano, incassa il sempre più marcato cambiamento di clima nei suoi confronti da parte dei familiari della donna.

Che cominciano ad avere dubbi su di lui, ma aspettano i risultati dell'inchiesta e con forza chiedono giustizia, che si faccia piena luce sulla morte della giovane. Se Salvatore sa qualcosa "deve parlare e spiegare tutto agli inquirenti, deve dire la verità", ha detto il padre Gennaro Rea.

Della relazione del genero con la soldatessa Ludovica P. "non sapevamo nulla, se no mia figlia non sarebbe morta. Se avessi saputo non avrei fatto finta di niente. Melania ha lasciato la sua casa, il suo paese, lo ha seguito dove lui ha voluto, dopo il matrimonio, per finire uccisa a coltellate in un bosco".

Ma per il momento la questione del tradimento va messa da parte: "ci interessa sapere il perché e chi" ha ucciso Melania. Chissà, si è chiesto poi Rea, se mentre veniva uccisa "da questo o da questi esseri immondi" invocava i suoi familiari. "Questo mi fa rabbia, che io non fossi lì".

"Melania - ha aggiunto la madre - è morta per amore e per i valori che aveva nei confronti del marito, della famiglia". Melania è stata ricordata questo pomeriggio in una messa in suffragio celebrata dal parroco di Folignano don Carlo Lupi su richiesta dei vicini di casa dello stabile dove Melania e il marito Salvatore Parolisi abitavano con la figlioletta.

Fra questi anche Raffaele Paciolla, l'agente di polizia penitenziaria al quale Salvatore telefonò il giorno della scomparsa della donna dicendogli "se la sono presa" e pregandolo di aiutarlo nelle ricerche.

Intanto, per i magistrati che indagano sul brutale omicidio, é il tempo dell'attesa, che riguarda essenzialmente gli accertamenti tecnici, scientifici e medico legali nella speranza che siano di aiuto a dare un volto all'assassino. L'attenzione su Parolisi è sempre molto alta.

Ma questo non significa solo che destano dubbi le sue tante contraddizioni, le bugie piccole e grandi, le imprecisioni, ma anche che intorno a lui, consapevole o inconsapevole, possa essersi sviluppato il movente di questa assurda morte.

Per questo le indagini stanno coinvolgendo in maniera più significativa rispetto alle scorse settimane il mondo militare, in particolare colleghi istruttori, superiori e soldatesse del 235/o Rav Piceno di Ascoli dove Parolisi lavora come istruttore.

Dopo la soldatessa sentita ieri al comando provinciale dei carabinieri di Ascoli, oggi il pm Carmine Pirozzoli ha sentito un altro militare.

Una serie di audizioni che si annuncia lunga e che richiederà molto tempo per cercare di ricostruire i rapporti fra Parolisi e quanti frequentano la caserma Clementi di Ascoli per capire se in questo ambito possa essere accaduto qualcosa che ha dato il via a una escalation di fatti, culminati con l'efferato omicidio della moglie.


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