Omicidio Rea, Parolisi: "Sono innocente, mi chiederanno scusa"

"Voglio stringere mia figlia Vittoria"

16 Settembre 2011   18:23  

"Soffro e continuero' a soffrire, con la certezza, pero', che la stessa Giustizia che oggi mi accusa ingiustamente, quanto prima fara' il suo corso, affermando la mia assoluta estraneita' ai fatti". Lo scrive Salvatore Parolisi dal carcere in cui e' rinchiuso in una lettera inviata alla giornalista di Quarto Grado, Ilaria Mura.

"Tante persone apriranno gli occhi per chiedere scusa", aggiunge Parolisi che si firma "detenuto innocente". L'uomo, accusato dell'omicidio di sua moglie, Melania Rea, dedica poi alcune righe alla figlia Vittoria: "Il carcere e' un mondo nel mondo e solo chi lo vive puo' capire quanta sofferenza puo' dare. Sofferenza che diventa dolore lancinante quando lo si vive da innocente, come succede a me. Sono molto amareggiato per il fatto che devo vivere il carcere, soprattutto lontano da mia figlia Vittoria che ancora, senza validi motivi, non sono riuscito a stringere a me.

Neanche un bacio, una carezza, non la possibilita' di sentire il suo profumo, ricordando anche mia moglie e ricaricandomi di forza d'animo. Ormai - prosegue Parolisi - sono l'uomo al muro: niente mi e' stato perdonato, la mia difficolta' di ammettere subito un errore commesso e' diventata la mia condanna. Non mi viene perdonato il tradimento, anche se ormai alcuni giudici hanno scritto che tradire non e' reato e che quello non puo' essere il movente".


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