Omicidio Rea: il tremendo sospetto del padre di Melania

18 Maggio 2011   14:04  

Luca Pompei per il tg di rete8 fa il punto sulle indagini dell'omicidio Rea

L'intervista del Resto del Carlino, edizione di Ascoli

ARRIVA da solo. La tomba della figlia Melania è in fondo ad un lungo viale. Un anziano zio col bastone sta piangendo da almeno dieci minuti. Sono passate da poco le 8 e a Somma Vesuviana non c’è folla al cimitero. Gennaro Rea, militare dell’Aeronautica in pensione, è vestito con una tuta blu. Ha occhiali da sole e un borsello. Stringe mani, sorride a tutti. Ma il giorno dopo i funerali, Gennaro svuota tutto quello che ha tenuto dentro per tanti giorni: "Lui mi deve spiegare che cosa ha fatto quel giorno. Me lo deve dire bene. Perché adesso un dubbio io ce l’ho. Voglio sapere da Salvatore la spiegazione di tante contraddizioni".


La più importante qual è?
"Che ci faceva dopo la denuncia di scomparsa di Melania con ciabatte e calzoncini? Perché si è cambiato, e poi in quel modo".


Perché adesso ha mutato atteggiamento nei confronti di suo genero?
"Sono successe molte cose. Abbiamo saputo che tradiva mia figlia. Sono fatti che ora accantono, ma non dimentico. Ora mi affido interamente alla magistratura che sta lavorando bene per trovare l’assassino".


Nessuno di voi sapeva di questa relazione extraconiugale?
"Lo posso dire tranquillamente: nessuno. E secondo me, per ragioni che non sto a dire, anche mia figlia l’aveva scoperto da pochissimo. Anzi, credo che l’avesse scoperto il giorno prima della morte. Ma saranno gli inquirenti a stabilirlo".

 
C’è una bimba di 18 mesi da crescere, chi penserà a lei?
"Ci pensiamo noi, la famiglia Rea. Vittoria crescerà a Somma Vesuviana, questo non vuol dire che il padre e i nonni non possano vederla. Ma starà con noi".

 
Perché è così sicuro?
"Non si penserà che un uomo da solo con un impegno lavorativo molto intenso possa accudire giorno e notte una bambina di pochi mesi".


Vittoria chiede della mamma?
"Sta chiamando mamma tutte le donne che vede in casa. Abbiamo interpellato una psicologa. Ci ha detto che per ora la bimba è bene che faccia così, che consideri la mamma tutte le persone che le vogliono bene".

Se lei avesse saputo di questa relazione extraconiugale e dei litigi che ne erano scaturiti, come si sarebbe comportato?
"Credo che di fronte ad un fatto del genere, avrei consigliato mia figlia di tornare a casa sua con la bambina almeno per un periodo. Le cose andavano capite e chiarite, ma sicuramente non avrei fatto finta di non sapere".


In chiesa, durante i funerali, con la famiglia Parolisi non vi siete neppure guardati o salutati.
"Cosa avremmo dovuto fare? Noi siamo arrivati in chiesa almeno due ore prima della cerimonia funebre e soprattutto molto prima dei Parolisi. I quali sono entrati in chiesa senza venirci a salutare. A quel punto, la mia famiglia non aveva nient’altro da dire a mio genero".
Che cosa non le va più giù di lui?
"L’ho difeso dal primo momento, l’abbiamo difeso perché il semplice sospetto che potesse aver ammazzato nostra figlia ci sembrava un fatto aberrante. Poi col passare dei giorni, Salvatore ha cambiato atteggiamento, anche con gli inquirenti. Li tratta dall’alto in basso, esprime giudizi sulle indagini. Ha preso un altro ruolo. E questo ci ha fatto dividere le strade. E quel sospetto che le dicevo prima, come si fa a non averlo? Mia figlia lo ha sposato e seguito dove voleva lui, adesso l’hanno uccisa. Io aspetto la verità".

Lei ha mai avuto un colloquio schietto con suo genero, insomma gli ha mai chiesto spiegazioni sulla gita in montagna del 18 aprile scorso, con lei che si allontana e che non torna più?
"Un colloquio, uno solo, sì c’è stato. Me lo ricordo bene. Ora però spetta alla magistratura lavorare. Mi fido e so che arriverà alla verità. Ce lo deve".

Roberto Damiani


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