Omicidio Rea: per il consulente Giardina non ci sono prove contro Parolisi

24 Gennaio 2012   10:29  

“Allo stato attuale si deve registrare l’assenza di Dna rilevati sulla scena del crimine utili ai fini dell’indagine, ma si deve anche sottolineare l’assenza di dna e tracce ematiche sia a casa di Parolisi, sia nella macchina sia sui vestiti, le scarpe e tutto quanto indossato da Salvatore il 18 aprile”.

Lo ribadisce Emiliano Giardina, docente di genetica all’università di Roma Tor Vergata e consulente per la difesa del caporale maggiore accusato di omicidio della moglie Melania Rea.

La relazione del Ris, allegata dalla Procura di Teramo alla richiesta di giudizio immediato contro Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore dell’esercito che andrà a processo il 27 febbraio prossimo, sono  per il consulente Giardina oltre mille pagine dense di accertamenti tecnico-biologici su centinaia di reperti, che contengono molti indizi, ma neanche una prova schiacciante.

“Indagini ed esami - spiega infatti Giardina in un'intervista - sono stati condotti accuratamente ma con alcune enormi lacune: come quella dei vari dna maschili e femminili trovati sotto le unghie di Melania. Non sono stati analizzati e non è stato, per scelta, deciso di individuare a chi appartengano”.

''La dinamica di un omicidio necessariamente determina una dispersione di sangue tale che è impossibile da eliminare in modo totale. Quello che emerge dalle analisi del Ris è l’assenza di tracce. E questa è la cosa che risulta più difficile da spiegare. Indagini ed esami sono stati condotti accuratamente ma con alcune enormi lacune: come quella dei vari dna maschili e femminili trovati sotto le unghie di Melania. Non sono stati analizzati e non è stato, per scelta, deciso di individuare a chi appartengano''.

Per quanto riguarda la prova regina quella del dna Giardina fa l'esempio dei capelli:

“Su alcuni capelli, che hanno la radice, è stata fatta l’analisi che consente di identificare il dna.

Si tratta di un esame molto affidabile perché è possibile capire di chi è realmente il capello.

I risultati affermano che tre capelli hanno il dna di Melania (di questo uno lo ha solo in modo parziale ), un capello ha un profilo genetico maschile ignoto. Poi sono stati trovati capelli su alcuni fazzoletti, vicino alla scena del crimine che hanno un dna femminile ignoto. Ma questi sono probabilmente del tutto estranei alla vittima e all’omicidio.

Poi un altro capello è stato trovato sul gomito insieme ad una traccia biologica non meglio identificata di soggetto maschile ignoto che non appartiene né a Salvatore né ad altre persone che hanno fatto esami. E qui finiscono le analisi identificative, quelle che consentono appunto di avere certezza sui dati”.

Insomma l'estio del processo non è affatto scontato. 


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