Luca Cavallitto ricostruisce dettagliatamente l’agguato a Pescara in tre ore di deposizione, scatenando la reazione dell'imputato Nobile.
Lunga deposizione in Corte d’Assise a Chieti, dove Luca Cavallitto, unico superstite dell’agguato del primo agosto 2022 sulla Strada Parco di Pescara, ha testimoniato per oltre tre ore. Il suo racconto si è concentrato sugli eventi che hanno portato alla tragica morte dell’architetto Walter Albi e ha puntato il dito senza esitazione contro Cosimo Nobile, indicandolo come esecutore materiale del delitto. Nobile, insieme a Maurizio Longo e Natale Ursino, rispettivamente accusati di essere il fiancheggiatore e il mandante dell’omicidio, ha ascoltato in silenzio per gran parte della deposizione, finché non ha avuto un improvviso scatto d’ira. "Basta! Non ne posso più di queste falsità, me ne voglio andare!", ha urlato prima di uscire dall'aula, causando momenti di tensione.
L’avvocato difensore di Nobile, Massimo Galasso, ha poi cercato di giustificare la reazione del suo assistito, spiegando come Nobile si senta ingiustamente coinvolto in una vicenda complessa. "Comprendo la frustrazione del mio cliente. Pur rispettando quanto detto da Cavallitto, riteniamo che i suoi ricordi siano distorti", ha dichiarato Galasso. Dall’altra parte, l’avvocato di Cavallitto, Sara D'Incecco, ha invece sottolineato la lucidità del suo assistito, rimarcando come abbia ricordato ogni dettaglio con precisione e senza esitazioni.
Secondo la ricostruzione, Ursino era coinvolto in affari legati al traffico di cocaina. Cavallitto, che sarebbe stato emissario di un carico di 300 chilogrammi provenienti dall’Ecuador, avrebbe collaborato con Ursino, il quale aveva investito oltre 500 mila euro per l’operazione. Tuttavia, un primo carico da 150 chilogrammi, destinato a Gioia Tauro e successivamente a Fiume, non arrivò mai, scatenando una serie di tensioni.
Walter Albi, vecchia conoscenza di Cavallitto, fu presentato ad Ursino e divenne una figura chiave nel complicato intrigo. Albi, che stava attraversando una difficile situazione economica a causa di una truffa da parte di una fittizia società di brokeraggio con sede a Londra, aveva chiesto denaro a diverse persone, compreso Ursino, che gli aveva prestato 9 mila euro. In cambio, Albi aveva promesso favori, tra cui una traversata transoceanica a bordo di un catamarano, nella quale avrebbe dovuto trasportare persone con problemi giudiziari in Australia. Promesse mai mantenute, che finirono per irritare Ursino.
Il coinvolgimento di Longo e Nobile si inserisce nel quadro del traffico di droga. Secondo Cavallitto, Longo era il contatto di Ursino a Pescara, con legami stretti con la ‘Ndrangheta. Nobile, che aveva debiti nei confronti di Cavallitto per partite di droga non pagate, era stato inizialmente coinvolto nel traffico dei 300 chilogrammi di cocaina, con l’obiettivo di estinguere il suo debito. Tuttavia, il fallimento della consegna e la mancata traversata portarono Ursino a ordinare l’agguato.
La sera dell’agguato, Albi e Cavallitto si erano recati al bar sulla Strada Parco, convinti di incontrare Ursino. Invece, fu Nobile, secondo Cavallitto, a presentarsi al loro posto, eseguendo l’agguato fatale.
Il processo riprenderà il 31 ottobre, con la conclusione delle testimonianze dell’accusa. Il 26 novembre, invece, inizieranno le audizioni dei testimoni della difesa, che cercheranno di smontare le accuse rivolte a Nobile e ai suoi presunti complici.