Parchi eolici in Abruzzo: l'energia rinnovabile nella nostra regione

04 Giugno 2012   11:41  

Nell’estate del 2007 la regione Abruzzo approva con il D.G.R. n. 754 le linee guida che disciplinano l’inserimento di impianti industriali di energia dal vento all’interno del territorio regionale.

Tale introduzione generale ai contenuti e alla metodologia del documento prende, senza averne esplicita intenzione, considerevole distanza dal suo stesso titolo: “Linee guida per la realizzazione e la valutazione di parchi eolici in Abruzzo”.

Il primo legittimo dilemma si pone alla nostra riflessione prima ancora di avere il tempo di approfondire la questione, perdendosi in un mare di capitoli, paragrafi e mappe. Non è necessario essere un urbanista e tantomeno un tecnico per capire che un impianto industriale del vento è cosa ben diversa da un parco eolico.

I soggetti coinvolti nelle diverse fasi operative sono stati numerosi e davvero rappresentativi di tutte le categorie, indipendentemente dal tipo di interesse che tali rappresentanze avevano nei confronti del territorio abruzzese.

Suscita curiosità che la “regione verde d’Europa”, nell’intento di fornire aiuto concreto allo sviluppo e alla salvaguardia del proprio territorio, finisca per confondere l’utenza su temi generali di primaria importanza. È proprio l’art. 9 della nostra Costituzione che esprime la necessità di tutelare il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Uno sforzo in tale direzione è stato fatto proprio dal sopracitato decreto regionale che esclude naturalmente le aree protette, come parchi regionali e nazionali e zone di interesse archeologico, da possibili interventi di questo tipo. Le linee guida nazionali, forse ormai anche troppo inattuali per un campo sempre in continua evoluzione come quello della sostenibilità energetica, non danno basi solide alle regioni e alle provincie per la redazione di piani energetici rispettosi delle diversità ambientali.

L’anemometro del consumismo indica che le aree privilegiate sono sempre quelle agricole: più facile scegliere, più vento da catturare, accordi immediati, meno referenti, meno investimenti, più sovvenzioni, più profitto. Ma come, il territorio si consuma?

Antonello Caporale, giornalista di “la Repubblica” dal 1989 ci direbbe che il sud ha un tesoro che non sa di avere; che il territorio si consuma, ma che ciò non è sempre un male. Sarebbe una buona pratica installare gli impianti eolici in aree industriali dismesse e zone degradate da recuperare, invece di ledere e sottostimare il tessuto agricolo.

La filiera alimentare rappresenta il 15% del PIL nazionale e produce esportazioni nell’ordine dei ventisei miliardi annui. Un aerogeneratore ha una base di calcestruzzo che affonda nel terreno per oltre tre metri di profondità e dieci di estensione superficiale. La torre tubolare dell’aerogeneratore è resa solidale alla fondazione mediante tirafondi in acciaio inglobati al momento del getto per una lunghezza di circa venti metri.

La torre metallica esterna può essere dismessa, rispettando quindi il criterio di reversibilità dell’impianto previsto dalle normative di riferimento, ma la base di appoggio dell’intera struttura è permanente. Quella porzione di suolo, che visivamente non presenta più alcuna struttura, non è stata consumata, bensì desertificata. Il vento soffia e produce energia pulita in quattordici virtuosi comuni abruzzesi che hanno deciso, fin dagli anni novanta, di inserire impianti eolici sui loro territori. Una scelta forse non priva di qualche errore, ma soprattutto carica di ingenuità istituzionale.

Le casse dei comuni ricevono ogni anno una cifra considerevole dalle società installatrici, senza dover adempire ad alcun onere di controllo e manutenzione, peccato che tale cifra sia circa l’1,5% del fatturato totale prodotto dal vento che soffia sui loro campi. Forse, creando un consorzio composto di qualche decina di comuni, si potrebbe pensare di chiedere un finanziamento bancario, che realisticamente parlando potrebbe essere restituito nel giro di qualche anno.

È il caso di venticinque comuni del bresciano che nel giugno del 2010 hanno creato un consorzio per l’istallazione di un impianto solare, con un investimento di 23 milioni di euro. Gli introiti del vento potrebbero cosi andare davvero ai cittadini, i quali forse potrebbero realmente capire la differenza tra un parco e un’industria: un parco è di tutti, un industria di pochi. Gli insediamenti eolici abruzzesi sono posti al di sotto dei 1300 m s.l.m. e sono classificabili in due categorie diverse: impianti su altopiani ed impianti su crinale; i primi si trovano soprattutto nel territorio della provincia aquilana, i secondi nella provincia di Chieti. Dieci nuovi progetti sono al vaglio delle istituzioni per essere realizzati nei prossimi anni. Ibridi culturali e naturali che si fondono in territori pieni non solo di vento, ma di storia e tradizioni. Nicla Cassino


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore