“La
prima reazione allo schema di decreto legge in materia edilizia è di
incredulità. Con questo provvedimento il governo Berlusconi accentua, se
possibile, la sua vocazione demagogica, con conseguenze gravissime e
irreversibili per il sistema ambientale e urbanistico del nostro Paese, nonché
per l’equilibrio complessivo delle sue risorse". È quanto afferma Walter Caporale dei Verdi, chiedendo alla Regione Abruzzo, tramite un'interpellanza, di conoscere gli intendimenti della Giunta
sul Decreto legge predisposto dal Governo in materia di edilizia.
"Infatti, - prosegue - con il previsto aumento
generalizzato delle volumetrie, senza regole e controlli, è come se due città e
mezzo come Roma venissero costruite ex – novo. Ciò comporterebbe un aumento
vertiginoso degli indici, già elevati nel nostro Paese, del consumo del suolo.
Gli effetti ambientali sul territorio e sulle risorse naturali sarebbero
catastrofici: il consumo di cemento aumenterà sino a raggiungere il picco di 220
milioni di tonnellate per soddisfare ad esaurimento la domanda relativa solo
all’ampliamento del 20% - ricordo che l’Italia è già al primo posto in Europa
nella produzione di cemento con 47 milioni di tonnellate annue. Ciò comporterà
necessariamente un aumento del consumo di acqua, di sabbia e di ghiaia e dunque
una ulteriore richiesta di aperture di cave e prelievi di sabbia dai fiumi, e
questo in un Paese in cui le cave ne hanno già profondamente ferito il
territorio. Così, il Governo Berlusconi alla ricerca di un sempre più largo e
crasso consenso (per questo fine non esita ad adulare persino il più sfrenato
individualismo abusivista), contrabbanda il provvedimento come capace di
rilanciare l’economia attraverso la ripresa delle attività edili, quando gli
stessi effetti e nello stesso settore potrebbero realmente essere raggiunti
ristrutturando e ‘riciclando’ le nostre orrende periferie urbane così come si
sono venute formando dagli anni Cinquanta ad
oggi.
Nella nostra Regione, con la sua elevata percentuale di territorio protetto, questo provvedimento si configura come un vero e proprio atto di pirateria. Per tale motivo - conclude Caporale - nella interpellanza chiedo al presidente Chiodi se intenderà dare applicazioni alle norme del Decreto o se invece non ritenga più doveroso ricorrere alla Corte Costituzionale per richiederne l’incostituzionalità vista la manifesta violazione di prerogative che la Costituzione in seguito alla riforma del Titolo V assegna alle Regioni e agli Enti locali".