Ha lavorato per mesi in un cantiere edile a Gissi, nel Chietino,
Vincenzo Pistritto, 41 anni, di Gela (Caltanissetta), uno dei presunti
affiliati della temibile organizzazione mafiosa che si contrappone a
Cosa Nostra. L'uomo, irreprensibile sul lavoro a Vasto Marina (Chieti),
dove in tanti, fino all'estate scorsa, lo avevano visto prendere
tranquillamente il caffe' al bar, e' stato arrestato stamani in
Sicilia, assieme ad altre sette persone, dai carabinieri della
compagnia di Gela e del comando provinciale di Caltanissetta.
Pistritto, operaio edile con precedenti penali, era stato segnalato ai
colleghi siciliani dai carabinieri della compagnia di Vasto e del
comando provinciale di Chieti. In Abruzzo nulla da eccepire sulla sua condotta.
Secondo i magistrati della procura nissena, che hanno fatto scattare
l'operazione 'Caiman', sarebbe stato proprio lui, Pistritto, il capo di una banda pronta a mettere a segno gia' prima di Pasqua due sequestri di persona.
Rapimenti eccellenti: il banchiere siciliano Giovanni Cartia,
presidente della Banca Agricola Popolare di Ragusa, indicato come uno
degli uomini d' affari piu' facoltosi della Sicilia e l'imprenditore
edile gelese, Vincenzo Cavallaro. Con Pistritto, e' finito in carcere anche l'ex appartenente alle Brigate Rosse Calogero La Mantia.
Il blitz e' scattato simultaneamente in Sicilia e in altre due regioni
e, come e' stato rivelato dai militari dell'Arma, la scoperta dei due
piani e' stata casuale. Grazie ad intercettazioni ambientali per
inchieste non legate a fatti di mafia, si e' giunti a scoprire il
disegno criminoso dell'organizzazione. Giovanni Cartia era seguito da
tempo, tanto che gli indagati ne avevano studiato nel dettaglio
movimenti e consuetudini. Dopo accurati sopralluoghi il piano era ormai
pronto nei minimi particolari, compreso il covo della prigionia, nei
pressi di Comiso, nel Ragusano. Poi, in tempi successivi, sarebbe stata
la volta dell'imprenditore Vincenzo Cavallaro o di uno dei suoi piu'
stretti familiari. Il
denaro ottenuto dai sequestri, secondo gli inquirenti, sarebbe servito
per finanziare una nuova impresa edile costituita da gruppi malavitosi, con l'obiettivo di entrare nel settore dei lavori pubblici al Nord Italia. Non escluso che gli indagati fossero pronti anche a rapine a gioiellerie e portavalori.
Pistritto, La Mantia e gli altri sei sono accusati, a vario titolo,
di associazione mafiosa e associazione per delinquere finalizzata alla
detenzione di armi ed esplosivi e sequestro di persona a scopo di
estorsione, con l'aggravante per tutti di essere un'associazione armata.
Le indagini hanno permesso di ricostruire organigramma e gruppo di
fuoco di una banda pronta ad architettare rapine e sequestri anche a
Modugno, vicino Bari, e Cremona. L'inchiesta e' coordinata dal
procuratore Sergio Lari, dall'aggiunto Domenico Gozzo e dal sostituto
della Direzione distrettuale antimafia, Nicolo' Marino. Gli arrestati
sono tutti originari del Nisseno e due di loro hanno interessi
economici in Puglia e Lombardia, dove sono stati fermati dai
carabinieri.
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