Più carriole e meno carrozzoni

di Elettra Rinaldi

17 Marzo 2010   10:14  

Friuli 1976: molti lo citano ad esempio di ricostruzione, ma forse non hanno capito che sono state proprio le carriole, e non i carrozzoni, a fare la differenza – a l’Aquila come nelle nostre valli.
Quando le persone si mobilitano, si grida alla demagogia, all’inutilità dello sforzo dei singoli. Eppure tanti baracconi che si reggono sulle tasse dei cittadini dimostrano quotidianamente la loro incapacità di rispondere in modo rapido, utile e concreto.

Dopo il 6 aprile si è citato più volte ad esempio nazionale il terremoto del 1976 in Friuli, la regione da cui provengo. I ricordi che ne ho sono solo emotivi, ero troppo piccola per partecipare in altro modo, ma le immagini e le storie parlano chiaro: non è stata la protezione civile, o un commissario straordinario, ad intervenire. Sono state mani, carriole e pale e picconi a fare il miracolo che oggi tutti ricordano; quelle carriole oggi facilmente catalogate come qualcosa di folcloristico.

Qualcuno continua a sostenere che i cittadini non sono e non possono essere protagonisti della storia, della politica, del cambiamento: a mio parere si sbaglia. All’indomani del terremoto si è bloccata un’intera città, sostenendo che gli interventi non potevano che essere diretti dall’alto, che ci vorranno anni (due? Dieci? O più ancora?), appalti, grandi imprese. Ma per spostare le pietre ci vogliono soprattutto mani, persone; per far rinascere una città, un borgo, ci vogliono passione, impegno, lavoro. Come dimostrano i negozi, i bar, i ristoranti, le facoltà universitarie che hanno riaperto a l’Aquila: non per volontà di commissari, ma dei cittadini e del loro impegno.

Irridere o sminuire chi vuole prendere in mano il proprio destino significa dimenticare completamente l’insegnamento del Friuli, dove furono le persone e non i grandi apparati a fare la differenza. La forza di questo territorio, da l’Aquila alla Valle del Sagittario, da Sulmona alla Marsica, è proprio nella capacità delle persone che vivono qui, qui lavorano, qui si impegnano e crescono i loro figli.

C’è poco da ridere, e tanto da costruire: questo io vedo in quelle carriole che altri si permettono di sminuire, e nelle storie di tanti imprenditori, agricoltori, cittadini di queste terre, che vogliono essere protagonisti del loro futuro. Basta con i parassiti, riprendiamoci il nostro futuro.

 

Elettra Rinaldi


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