Poggio Picenze, cenni storici e turistici

05 Luglio 2012   12:47  

Poggio Picenze è ubicato in una zona pedemontana lungo la SS. 17 a 765 m. s.l.m. L’etimologia del nome deriva dal fatto che l’antico castello di Poggio, sorto intorno all’anno mille e “costituito da sei torri di cui una ben alta al centro”, fu costruito su di un poggio.
“Podio de Picentia” dai primi anni del mille fino ad oggi ha subito solo variazioni minime.
Troviamo la dicitura Poggio Picenza o di Picenze tramutata poi in Poggio Picenze. La data di nascita del borgo è incerta, tuttavia è probabile che fin dall’epoca romana esistessero ville ed abitanti su questo colle, come testimoniano due iscrizioni segnalate della fine del secolo XVI.
I primi abitanti vi giunsero forse da Forcona per sottrarsi alla distruzione dei longobardi nel secolo VII. Fece parte del gastaldato di Forcona e nel 1254 fu tra i castelli che presero parte alla fondazione dell ’Aquila nel quartiere di Santa Maria Paganica.
Nel 1651 divenne possesso di Filippo Alfieri, poi fu dei Dragonetti e infine dei De Torres.
Nel 1762 subisce gravi danni in seguito ad un terremoto.
Tra le emergenze turistiche è da segnalare la parrocchiale dedicata a S. Felice Martire, il cui primo nucleo sorse intorno alla metà del secolo XV. Subì gravi danni in seguito al terremoto del 1762 ma fu ricostruita e ampliata. La facciata in pietra è del tardo ‘500; l’interno barocco è a tre navate divise da colonne. Vi sono altari, statue e dipinti di vario pregio, ma quello di maggior richiamo è il secondo altare sulla destra con i misteri del rosario scolpiti intorno all’edicola (ora trafugati) che racchiudeva l’immagine della Vergine di terracotta risalente al secolo XV-XVI (visibile al Museo dell’Aquila). Il secondo altare a sinistra, del XVI sec. è dedicato a San Giovanni, è un bel lavoro rinascimentale dovuto al maestro Rocco di Tommaso da Vicenza. Presso la porta laterale destra troviamo la fonte battesimale del rinascimento, ornata da delfini nel fusto e da angeli nella conca. La chiesa custodisce numerose statue in legno policromo scolpite a mano, e alcune tele di buona fattura tra cui la Pietà posta nella parete in fondo all’oratorio risalente al 1732 dipinta da Ignazio Montella. Un’altra tela è il Calvario nella parte sinistra della chiesa.
Pregevole è la croce processionale del ‘500 e il reliquiario di San Felice, in legno intarsiato a due tinte.
La chiesa di San Giuliano, dalla sobria architettura è ad un’unica navata. Gli altari sono in stile barocco, nella sagrestia sono custoditi i reperti della distrutta chiesa di San Rocco tra cui due tele ed un busto in pietra.
La chiesa della Visitazione dalla facciata in stile romanico aquilano,nella cui parte alta presenta una crocifissione in altorilievo della fine del secolo XIV. All’interno quello che resta di un altare del ’500- ’600 con Madonna e Bambino tra i Santi Sebastiano e Fabiano. Nel muro esterno una lastra di marmo, prospetto di antico tabernacolo con il calice e l’ostia, fra due angeli.
Da vedere è la casa medioevale in via Umberto I, 64, di stile romanico gotico, databile al XIII-XIV secolo con un’elegante bifora e con linee che preludono alle cancelle dell’Aquila.
A sud del paese, su un colle detto collardoso” e lungo l’itinerario del Regio tratturo a qualche centinaio di metri dall’antica città romana di “Aveia”, ci sono delle cave di pietra bianca che, molto pregiata per la sua composizione chimica e per l’aspetto candido e gentile, accomuna una buona resistenza meccanica ed una facilità e docilità di lavorazione. Ricca di conchiglie fossili, venne usata nella costruzione dell’Aquila e dei suoi maggiori monumenti artistici, oltre che nell’architettura civile dei paesi limitrofi. Alle cave era legata anche l’attività dei maestri scalpellini del Poggio molto fiorente nel passato.


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