Preferire Bruxelles, le Istituzioni attente solo a loro stesse

Istituzioni indegne e cittadini assenti

07 Dicembre 2010   15:41  

Vittime prima che della furia della natura, della illegalità.

Lo si è detto e ripetuto nel corso di questi lunghi venti mesi, in cui una intera comunità non ha mai smesso di chiedere giustizia per i propri cari.

E lo ha ribadito anche Don Luigi Ciotti, ieri a L'Aquila per l'anniversario del terremoto.

Il fondatore di Libera, l'associazione impegnata da ormai quindici anni nella lotta alle mafie, è tornato per partecipare alla fiaccolata che il sei di ogni mese ricorda le vittime del sei aprile 2009, non prima di aver incontrato gli studenti in un istituto superiore, come ama fare, e la comunità di un paese dell'aquilano distrutto dal terremoto, Tempera, che lui, don Ciotti, come troppi nostri colleghi ben più autorevoli, pronuncia come la tecnica pittorica, con l'accento sulla prima vocale. Ma la grandezza dell'uomo, ci spinge ad assolverlo.

La storia che volevamo raccontare, in ogni caso, è un'altra.

Per farlo partiamo da molto lontano, geograficamente ma non solo. Dall'Argentina di un trentennio fa, quando la giunta militare al potere arrestava i dissidenti relegandoli alla prigionia illegale in centri clandestini.

Nell'aprile del 1977 poco più di una decine di donne coraggiose, alle quali erano scomparsi i propri figli, decisero di riunirsi in piazza, nella piazza di Buenos Aires, Plaza de Mayo, davanti il palazzo presidenziale.

Da allora, nonostante con il passare dei giorni, dei mesi e degli anni nessuno gli ha restituito i propri figli né fatto ottenere giustizia, le madri di Plaza de Mayo ancora oggi ogni giovedì pomeriggio si ritrovano in piazza.

Più di una volta, magari con una torcia in mano in ricordo del nipote e dei tanti altri che hanno lasciato la propria vita sotto le macerie, Antonietta Centofanti, del Comitato dei familiari delle vittime della Casa dello studente, ha evocato il coraggio e la perseveranza delle madri argentine. Virtù che non mancano a lei come a molti altri aquilani che hanno perso i propri cari con il terremoto.

Desiderio di giustizia

Ieri, come ormai da venti mesi, le madri, le zie, gli amici delle vittime del sisma erano lì, a ricordare i propri cari. Ma con loro, non c'erano gli aquilani, non c'erano le istituzioni. In pochi, sempre di meno, hanno sfilato mestamente lungo via XX Settembre per raggiungere la Casa dello studente. E poi indietro, per tornare verso la Villa Comunale e salire in piazza Duomo. Quelle sporadiche persone che si incontrano in un gelido pomeriggio d'inverno, dopo il calar del sole, nella desolazione del centro storico dell'Aquila, più che indifferenti al passaggio della fiaccolata sembravano quasi stupite dalla sua presenza.

Dove sono le istituzioni?

Ieri sera, mentre in redazione preparavamo il lungo speciale sulla fiaccolata in commemorazione delle vittime del 6 aprile (celebrata ogni mese) ci giungono nella casella email le foto ed i video dell'inaugurazione della nuova sede dell'AER di Bruxelles, ora che cos'è l'AER non interessa ai più, un organo inutile che svolge un ruolo ancora più inutile, quello che, però focalizza la rabbia (vera e propria inc.....) è che tutti i rappresentanti abruzzesi erano lì, a fare vetrina, pagati dalla Regione (cioè da noi) e nessuno ha potuto presenziare alla fiaccolata, neanche un "peones" gergo tecnico per definire un rappresentante del popolo che non "conta e non accusa".

6 Aprile Lutto cittadino e 6 di ogni mese minuto di commemorazione.

Non ci pare, quindi, assurdo "costringere" le Istituzioni a istituire il 6 aprile giornata di lutto cittadino, non ci sembra assurdo dedicare il 6 di ogni mese un minuto per ricordare le vittime dell'incuria e dell'approssimazione, oltre che della furia della natura.

Nessuno dovrà più rimanere solo, tantomeno chi ha già sofferto e continua a soffrire le vere piaghe del terremoto aquilano.

Un'ultima perla aquilana

Questa mattina abbiamo incontrato molti rappresentanti anche illustri, per tutti il problema era l'invito, la domanda tipo era: "ma ce lo hanno mandato l'invito"? Perchè si ha bisogno dell'invito per commemorare i propri morti?


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