Prefetto L'Aquila querela il periodico ''Left''

20 Aprile 2010   11:10  

Una denuncia alla Procura della Repubblica dell'Aquila nei confronti del periodico 'Left' sara' presentata nei prossimi giorni dal Prefetto dell'Aquila, Franco Gabrielli, per un articolo pubblicato sull'ultimo numero del giornale dal titolo: 'Un Prefetto successore', sottotitolato 'Biografia non autorizzata di Franco Gabrielli, il poliziotto che succedera' a Bertolaso come capo della protezione civile'. Per il rappresentante del Governo dell'Aquila l'articolo sarebbe il concentrato di "sommatorie, falsita', non conoscenza della legge, di preconcetti", volto a sostenere in termini diffamatori che il Prefetto avrebbe sottaciuto per conseguire un vantaggio di carriera, di succedere a Guido Bertolaso. Nella denuncia, ha detto Gabrielli, "prendiamo in esame tutte queste falsita', marchiane ignoranze della legge". Il prefetto prende in esame un passo dell'articolo secondo cui non avrebbe vigilato sull'operato del commissario Bertolaso e che sarebbe stato dimezzato dalle funzioni dalla Dicomac: "Dal 1992 la legge 225 non riferisce al Prefetto nessun compito nella gestione delle emergenze - ha detto Gabrielli - se non nella fase immediatamente precedente alla nomina del Commissario. Dal primo maggio il Prefetto e' stato vicecommissario vicario - ha proseguito Gabrielli - e ha svolto un ruolo molto piu' pregnante di quanto la legge riferisca al soggetto Prefetto". Grabielli ha indicato un passaggio in cui il gran da fare da parte delle forze dell'ordine non sarebbe andato di pari passo con il lavoro del Prefetto: "Tutti gli atti che sono stati compiuti dalle forze di polizia nei confronti dei cantieri del progetto Case- ha detto ancora Franco Gabrielli - sono stati fatti su decreti del Prefetto dell'Aquila, e sull'ordinanza di protezione civile che in qualche modo ha reso non perserguibili le ditte subappaltatrici che non avevano ottenuto la preventiva autorizzazione. Ne sarebbe disceso un allentamento dei controlli ma e' falso. Da quella data al contrario si sono avuti il maggior numero dei controlli, nell'articolo - ha proseguito il Prefetto dell'Aquila - si dice pure che io non avrei sfruttato i poteri eccezionali inseriti nel Decreto Abruzzo". E ha aggiunto: "Anche qui tutto cio' non e' vero, il Decreto Abruzzo non conferisce particolari poteri al Prefetto; le certificazioni antimafia vengono prodotte dai Prefetti che si trovano nelle sedi legali delle societa' che partecipano agli appalti. I poteri particolarmente invasivi realizzati sono il frutto delle cosiddette linee guida pubblicate in Gazzetta ufficiale l'8 luglio, frutto dell'interlocuzione tra il Prefetto e il Comitato per l'alta sorveglianza alle grandi opere. Il Prefetto e' andato oltre ed e' riuscito a ottenere che nelle linee guida in cui sono stati stipulati i contratti con le ditte che hanno vinto gli appalti, fosse contenuto l'obbligo del codice identificativo del provvedimento per la tracciabilita' dei flussi del denaro". L'articolo si conclude con una sentenza del giovane Lolli. "Io dico al giovane Lolli - ha concluso il Prefetto dell'Aquila - che da figlio di operai ho sempre diffidato di due categorie di persone: quelle che parlano per slogan e quelle che fanno i rivoluzionari avendo le spalle coperte".

PREFETTO L'AQUILA, LE CARRIOLE NON LE HO SEQUESTRATE IO
 "Vorrei precisare che le carriole non le ha sequestrate il prefetto ma e' stato un provvedimento di polizia giudiziaria, il prefetto ha solo dato indicazioni che la manifestazione non si poteva svolgere per disposizioni di Legge e questo e' stato detto per tempo per far capire che fare l'iniziativa non avrebbe spostato nulla ma era soltanto una sorta di rispetto di un principio che in questo Paese e' sempre valso dai tempi di Peppone e don Camillo che il silenzio elettorale va rispettato". Lo ha detto stamane il Prefetto dell'Aquila, Franco Gabrielli a margine di un incontro avuto con i giornalisti in cui ha annunciato l'intenzione di denunciare alla magistratura aquilana gli estensori di un articolo apparso sul periodico "Left" a suo dire diffamatorio. "Giocare dietro l'equivoco che quella non era una manifestazione elettorale e' un esercizio abbastanza sterile - ha proseguito Gabrielli - e infine non mi pento assolutamente e lo ribadisco che chi dileggia un'assemblea elettiva e le piu' alte cariche dello Stato in un'assemblea convocata per commemorare delle persone morte, e' un cialtrone".


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