Premio Falcomatà, vince la pescarese Vittoria De Lutiis

02 Agosto 2012   16:47  

Vittoria De Lutiis era evidentemente emozionata mentre leggeva, con difficoltà, il suo racconto, ma anche questo fa parte di un premio, quello dedicato a Italo Falcomatà che ha deciso di dare grande importanza ai giovani.

Attraverso Repubblic@ Scuola la studentessa pescarese ha fatto conoscere i suoi racconti ed è poi andata a vincere il primo premio a Reggio Calabria.

Ecco il suo racconto:

Tranquillo stia seduto, resto in piedi

La bambina che voleva scrivere. La cosa è nata così, banalmente, con i meravigliosi e terribili temi di scuola elementare, che a rileggerli ora pare ti stiano chiedendo esplicitamente di essere riscritti, corretti, ampliati, anche se sono di una puerilità beata e cristallina, quasi eterna. La bambina che voleva scrivere era spigliata, un anatroccolo che non sapeva legarsi bene i capelli e che sentiva dire: ‘Guarda, mi fa morire la figlia di…!, sembra un’attrice.’ E scriveva - scriveva, forse stupidaggini, inventando storie, costruendo palazzi di parole sbilenche e già allora agrodolci. Poi, pochi anni dopo, l’incontro approfondito con gli scogli, un padre dalle braccia enormi e la scrittura antica, qualche parola scritta da entrambi e trascinata dal vento, che con quelle tamerici in corsivo ci imboccava i gabbiani (o piccioni? Non l’ho mai capito).
La bambina che voleva scrivere, che alle medie si sentiva in colpa perché non sapeva difendere le poesie dei grandi autori dalle battute innocenti dei compagni di classe, anche se sentiva che avrebbe dovuto; alle superiori prende un brutto quaderno, si sforza di innamorarsi, o forse lo fa per davvero, e comincia. Cinque diari dopo, si arrende, sa di non poter dire allo stivaletto che ‘vuole fare la scrittrice - nemmeno- la ‘poetessa’, ma nel frattempo continua. Ha pensato qualche follia di troppo e ha convinto i genitori che riuscirebbe a fare solo Filosofia all’università. Ha già sentito mille e mille risate, o sguardi sconvolti, o frasi come: ‘Che spreco, devi fare medicina.’ Che ci può fare? Lei a stento si sente fatta per la vita, e per il futuro spera di essere più magra e più felice, quando ci crede.
Spera soprattutto di essere pubblicata ma ne ha paura, al contempo. Letta. Indagata. Incompresa? E in parallelo, spera di imparare a vivere e ad essere concreta; usando quella parte di lei che ferma e attorcigliata non lo è mai stata. Giornalismo, perlopiù. Politica no, per carità, già non riesce ad alzarsi dalla poltrona che ha in camera, non gliene serve un’altra. Pensa di sapersi adattare ad ogni cosa: continuano a dirci che ci vuole mentalità, flessibilità, ma anche conoscenze specifiche. E lei viaggia, senza benzina né patente, e immagina, ma non ne scrive mai, perché il futuro ce lo fanno odiare - dice - e i momenti in cui è bello fare progetti li tiene per sé, come dei tesori, senza macchie, tuniche bianche battesimali.
Un po’ stancamente, la bambina che voleva scrivere cerca posto a sedere; pare che non rientri nel budget, e a volte le sembra giusto. A volte le fanno male i piedi.
Forse vuole solo meno tempo per stare a pensare.

Qui invece tutti i suoi articoli pubblicati nella sezione Scuola di Repubblica.it


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