È ripreso oggi, dopo i rinvii di marzo e luglio, dovuti all'emergenza Coronavirus, il duplice procedimento in corso davanti al gup del Tribunale di Pescara, sul disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che provocò 29 morti, e sul presunto depistaggio dell'inchiesta.
Per consentire lo svolgimento dell'udienza nel rispetto delle normative anti-Covid sono utilizzate cinque aule simultaneamente, con quella principale, nella quale trovano posto il giudice, la pubblica accusa e gli imputati con i loro difensori, collegata attraverso un sistema audio-video alle altre quattro. Le parti che intendono intervenire e che si trovano in aule diverse dalle principali devono alzare la mano e prenotarsi, per poi prendere la parola all'interno dell'aula principale.
Legale vittime, forse Pescara non compatibile Reboa: processo in 5 aule è esperimento fallito, Gup martire
"C'era la possibilità di tenere il processo in un palasport, nel cortile del tribunale o in questa situazione. Occorre prendere atto che la scelta fatta rappresenta un esperimento fallito e non conforme a quanto disposto dal codice di procedura penale. Bisogna iniziare a ragionare sulla possibilità Pescara non sia compatibile con questo processo". Così l'avvocato Romolo Reboa, che assiste i familiari di alcune vittime del disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), costituitesi parti civili nel procedimento in corso davanti al Gup del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, in merito alla decisione di tenere l'udienza in cinque aule distinte, contemporaneamente e in collegamento audio-video tra loro. Scelta dettata dalla necessità di rispettare il distanziamento sociale, alla luce dell'emergenza Covid, in un processo con oltre 250 persone, tra imputati, responsabili civili, parti civili e loro avvocati.
"Io in questo momento, se devo interloquire con uno dei miei assistiti, devo alzarmi e andare in un'altra aula per cercarlo, perdendo la possibilità di seguire il processo - ha proseguito Reboa - oppure se il mio assistito volesse parlare con me non potrebbe farlo, così come non è possibile concordare strategie di difesa con altri avvocati che si trovano altrove".
Gup Pescara, riuniti i due procedimenti Tutti i responsabili civili escono da processo
Sono stati ufficialmente riuniti i due procedimenti sul disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che provocò 29 morti, e sul presunto depistaggio dell'inchiesta. Lo ha deciso il gup del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, pochi minuti fa, durante la ripresa pomeridiana dell'udienza.
Lo stesso Sarandrea ha accolto tutte le richieste di esclusione dal procedimento avanzate dai legali dei cinque responsabili civili Presidenza del Consiglio dei Ministri, ministero dell'Interno, Regione Abruzzo, Provincia di Pescara e Comune di Farindola, enti che erano chiamati a rispondere per eventuali risarcimenti di natura civile. La decisione è legata alla mancata partecipazione delle parti agli accertamenti tecnici irripetibili effettuati nel corso dell'inchiesta madre.
Rigettata richiesta nullità atti processo Gup deciderà in prossima udienza su sequestro conservativo beni
Si è conclusa poco fa, dopo la riunione dei due procedimenti, l'udienza preliminare in corso nel tribunale di Pescara sul disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) e sul presunto depistaggio dell'inchiesta.
In chiusura di udienza l'avvocato Romolo Reboa, che assiste alcuni familiari delle vittime, ha chiesto la nullità degli atti processuali, sostenendo che l'organizzazione messa in atto dal tribunale per garantire il distanziamento sociale, con un'aula principale collegata attraverso un sistema audio e video ad altre quattro periferiche, senza la possibilità di interloquire direttamente ma dovendosi spostare fisicamente nell'aula principale, avrebbe "violato il diritto di difesa, dando vita ad un vero processo in un'aula e a processi di serie b nelle altre".
Il gup Gianluca Sarandrea, dopo che i pm Andrea Papalia e Anna Benigni si sono opposti alla richiesta, ha rigettato, ritenendo che "la possibilità di esercitare il diritto di difesa, nonostante i disagi legati all'emergenza Covid, sia stato pienamente garantito".
Nel corso dell'udienza è stata inoltre affrontata la questione delle istanze di sequestro conservativo dei beni a carico degli imputati, avanzate dalle parti civili, in merito alle quali il giudice si è riservato di decidere in occasione della prossima udienza, che è stata fissata per il 2 ottobre prossimo.