Processione del Venerdì Santo: in migliaia nel centro di Chieti per un rito che non tramonta mai

Tipico corteo degli incappucciati e note del "Miserere"

18 Aprile 2014   23:03  

Solito successo di scenografia e di pubblico per la consueta Processione del Cenerdì Santo di Chieti, probabilmente la più suggestiva d'Abruzzo ed una delle più caratteristiche dell'Italia intera.

Una manifestazione pregna di religiosità e cultura, e quindi capace di calamitare come poche altre l'interesse e l'apprezzamento di chiunque, credente e non, con i suoi canti, i suoi suoni e soprattutto con le sue maschere, in grado di trasmettere un'atmosfera di assoluta solennità al centro storico del capoluogo teatino, come ogni anno listato a lutto per l'occasione.

Secondo alcuni, è addirittura la processione più antica d'Italia, in quanto la prima risalirebbe all'842 d. C., quando si concluse la costruzione della prima Cattedrale. Ovvio, dunque, che per i teatini rappresenti uno dei principali eventi dell'anno, se non il più atteso in assoluto.

Attaccamento dimostrato, del resto, dalla tradizione di tramandarsi, di padre in figlio, l'appartenza ad una delle confraternite e quindi la partecipazione alla processione.

Il corteo, animato dalle varie confraternite cittadine, è partito poco prima delle 20 dalla cattedrale di San Giustino, percorrendo le varie stazioni della Via Crucis attraversando le principali vie del centro storico teatino tra due ali di folla, giunta come sempre numerosa anche da fuori città.

Migliaia di persone che non hanno voluto rinunciare a vedere sfilare uno dopo l'altro i vari simboli della Passione (l'Addolorata, il Cristo morto, l'Angelo alato, le Lance, la Colonna, il Sasso, il Volto Santo, la Scala e la Croce), e soprattutto, gli "incappucciati", membri dell'Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, forse la componente più suggestiva tra tutte, con le loro tuniche nere, le mozzette gialle ed il cappuccio nero.

Immancabili le preghiere ad ogni stazione e, naturalmente, il solenne "Miserere", composto nel lontano 1740 dal maestro teatino Saverio Selecchy, eppure ancora incredibilmente capace di suscitare un indiscutibile fascino.

In chiusura della processione, vari componenti della Curia, tra cui l'arcivescovo Bruno Forte, e le principali autorità cittadine, con in testa il sindaco Umberto Di Primio ed il prefetto Fulvio Rocco De Marinis, oltre all'assessore regionale Mauro Febbo. Appuntamento, ora, al prossimo anno, per un evento che sembra non pedrere mai il proprio fascino.

Lorenzo Ciccarelli


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