Processo Ciclone: così parlò Cantagallo...

07 Dicembre 2011   14:06  

Un vero e proprio colpo di scena questa mattina al termine dell'udienza del processo Ciclone al tribunale di Pescara. L'ex sindaco di Montesilvano Enzo Cantagallo prende la parola e sotto forma di dichiarazioni spontanee racconta al presidente del collegio giudicante, Carmelo De Santis, le sue verità.

Ciò che  aleggiava da tempo su questo processo sotto forma, sostanzialmente, di un pettegolezzo, fa da oggi parte degli atti processuali e questo subito dopo l'annuncio di una nuova inchiesta per falsa testimonianza a carico dell'ex assessore Di Febo, già imputato, ed il braccio destro dell'imprenditore Bruno Chiulli. Dopo aver ascoltato il secondo testimone in scaletta, il geometra Mirko Parlione, e poco prima di dare la parola all'ispettore della squadra mobile Pavone, intorno alle 12.30 l'ex sindaco ha chiesto dunque il permesso di rilasciare delle dichiarazioni spontanee.

Dichiarazioni che si sarebbero rese necessarie dopo che l'udienza scorsa un teste, sempre della Polizia, aveva parlato di una millantata relazione extraconiugale tra Cantagallo e l'allora comandante della Polizia Municipale di Montesilvano, moglie dell'allora capo della squadra mobile, per screditare l'operato degli inquirenti. Cantagallo oggi ha raccontato la sua versione dei fatti ribadendo, secondo lui, che quella relazione ci sarebbe stata, riferendo, a tal proposito date precise e circostanze definite, ma andando anche oltre. Ha parlato di un'intercettazione del 17 giugno del 2006 tra lui e l'ex comandante che avrebbe in qualche modo potuto scagionarlo, ma il cui audio pare sia misteriosamente scomparso dalla traccia del computer.

Ha parlato anche di un colloquio tra  l'avvocato di Pentima, anch'egli imputato, ed un ispettore di Polizia, nel quale quest'ultimo avrebbe candidamente ammesso che il nervo scoperto di questo processo é proprio il particolare di questa relazione ed ha anche riferito che nel 2004 avrebbe ricevuto pressioni dall'allora capo della Mobile per far nominare sua moglie alla guida del comando di Polizia Municipale.

Cantagallo, che all'epoca era solo assessore ma che di lì a poco sarebbe diventato sindaco, ha riferito, che non era d'accordo non tanto per la persona quanto per le modalità, ma che a seguito anche di ulteriori pressioni da parte di personaggi della questura e di consiglieri comunali, fu costretto a nominare la donna tra il luglio ed il settembre del 2004.

La relazione sarebbe nata, poi, nell'ottobre di quell'anno e - fu per me un grande errore del quale ne sto paaùgando ancora le conseguenze - ha riferito Cantagallo il quale ha parlato anche di regali di un certo valore, in particolare due orologi di marche prestigiosissime. Alla luce di queste indiscrezioni, va detto, c'é anche una lettera che l'allora capo della Mobile inviò in Procura per chiedere di essere astenuto dalle indagini, a testimonianza della sua assoluta trasparenza , ma Cantagallo l'ha citata per riferire un passaggio nel quale l'investigatore parlava di suoi vaneggiamenti circa una presunta relazione con la moglie.

Cantagallo ha riferito di averne parlato anche con l'allora prefetto e l'allora questore, questo nel settembre del 2006, ma qualche mese dopo, nel novembre, scattò comunque l'arresto. A conclusione della sua deposizione il Pm Varone ha poi preso la parola specificando che l'allusione di Cantagallo circa la presunta sparizione dell'audio dall'intercettazione della telefonata tra lui e il comandante della Polizia Municipale non può avere riscontri in quanto tecnicamente nessun componente della Pg può intervenire sul server della Procura per alterare la qualità delle intercettazioni. Il processo prosegue anche nel pomeriggio con il controesame dell'ispettore Pavone.


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