Processo D'Alfonso: "Nessuna pressione per gli appalti"

05 Dicembre 2011   14:00  

 Al centro dell'udienza odierna del Processo Housework al tribunale di Pescara il meccanismo degli appalti per i cimiteri. Secondo l'accusa sostenuta dal Pm Varone, l'ex sindaco D'Alfonso e gli imprenditori Massimo e Angelo De Cesaris avrebbero messo in piedi un accordo criminoso per la gestione.

Lente d'ingrandimento, in particolare, puntata sul project financing sulla cui stesura l'amministrazione comunale si affidò alla consulenza di Marco Mariani e di Francesco Ferragina. Consulenze d'oro, secondo l'accusa, consulenze fondamentali, secondo invece alcuni testimoni. Tra questi Floriana D'Intino, dal 2006 in pensione, all'epoca dei fatti dirigente, la quale ha dichiarato che l'ufficio che presiedeva non era in grado di affrontare secondo i tempi richiesti la procedura del project financing da 18 milioni: "Avremmo dovuto studiare e prepararci almeno per un paio d'anni - ha dichiarato la D'Intino - grazie, invece, alla consulenza dello studio Mariani l'iter é stato molto più fluido." Sulla stessa lunghezza d'onda la deposizione di un'altra dirigente comunale Luciana Di Nino, fino al 2006 responsabile del Servizio gare nel Settore appalti e patrimonio del Comune. La Di Nino ha confermato l'impossibilità per l'ufficio di procedere a un appalto di finanza a progetto senza l'ausilio di una consulenza specifica: "Non avevamo la preparazione giuridica, economica e finanziaria." Resta il nodo sulle consulenze d'oro, il Pm Varone ha snocciolato un pò di cifre, parlando di un compenso di 235 mila euro, su questo la D'Intino ha riferito di non sapere cos'altro prevedeva la delibera di consulenza.  Sia la D'Intino che la Di Nino hanno, poi, riferito di non aver mai ricevuto pressioni di alcuna natura.


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