Cinquanta associazioni, Regione Abruzzo e Comune chiedono costituzione di parte civile per l’uccisione dell’orsa Amarena, rinvio al 18 luglio per decisione.
Il Tribunale di Avezzano ha registrato oggi una mobilitazione senza precedenti: 50 associazioni animaliste hanno presentato istanza per costituirsi parte civile nell’udienza pre‑dibattimentale relativa all’uccisione dell’orsa Amarena, avvenuta nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Contestualmente alla richiesta, la Regione Abruzzo e il Comune di Villalago si sono anch’essi uniti all’iniziativa.
L'episodio risale alla notte del 31 agosto 2023, quando il 57enne Andrea Leombruni ha sparato all’orsa, simbolo della biodiversità locale, nei pressi di San Benedetto dei Marsi. La perizia balistica ha confermato l’intento volontario del colpo, escludendo l’ipotesi accidentale. Leombruni, dopo una precedente udienza a dicembre respinta per contestazioni procedurali, torna oggi davanti al magistrato per chiarimenti sulle competenze giudiziarie.
Il giudice si è riservato decisioni sulle eccezioni preliminari e sulle istanze di costituzione: le parti decideranno il destino del processo il 18 luglio.
Le sigle promotrici – tra cui LNDC Animal Protection, WWF, Animalisti Italiani, OIPA, LAV e Appennino Ecosistema – hanno manifestato davanti al tribunale con un sit-in, sostenendo la richiesta di giustizia nei confronti di chi, a loro avviso, ha compiuto un “atto gravissimo” contro una specie protetta. Michele Pezone di LNDC ha sottolineato come “la cultura ostile verso la fauna selvatica” debba essere contrastata con un pronunciamento severo.
Appennino Ecosistema, parte della Global Alliance for the Rights of Nature, ha avviato anche una richiesta di applicazione di reati ambientali più gravi quali l’inquinamento ambientale, oltre alla violazione delle norme a tutela di fauna selvatica protetta.
La drammaticità del caso è acuita dal fatto che Amarena era una delle poche femmine di orso bruno marsicano in età fertile: la sua uccisione ha lasciato due cuccioli orfani, colpendo il patrimonio naturale nazionale nel profondo.
Le accuse rivolte a Leombruni includono uccisione di animale aggravata dalla crudeltà e possibili reati legati ad esplosioni pericolose, vista la modalità del gesto.
Attualmente, la decisione sul prosieguo o meno del processo sarà presa il 18 luglio, quando si saprà se il giudice accetterà le istanze delle associazioni, della Regione e del Comune