Progetto Case: i giovani vivono e qualcuno li vorrebbe ciechi, muti...forse inesistenti

La pattuglia della polizia è intervenuta ieri sera, poco prima delle 23, nell'area antistante il campo da basket del progetto case di Sant'Antonio. Ad accogliere la macchina un gruppo nutritissimo di giovani che sembrano contenti dell'intervento. La questione da risolvere era l'insofferenza di un'abitante di Sant'Antonio nei confronti dei ragazzi. Contro di loro l'accusa di essere rumorosi, a volte maleducati.

Di fatto a Sant'Antonio si è sviluppato una interessante dimensione sociale post sismica. Si sono incontrati giovani di diversa estrazione sociale, età eterogenea e differenti provenienze, abitanti del centro, della periferia, dei paesi, tutti insieme per continuare ad essere giovani, a crescere nonostante il trauma di quel terremoto che ha strappato alla vita molti dei loro coetanei.

Cosa fanno la sera d'estate quei giovani?
Scelgono di non andare in un centro commerciale, scelgono di non andare ad ubriacarsi, scelgono di non isolarsi, scelgono di non chiudersi nella solitudine di una serata davanti al computer alla tv o alla playstation.

Fanno invece quello che, chi era ragazzo negli anni 60/70/80 faceva regolarmente: scendono in strada, si siedono sui marciapiedi, si appoggiano ai lampioni, si mettono cavalcioni alle staccionate, chiacchierano, scherzano, godono il fresco delle serate aquilane e sperimentano la complessità e il fascino della relazioni sociali. Scoprono l'amicizia, l'amore, le gioie e le delusioni che questi sentimenti straordinari portano con sé.

Scelgono di essere giovani, a volte a toni alti, con risate acute, qualche grida, a volte con rumore, con motorini rombanti, ma sempre in toni civili e in orari in cui non creando disagi. 

Tra i tanti che si riuniscono, qualcuno sì, pecca in educazione. Qualche volta volano sgraditissime bestemmie, francamente insopportabili. Questi forse andrebbero educati. Si tratta però di casi singoli.
Tutti gli altri ragazzi vivono.

Ieri sera una signora, abitante di Sant'Antonio, ha pensato di chiamare la polizia che giunta sul posto con una pattuglia ha ascoltato i ragazzi e gli adulti, cercando di portare la pace. I ragazzi hanno accolto benissimo la polizia spiegando che qualcuno ce l'ha con loro, ma loro dove possono andare? Si sente, nel nostro video, un ragazzo che dice chiaramente “Andiamo a Leclerc?”

Uno scontro a voce alta tra una madre e un'altra donna (quella che presumibilmente ha chiamato la volante) alza la tensione. Da una parte la mamma “sono terremotati, non sanno dove andare, che male fanno? Stanno sotto casa, giocano, a chi danno fastidio?”

L'alterco rientra presto, grazie all'assoluta calma e cordialità mostrata dai ragazzi e dalla polizia.

Qualche ragazzo si lamenta: “Ci dicono di rimanere nella zona del campetto, ma lì è tutto buio, stiamo qui dove c'è luce”.
Qui sarebbe una strada chiusa, bel illuminata dove i ragazzi sono al sicuro e ben visibili, e tra i ragazzi ci sono anche bambini, fratelli di ragazzi più grandi, tutti insieme senza problemi.

La polizia li ha ascoltati, li ha consigliati, è passata anche qualche mamma e tutti insieme hanno fatto da educatori “Siate educati” è l'unica vera raccomandazione che gli hanno fatto.

Dopo una ventina di minuti la polizia ha lasciato Sant'Antonio e i ragazzi si sono allontanati recandosi tutti o quasi al buio del campetto.

A proposito: ma perché quel campetto deve essere al buio? I lampioni ci sono, ma spenti. (Nella foto sottostante il buio, così come è nell'area del campetto)

In fondo l'intervento della polizia, mirabile per la pacatezza, è servito solo a non far alzare i toni. I ragazzi da parte loro hanno mostrato, educazione e tranquillità.

E a mezzanotte erano già quasi tutti a casa. Ad andare a dormire inviperita sarà stata solo qualche donna che non ricorda la sua gioventù e che forse prima del sisma viveva dove i giovani non c'erano.

Ora ci sono, vivi e vitali.....e meno male!

(B.B.)