Provincia di Pescara, domenica incontro per parlare della Repubblica e Carta Costituzionale

05 Febbraio 2015   15:18  

 Domenica 8 febbraio, alle ore 17.30 nella sala "La Figlia di Jorio" della Provincia di Pescara, promosso dal presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, si terra' un altro appuntamento pubblico delle iniziative non a caso definite "La Provincia per...".

Dopo "La Provincia per la Memoria" (incontro dedicato alla tragedia della Shoah), sara' la volta di "La Provincia per la Repubblica", riflessione pubblica destinata a ricordare un anniversario e a dibattere un tema che sono fondamentali per la pratica della democrazia nel nostro Paese. Intitolato "Alle origini della democrazia in Italia: la Repubblica Romana del 1849 e la sua Costituzione", l'evento si soffermera' sull'anniversario della proclamazione (il 9 febbraio 1849) della Repubblica Romana.

Ne dibatteranno il presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco; Luciano D'Alfonso, presidente della Regione Abruzzo; Pasquale Miniero, presidente dell'Associazione Mazziniana Italiana, Sezione di Pescara; Loris Di Giovanni, responsabile provinciale Cultura Unpli di Pescara; Enzo Fimiani, direttore della Biblioteca Provinciale di Pescara.

L'esperienza della Repubblica Romana e della Carta costituzionale allora approvata duro' pochi mesi, ma segno' uno dei piu' straordinari momenti politici e civili della storia contemporanea italiana prima della Costituzione repubblicana del 1947-48. Pur effimero nella durata, destinato a morire in culla per l'evidente carattere "pericoloso", anticipatore di molte delle istanze piu' moderne della civilta' giuridica e istituzionale poi maturate assai piu' avanti nel tempo, l'esperimento anche costituzionale della Repubblica Romana, con i suoi tentativi di trasportare tra le norme fondamentali alcuni dei principali ideali del mazzinianesimo piu' coerente, avrebbe comunque assunto il significato di esempio e modello per quanti, di li' in avanti, agognassero una piu' democratica via di sviluppo per l'Italia in via di unificazione e indipendenza, e poi unita dal 1861 in poi nel nuovo Regno di matrice sabauda.

Pur essendo una scarna enunciazione di principi e intenti piu' che una Costituzione strutturata, la Carta del 1849 proponeva un sistema basato sulla sovranita' popolare e su avanzati modelli democratici di convivenza civile (con i suoi richiami per esempio all'eguaglianza, principio poi trasfuso nel futuro terzo articolo della nostra attuale Costituzione democratica e repubblicana). Per di piu', essa intendeva promuovere un profondo mutamento di assetti della societa' in senso moderno, delineando tra l'altro un possibile, proficuo sbocco dei rapporti tra Stato e Chiesa, questione che avrebbe segnato molta della storia otto-novecentesca italiana.

Di certo, pero', quale eredita' di quell'esperienza rimaneva pure la mancata partecipazione dei cattolici, causata dall'impossibilita' o dall'incapacita' di coinvolgerli nel processo costituente e politico: anche una tale antinomia tra cattolici e laici avrebbe pesato, e parecchio, sulla storia d'Italia successiva. Questioni importanti, come si vede, sulle quali vale la pena dibattere a distanza di oltre un secolo e mezzo, visto anche che la carta costituzionale dell'Italia di oggi deve larga parte del proprio impianto ideale a quell'esperimento romano. 


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