Rassegna Strade: "Due passi sono" al Teatro Nobel Per la pace

Spettacolo vincitore del premio Scenario per Ustica 2011

24 Febbraio 2012   18:06  

Domenica 26 febbraio  alle ore 18:00 al Teatro Nobel per la Pace di San Demetrio andrà in scena "Due passi sono" per la rassegna "Strade".

Lo spettacolo presenta due piccoli esseri umani, goffi e teneri, coraggiosi e combattivi, impegnati nella difficile battaglia dell'esistenza. La motivazione con cui è stato assegnato il premio Scenario Ustica dalla giuria presieduta da Isabella Ragonese descrive molto chiaramente lo spettacolo: «Laddove la quotidianità ha preso le sembianze della patologia, due piccoli giganti combattono una dolce e buffa battaglia per imparare a non fuggire dalla vita, usando le armi della poesia e dell'autoironia. Ma la struggente consapevolezza del limite, anziché spegnere desideri e speranze, diventa per loro il grimaldello con cui forzare la porta del futuro. Libertà è uscire dalla gabbia dorata di bugie protettive che impediscono di spiccare il volo a un'intera generazione.

Due passi sono per varcare quella soglia: si chiamano amore e dignità, guadagnati sul campo da un Romeo e Giulietta in miniatura, che non hanno paura di dormire per finta e sognare per davvero quella vita a lieto fine di chi, suo malgrado, ha assaggiato la morte». "Due passi sono" è stato accolto con grande calore sia dal pubblico sia dalla critica, a Milano come a Reggio Calabria, che ne apprezzano l'originalità dell'ispirazione, la freschezza teatrale, l'ironia impegnata, la descrizione paradossale e sentita di una generazione problematica. Approda ora a San Demetrio, nell'ambito della rassegna teatrale STRADE, curata da Giancarlo Gentilucci; rassegna che offre un ventaglio di proposte al di fuori degli schemi, e esemplificative di un interessante panorama teatrale nazionale.


Carullo e Minasi descrivono così il loro spettacolo: «Un uomo e una donna dalle fattezze ridotte, si ritrovano sul grande palco dell'esistenza, nascosti nel loro mistero di vita che li riduce in uno spazio stretto, dall'arredamento essenziale, stranamente deforme, come l'immaginario dei bimbi in fase febbricitante. Attraversano le sezioni della loro tenera per quanto altrettanto terribile, goffa e grottesca vita/giornata condivisa. Sembrano chiusi dentro una scatoletta di metallo, asettica e sorda alle bellezze di cui sono potenziali portatori, ma un "balzo" - nonostante le gambe molli - aprirà la custodia del loro carillon. Fuoriescono vivendo il sogno della vera vita, con la grazia e l'incanto di chi ha imparato ad amare la fame, la malattia, dunque i limiti dello stare».

Due piccoli esseri umani, un uomo e una donna dalle fattezze ridotte, si ritrovano sul grande palco dell'esistenza, nascosti nel loro mistero di vita che li riduce dentro uno spazio sempre più stretto dall'arredamento essenziale, stranamente deforme, alla stregua dell'immaginario dei bimbi in fase febbricitante. Attraversano le sezioni della loro tenera per quanto altrettanto terribile, goffa e grottesca vita/giornata condivisa. Sembrano essere chiusi dentro una scatoletta di metallo, asettica e sorda alle bellezze di cui sono potenziali portatori, ma un "balzo" -nonostante le gambe molli- aprirà la custodia del loro carillon. Fuoriescono vivendo il sogno della vera vita da cui non v'è più bisogno di sfuggire, ma solo vivere, con la grazia e l'incanto di chi ha imparato ad amare la fame, la malattia dunque i limiti dello stare. Immagine-cripta sacra, surreale e festosa, quella del loro matrimonio lì dove come in una giostra di suoni, colori e coriandoli, finiranno per scambiarsi meravigliosi propositi di poesia: "...Essi si sarebbero svegliati e si sarebbero affrettati a baciarsi l'un l'altro, affrettandosi ad amare, avendo coscienza che i giorni sono brevi, che era tutto quello che rimaneva loro. Si sarebbero affrettati ad amare per spegnere la grande tristezza che era nei loro cuori(...)" F. Dostoevskij.
Vogliamo, tra le righe della poesia, farci portavoce di una generazione presa dai tarli cui è preclusa la possibilità di realizzare, con onestà e senza compromessi, le proprie ambizioni. Sentiamo pesante l'immortalità della tragica favola di Romeo e Giulietta lì dove nulla di vivo resta se non i vecchi, la cui faida e il cui egoismo, non il caso, hanno ucciso i giovani. Romeo e Giulietta potranno finalmente stare insieme ma solo nella cripta, col loro amore per l'eternità nelle statue d'oro che i carnefici eleveranno a ricordo. Abbiamo voglia di sfidare il mito e celebrare il lieto fine nella vita, o quantomeno nella speranza della stessa, e non nella morte avendo avuto la paradossale e sacrale fortuna di toccarla in vita. Così tra le piccole e grandi, tra le giustificate e ingiustificate, paure di questo percorso di conoscenza chiamato vita, per gioco e incanto, ci si abbandona al sonno vero del sogno lì dove nasce la nuova Bianca vita, progenie che darà
continuità al piccolo amore, sempre custodito in ogni cuore.

Spettacolo vincitore Premio Scenario per Ustica 2011
Motivazione della giuria
Laddove la quotidianità ha preso le sembianze della patologia, due piccoli giganti combattono una dolce e buffa battaglia per imparare a non fuggire dalla vita, usando le armi della poesia e dell'autoironia. Ma la struggente consapevolezza del limite, anziché spegnere desideri e speranze, diventa per loro il grimaldello con cui forzare la porta del futuro. Libertà è uscire dalla gabbia dorata di bugie protettive che impediscono di spiccare il volo a un'intera generazione. Due passi sono per varcare quella soglia: si chiamano amore e dignità, guadagnati sul campo da un Romeo e Giulietta in miniatura, che non hanno paura di dormire per finta e sognare per davvero quella vita a lieto fine di chi, suo malgrado, ha assaggiato la morte.


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