Non è il dato anagrafico a caratterizzare l’appuntamento di "Rifare l'Italia" che fa tappa a L’Aquila, ribadiscono i protagonisti, in una sala dell'Ance affollata di trenta-quarantenni arrivati da tutta la Penisola. Gli stessi che a settembre si sono incontrati a Pesaro e che si rivedranno in una citta del nord, in una del sud e poi organizzeranno una grande convention nazionale a Roma a gennaio.
Vuole essere, come si legge sul sito internet, il luogo d’incontro di una generazione politica che ha scelto di impegnarsi nella costruzione del Partito Democratico, nella convinzione che possa e debba essere la risposta al malessere e al declino di questi anni. Una generazione che ha la consapevolezza di dover fare in pieno la propria parte per risalire la china e vincere la crisi; che ha l’urgenza di coinvolgere intorno ad un nuovo patto di inclusione, protagonismo e cittadinanza tante energie vitali oggi morficate da precariato ed emarginazione. Una generazione che vuole contribuire ad una proposta di governo che torni a dare speranza e apra una nuova fase per l’Italia.
Si tratta, dice il responsabile Economia del Pd Stefano Fassina, di "un gruppo di dirigenti che discute un progetto per il Paese".
A L'Aquila "perché il tema su cui si misura la classe dirigente è la ricostruzione, innanzitutto morale, oltre che economica e sociale. L’Aquila è città simbolo di questa sfida".
La differenza sostanziale dai "renziani"? Nessuna rottamazione della classe dirigenti di cui, in fondo, gli uomini e le donne arrivate oggi in città fanno parte a pieno titolo. "Noi dobbiamo rottamare il paradigma neoliberista. Altrimenti, il giovanilismo è gattopardismo" dicono.
Su una cosa, infine, sono tutti d'accordo: con la fine di Berlusconi non finirà il berlusconismo.
Ai microfoni di Abruzzo24ore.tv Michele Fina, Debora Serracchiani, Paola Concia e Nicola Zingaretti.
di Marco Signori
riprese e montaggio Marialaura Carducci