Riforma Gelmini: il si del Senato, il no dell’Abruzzo

L'impegno delle nuove generazioni

29 Ottobre 2008   18:58  

Con 162 voti a favore, 134 contrari e 3 non espressi il Senato dice si alla riforma Gelmini. Nonostante le proteste, i sit-in, le manifestazioni, le occupazioni e le assemblee, il volere apartitico e trasversale di migliaia di esponenti del mondo della Scuola non ha trovato udienza nelle menti e nei cuori di coloro che dovrebbero rappresentare il popolo italiano. Malgrado le strategie mediatiche volte a ridimensionare gli effetti del decreto ormai divenuto legge, e a squalificare il pacifico ma organizzato dissenso di molti italiani preoccupati per il futuro delle nuove generazioni, l’Abruzzo non si arrende, e continua a manifestare nelle strade, nelle piazze, e negli edifici scolastici, nella speranza che qualcosa, o magari “qualcuno” possa cambiare. A testimonianza dell’impegno e della solidarietà espresse da migliaia di giovani e adulti abruzzesi a sostegno del diritto allo studio e al lavoro, ripercorriamo gli ultimi giorni di quella che promette di essere una delle più grandi mobilitazioni mai viste in Regione come in tutta Italia.

22 ottobre, ore 18.00, L’ Aquila. Per la polizia sono 3 mila, per gli organizzatori molti di più i manifestanti uniti nella protesta contro la riforma Gelmini. Organizzata dall’Unione degli universitari la manifestazione inizia con un sit-in davanti la prefettura, in occasione del quale quattro studenti chiedono di incontrare il prefetto al fine di discutere i documenti formalizzati in sede di assemblea nei giorni precedenti. Nonostante l’incontro non abbia luogo, il corteo si muove entusiasta attraverso tutto il centro storico recitando slogan come “Gelmini, Tremonti, fate bene i vostri conti”. L’aria è distesa, le coscienze vigili. “ La protesta non è politica, siamo qui soltanto per difendere i nostri diritti, il nostro avvenire” sono le parole di una studentessa universitaria prossima alla laurea, che manifesta per quanti si ritroveranno “a pagare tasse da urlo per via dei tagli ai fondi pubblici destinati alle Università”. Intanto a Chieti, la piazzetta del campus viene riempita dagli studenti dell’Associazione 360 gradi, per la discussione e la diffusione di un documento che anticipa le iniziative di mobilitazione previste per lo sciopero nazionale del 30 ottobre. Oggi.

23 ottobre. Pescara. Il Coordinamento dei genitori delle scuole primarie invade la sala consiliare del Comune: docenti, personale ausiliario di scuole elementari, medie e superiori, Presidi, studenti e sindacati, chiedono a gran voce la convocazione di un Consiglio Comunale straordinario al fine di discutere una serie di iniziative a difesa dell’istruzione pubblica nella Provincia.

24 ottobre. Lanciano. La protesta si scalda e le scuole cominciano a reagire al silenzio, e all’indifferenza mostrata dal Governo nei confronti del rifiuto espresso dagli italiani verso la Finanziaria. Nel pomeriggio insegnanti e genitori degli alunni della scuola elementare Eroi Ottobrini danno il via all’autogestione, ispirati probabilmente da quelle già avviate a Olmo di Riccio, Marcianese e Frisa. Madri e padri restano a turno in compagnia dei loro piccoli dalle 13.15 alle 20, organizzando attività didattiche, ludiche e informative degli effetti che la legge 133 avrà sul destino dei propri figli. Si mobilitano intanto l’Itis Leonardo Da Vinci e il Magistrale De Titta che insieme a molte scuole del circondario protestano contro l’accorpamento e lo smembramento degli istituti considerati “sottodimensionati”.

25 ottobre. Per la prima volta i genitori degli alunni delle elementari sfilano a fianco del corpo docente. A Lanciano il corteo si muove corposo e deciso da Piazza Plebiscito al Piazzale della Stazione. La preoccupazione che la Scuola pubblica faccia un salto quantico indietro nel tempo, è il comun denominatore di persone e associazioni normalmente distanti su altri contesti.

27 ottobre. L’ Aquila. Industriale e Liceo scientifico si mobilitano con autogestione e assemblee straordinarie ,mentre a Roma si svolge il sit-in degli studenti italiani di fronte a Palazzo Madama. Nel mirino di docenti e studenti la reintroduzione del maestro unico, il ripristino del voto in condotta determinante per la promozione, il blocco del turn over degli insegnanti e l’accorpamento delle scuole di montagna. Significativo lo slogan degli studenti del Vico a Chieti nei confronti dei coetanei “ Informatevi, perché ci vogliono tutti ignoranti”. Nel mentre, sempre a Lanciano un corteo formato da tutte le scuole superiori della città muove dal Palazzetto dello Sport in via Rosato, per poi sfociare compatto e organizzato in piazza Plebiscito. Poco distante in una scuola della Marcianese un gruppo di genitori ridipinge le mura interne dell’edificio, a testimonianza del proprio impegno a garantire- costi quel che costi - un percorso di studi adeguato ai propri figli, ignari e innocenti di fronte ad un deficit pubblico che non esita a considerarli pari agli adulti quando si tratta di soldi. La rabbia e l’ indignazione delle persone dilaga anche nelle aule studentesche della Valle Peligna e dell’ Alto Sangro: sono 16 gli istituti a rischio accorpamento, tra i quali anche la sedi storiche dell’ Industriale di Pratola e del prestigioso Alberghiero di Roccaraso.

28 ottobre. Pescara. Sono circa 4 mila gli studenti che manifestano nel centro del capoluogo abruzzese. Pacifici, educati e sereni, sembrano intenti solo a far sentire la propria voce contro una legge che li riguarda in prima persona, e dalla quale non si sentono rispettati. “ Il sapere non si vende” , “ Più si taglia più si raglia”, sono solo alcuni degli slogan da loro formulati contro la 133 della Gelmini. Contenti di esserci e di lottare per il proprio futuro, delusi dall’indifferenza mostrata dal governo verso le numerose mobilitazioni, i ragazzi di Pescara hanno tenuto a precisare, come d' altronde quelli delle altre Provincie, il carattere trasversale della protesta. Le uniche bandiere che illuminano il corteo quelle onnipresenti della Pace, il valore più sentito e promosso dalle nuove generazioni, le uniche -per chi non lo avesse ancora compreso- idonee ad incarnare oggi, nella realtà concreta, i valori universali dell’ uguaglianza, della legalità, e della solidarietà verso il prossimo. Ma questo non interessa la politica italiana, il cui mandato storico sembra ormai giunto al termine, né interessa la televisione, morbosamente legata allo stereotipo del giovane distratto, passivo e politicizzato. Un Paese che ignora la propria gioventù, rimanendo indifferente e annoiato di fronte agli appelli dello Spirito del tempo, è un Paese suicida.

GDC

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