Riordino Province, il senatore Di Stefano accoglie la proposta di Teramo

11 Settembre 2012   13:19  
"Credo sia giusto fare qualche considerazione, alla luce delle divergenti e varie proposte giunte fin'ora sul tavolo di discussione. Ritengo, tra queste sicuramente interessante, quella presentata dalla Provincia di Teramo, in cui colgo lo spirito ed il tentativo di riordinare l'assetto della nostra Regione senza creare squilibri o frustrare identità territoriali, anche se non so quanto quest'opzione sia effettivamente percorribile". 

E' il commento del senatore Fabrizio Di Stefano (PdL) in merito alla riunione del CAL prevista per domani per fare il punto sulla vicenda del riordino delle province. 
 
"Riguardo l'ipotesi di una grande Provincia Adriatica-Appeninica  invece -  continua Di Stefano- sono più dubbioso. I motivi di questi dubbi non sono dettati tanto dalla mia identità teatina, quanto più da riflessioni che riguardano anche gli amici de L'Aquila. Mi pare evidente infatti che questa proposta ponga un enorme squilibrio nei confronti di quest'ultima Provincia, già provata dal sisma del 2009 che verrebbe di fatto emarginata spingendo Avezzano verso Roma e L'Aquila stessa verso il reatino".

"Anche l'ipotesi di accorpamento della Provincia di Pescara a quella di Chieti potrebbe creare squilibri all'area dell'entroterra, e quindi, ancora una volta all' Aquila . Perchè sarebbe infatti inevitabile poi arrivare da provincia unica a dar vita ad un'unica grande città metropolitana con oltre 300 mila abitanti. E così  in un domani più o meno vicino, inevitabilmente e legittimamente, questa grande città avanzerebbe la richiesta di assumere la posizione di capoluogo regionale, con conseguente spostamento di tutte le relative sedi.
 
Ed allora, conclude il Senatore, partendo dall'assunto che le due province di Chieti e dell'Aquila sono le uniche che rientrano nei parametri di legge per rimanere tali, noi avremmo  in Abruzzo due sole province denominate appunto: Provincia de L'Aquila e Provincia di Chieti  (eventualmente quest'ultima con capoluogo diverso, in mancanza di accordi tra le due città).
 

Per tali ragioni la proposta teramana mi sembra essere la più sensata, quella che né umilia né porta squilibri al territorio; resta da verificare se questa sia tecnicamente percorribile. In alternativa ritengo, lasciando inalterate L'Aquila e Chieti, d'ipotizzare la costituzione di una terza provincia, attraverso l'accorpamento di Pescara con Teramo, dando vita ad un nuovo ente denominato Pescara- Teramo, sul modello di Pesaro-Urbino o Massa-Carrara o Forlì- Cesena, conservando così, oltre che nella denominazione entrambi i nomi, anche un'equa suddivisione delle strutture e delle sedi provinciali, così come del resto accade anche a livello regionale in Abruzzo per le sedi di L'Aquila e Pescara"




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