Russia, l'importazione di grano stravolgerà il mercato europeo

Le conseguenze di incendi e siccità

19 Agosto 2010   11:27  

Il fatto che come nei tempi dell'impero sovietico la Russia potrebbe tornare ad importare grano per una quantita' stimata in 5 milioni di tonnellate, che e' addirittura superiore all'intero raccolto italiano, non manchera' di avere effetti sul commercio internazionale e sui prezzi delle materie prime agricole.
E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare la notizia apparsa sul quotidiano economico Vedomosti secondo il quale dopo che oltre un quarto del raccolto e' stato distrutto da caldo e incendi, nel 2010-2011 il Paese potrebbe acquistare dall'estero oltre 5 milioni di tonnellate di grano. Le nuove prospettive di mercato hanno gia' contributo - precisa la Coldiretti - a far tornare a salire i prezzi che per il grano sono ora sopra i 7 dollari a bushel (0,2 euro al chilo), circa il 50 per cento superiori a quelli di due mesi fa al Chicago Board of Trade.
Ai tempi dell'Urss venivano importate oltre 20 milioni di tonnellate di grano all'anno, anche attraverso intermediazioni operate dal gruppo italiano Ferruzzi, ma dopo il crollo dell'impero sovietico le imprese agricole pubbliche sono state privatizzate con un aumento della produttivita' che - precisa la Coldiretti - ha fatto del mercato del grano sovietico un punto di riferimento a livello internazionale per gli elevati volumi di esportazione che sono stati pari a 21,4 milioni di tonnellate nel 2009.
Per effetto del caldo e della siccita' quest'anno i raccolti russi di grano dovrebbero attestarsi attorno ai 60 milioni di tonnellate (erano 90 milioni lo scorso anno) ed hanno costretto l'ex centrale dell'impero sovietico che e' il terzo esportatore mondiale di grano ad estendere il bando alle esportazioni in aggiunta al grano e alla farina anche al riso, all'orzo, avena e mais, per garantirsi adeguate riserve interne, dal 15 di agosto alla fine dell'anno.

Limitazioni delle esportazioni sono in cantiere anche in Ucraina dove si parla di porre un tetto massimo esportabile di 3,5 milioni di tonnellate tra grano ed orzo fino alla fine dell'anno, anche se la decisione definitiva sara' presa il 25 agosto.
A differenza della Russia il Kazakhstan ha annunciato di essere riuscito a salvare dalla siccita' circa l'80 per cento della produzione di grano per un totale di oltre 15 milioni di tonnellate, che - sostiene la Coldiretti - potrebbero servire in parte a soddisfare la nuova domanda russa.
L'Italia e' fortemente dipendente dall'estero e - sottolinea la Coldiretti - importa circa 4 milioni di tonnellate di frumento tenero che coprono circa la meta' del fabbisogno essenzialmente per la produzione di pane e biscotti mentre 2 milioni di tonnellate di grano duro arrivano in un anno in Italia per coprire oltre il 30 per cento del fabbisogno per la pasta. In altre parole - precisa la Coldiretti - e' fatto con grano importato dall'estero un pacco di pasta su tre e circa la meta' del pane in vendita in Italia.
Si tratta del risultato delle scelte poco lungimiranti fatte nel tempo dall'industria italiana che - continua la Coldiretti - ha preferito fare acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da "spacciare" come pasta o pane Made in Italy, per la mancanza dell'obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato.
Per contrastare queste logiche e' nata la piu' grande societa' europea di trading dei cereali di proprieta' degli agricoltori, varata a luglio, che - conclude la Coldiretti - ha il compito di gestire oltre 20 milioni di quintali di prodotto tra grano duro destinato alla produzione di pasta, grano tenero per il pane, girasole e soia, esclusivamente di origine italiana e garantiti non ogm. La societa' denominata "Filiera Agricola Italiana" e' partecipata da 18 Consorzi Agrari, 4 cooperative, 2 organizzazioni dei produttori, una societa' di servizi di Legacoop e Consorzi Agrari d'Italia e ha il compito di gestire la contrattualistica nella coltivazione e nella commercializzazione dei seminativi prodotti in tutto il paese.

POMODORO: DALLA CINA INVASIONE DI CONCENTRATO

Sono praticamente quadruplicati (+272 %) gli sbarchi di concentrato di pomodoro cinese in Italia negli ultimi dieci anni e rappresentano oggi la prima voce delle importazioni agroalimentari dal gigante asiatico.
Lo afferma la Coldiretti, sulla base di una analisi sui dati relativi ai primi cinque mesi del 2010 rispetto allo stesso periodo del 2000, nel sottolineare che la possibilita' di "spacciare" come Made in Italy la produzione orientale, oltre ai rischi sanitari confermati dai recenti sequestri, sta mettendo in crisi la coltivazione della vera pummarola Made in Italy il cui raccolto e' stimato quest'anno in calo di quasi il 10 per cento. Il quantitativo che sbarca in Italia dalla Cina dovrebbe superare a fine anno i 100 milioni di chili e corrisponde - sottolinea la Coldiretti - a quasi il 15 per cento della produzione di pomodoro fresco italiana destinato alla trasformazione realizzata in Italia. Dalle navi - denuncia la Coldiretti - sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiche' nei contenitori al dettaglio e' obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro. Una situazione che consente ad operatori senza scrupoli nelle regioni del centro sud del Paese di non rispettare gli impegni assunti e di sottopagare quest'anno la produzione nazionale su valori insostenibili per gli agricoltori, mettendo a rischio - precisa la Coldiretti - reddito ed occupazione nelle ottomila aziende italiane che su 85mila ettari di terreno coltivano pomodoro da destinare alle 173 industrie nazionali dove trovano lavoro 20mila persone. Nelle campagne - continua la Coldiretti - si segnalano ritardi nel ritiro dei prodotti, clausole vessatorie e mancato rispetto delle regole contrattuali che stanno provocando incertezza e danni ai produttori agricoli nonostante una annata caratterizzata da una produzione con ottime caratteristiche qualitative. E' necessario dunque - chiede la Coldiretti - una iniziativa da parte del Ministero delle politiche Agricole per verificare l'evoluzione della campagna di raccolta ed avviare le eventuali attivita' di controllo che si dovessero rendere necessarie negli stabilimenti industriali per consentire un corretto svolgimento della campagna di trasformazione in corso. Il pomodoro e' il condimento maggiormente acquistato dagli italiani che consumano circa 550 milioni di chili di pomodori in scatola o in bottiglia. Ogni famiglia - conclude la Coldiretti - durante l'anno acquista almeno 31 kg di pomodori trasformati e, a essere preferiti, sono stati nell'ordine i pelati (12 Kg), le passate (11 Kg), le polpe o il pomodoro a pezzi (5 Kg) e i concentrati e gli altri derivati (3 Kg).


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