Sabatino Aracu l'inarrestabile

05 Novembre 2009   13:09  

Il procuratore capo Nicola Trifuoggi, i sostituti Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio hano chiesto  tre mesi al  giudice Maria Michela Di Fine fa  di poter arrestare il deputato Sabatino Aracu. Ieri il giudice ha rigettato l’istanza. Per la procura, il deputato del Pdl sarebbe responsabile dei reati di associazione per delinquere finalizzata a deviare e condizionare l’attività amministrativa della Regione in campo sanitario, di abuso, truffa, concussione continuata e di peculato. Di più: l’ex coordinatore regionale di Forza Italia e presidente della Federazione italiana di pattinaggio, sarebbe stato uno dei promotori, assieme a Giancarlo Masciarelli e Vito Domenici, dell’associazione per delinquere di cui avrebbero fatto parte anche l’ex governatore Giovanni Pace con Vincenzo Trozzi, Mario Romano, Vincenzo Maria Angelini, Luigi Conga, Pierluigi Cosenza, Pietro Anello, Antonio Boschetti. Secondo l’accusa, Aracu avrebbe intascato direttamente da Angelini 980 mila euro: il doppio, quindi, della cifra indicata a giugno dal re della sanità privata (500 mila euro). Non solo: a lui sarebbero riconducibili anche i soldi che sarebbero stati incassati dall’ex manager della Asl di Chieti Conga, in virtù delle presunte «capacità di intimidazione» del parlamentare. Le «gravissime condotte» di Aracu, argomenta il pool, non si sarebbero cristallizzate nel passato: sarebbero proseguite in tempi più recenti, evidenziando il rischio che i reati potessero essere reiterati. Tuttavia, il lungo tempo trascorso dall’epoca in cui gli atti illeciti sarebbero stati commessi, tra il 2003 e il 2005, non giustificano, per il giudice Di Fine l’arresto.


Le prime reazioni


Maurizio Acerbo , consigliere regionale PRC: ''E'uno scandalo bipartisan''


''La richiesta di arresto per l’ex – coordinatore regionale di Forza Italia Aracu conferma quanto Rifondazione Comunista ha sempre sostenuto: lo scandalo della sanità è bipartsan perché l’intreccio politica-affari in Abruzzo è trasversale.

Il paradosso abruzzese è che l’enorme impatto mediatico dell’arresto di Del Turco ha nella gran parte dell’opinione pubblica oscurato le responsabilità evidentissime del centrodestra.

Il risultato è che a beneficiare dell’inchiesta è stata una coalizione che durante la precedente esperienza di governo regionale aveva portato all’estremo il trattamento di favore nei confronti di Angelini.

Non c’era bisogno degli ultimi fatti per accorgersi che Forza Italia ricevette all’epoca delle cartolarizzazioni giganteschi contributi da Angelini o che nell’ordinanza di custodia cautelare relativa a Del Turco era ricostruito dai magistrati un quadro molto chiaro della genesi del meccanismo truffaldino negli anni della giunta Pace.

Il fatto che Angelini si sia rivolto a un big della politica di centrodestra, e prima ancora democristiana, come Rocco Salini dimostra che le “re lazio ni pericolose” hanno radici antiche.

La giunta Chiodi, che ha conquistato la Regione sull’onda degli arresti ma senza meriti conquistati sul campo, è ora che dimostri un’effettiva discontinuità con scelte concrete.

Aldilà dei proclami invece assistiamo o all’assenza di iniziative (Venturoni) o al riproporsi di vecchie logiche anche nelle provincie appena conquistate.

Mi limito a constatare che il PDL abruzzese è in questo momento coordinato da Piccone, a suo tempo fortemente sponsorizzato da Aracu, e da Di Stefano, consigliere regionale ai tempi di Masciarelli e Pace.

Non sarebbe il caso di sostituirli con gente nuova e non compromessa con il passato?''

 

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