Salvatore Parolisi: tra incoraggiamenti e minacce più o meno velate

22 Febbraio 2012   11:30  

In carcere, più che nella società libera, c'è un sistema di regole e principi che non si possono infrangere: non si toccano donne e bambini.

Probabilmente è questo uno dei motivi per cui Salvatore Parolisi, in una cella di Castrogno in attesa dell'udienza del 12 marzo prossimo, è stato oggetto di un particolare scambio di missive e di anomali amici di lettera.

Qualche mese fa è arrivata la lettera di un affiliato alla ndrangheta, detenuto in un carcere calabrese, che scrisse al caporal maggiore: “Peccato che non ti hanno mandato in questo carcere, perchè ti avrei ucciso con le mie mani. Le donne non si toccano mai

Di diverso stampo è invece la missiva di un commerciante del nord, in cui la velata minaccia all'uomo è stata nascosta all'interno di un messaggio di incoraggiamento: “tieni duro, so che non sei stato tu, saprai dimostrare la tua innocenza” e, a conclusione “quando esci vieni a trovarmi nella mia coltelleria” con tanto di indirizzo del luogo in cui si producono lame piuttosto affilate.


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