Marianna Scoccia difende la riforma fiscale abruzzese, accusando la sinistra di strumentalizzare il dibattito con narrazioni fuorvianti e scarsa responsabilità istituzionale.
«Responsabilità, non slogan». È questa la linea indicata da Marianna Scoccia, vicepresidente del Consiglio regionale d’Abruzzo e consigliera del gruppo “Noi Moderati”, nel corso del dibattito sulla nuova manovra fiscale regionale, approvata con l’obiettivo dichiarato di rafforzare il sistema sanitario locale e assicurare un impianto fiscale più equo e sostenibile.
«Abbiamo affrontato una delle sfide più delicate e complesse di questa legislatura – spiega Scoccia – assumendoci l’onere di scelte difficili ma indispensabili. Con coerenza e spirito costruttivo, abbiamo deciso di sostenere una manovra che rappresenta un atto di coraggio politico e che mira a garantire servizi essenziali, in primis quelli sanitari».
La vicepresidente sottolinea come il provvedimento proposto dalla Giunta regionale risponda a un’esigenza concreta: salvaguardare la tenuta del sistema sanitario abruzzese, messo a dura prova da anni di criticità strutturali. «Abbiamo ereditato una situazione difficile: ospedali a rischio, personale sotto organico, costi sanitari fuori controllo. Ma non ci siamo arresi. Anziché chiudere i presìdi ospedalieri, li abbiamo salvati, tra cui quelli di Pescina, Tagliacozzo, Sulmona e Castel di Sangro, grazie alla nuova rete ospedaliera approvata».
Scoccia non risparmia critiche all’opposizione, accusata di utilizzare il tema fiscale per finalità esclusivamente propagandistiche: «La sinistra ha scelto la via della polemica, distorcendo i fatti. Parlano di aumento indiscriminato delle imposte, ma sanno benissimo che non è così».
Nel dettaglio, la manovra prevede una rimodulazione dell’addizionale IRPEF che introduce un principio di progressività fiscale: «Fino ad oggi l’Abruzzo applicava un’aliquota unica pari all’1,73%, senza distinguere tra chi ha un reddito basso e chi percepisce cifre elevate. Con questa riforma, abbiamo ridotto l’aliquota all’1,67% per i cittadini con redditi più bassi, e richiesto un contributo leggermente superiore a chi può permetterselo. È una questione di giustizia sociale, non di vessazione fiscale».
La vicepresidente riconosce la scarsa popolarità della misura, ma ne difende la necessità con fermezza: «Sappiamo bene che non si tratta di una scelta comoda, ma è quella giusta per garantire cure, ambulanze, reparti e personale. È questa la differenza tra chi governa con senso di responsabilità e chi si limita a cavalcare il malcontento per ottenere consenso».
E conclude: «Noi non cerchiamo applausi facili, ma lavoriamo con serietà per il bene dell’Abruzzo e dei suoi abitanti. La sanità pubblica si salva con le risorse, non con i proclami».