Scanno, cenni storici e turistici

09 Luglio 2012   09:34  

Scanno, Inoltrandoci nelle suggestive gole del Sagittario nel cui fondo scorre il fiume omonimo, nel paesaggio in cui fu ambientata la “fiaccola sotto il moggio” di d’Annunzio, arriviamo, dopo molte curve, a Scanno a 1050 m. s.l.m., pittorescamente addossato ad uno sperone al centro di una delle più belle zone dell ’Abruzzo.
Tra queste montagne è il lago, il quale, dopo il prosciugamento del Fucino, è il maggior lago di formazione naturale dell’Abruzzo. Ha la forma di un otre, è lungo m. 1722 e largo m. 700. Ha una superficie di Kmq. 0,93 con una profondità massima di 32 metri. Nelle sue acque vivono trote, tinche, anguille e persici.
Quasi a picco sul lago, nella roccia, sorge la chiesa di S. Maria dell’Annunziata o “Madonna del lago“, del 1697 e, più in là, le cappelle della via crucis.
Le origini di Scanno sono ancora oscure, anche se, in seguito al ritrovamento di tombe, idoletti di Ercole e monete, si attesta la sue esistenza fin dall’epoca romana.
Il primo documento circa l’esistenza di Scanno, con il quale i conti di Sangro donano a Montecassino tutta la valle del lago con il monastero di S. Pietro in lago ed il romitaggio di Prato Cardoso, porta la data del 1067.
Incerte sono le origini del suo nome, forse da “scannum” (sgabello): il paese dovrebbe così il nome alla posizione su uno sperone roccioso a forma di sgabello. Però c’è chi fa derivare “Scanno” da “scageum”, cioè terreno dissodato.
Nel 1187 è possesso del Conte Simone di Sangro, nel 1448 viene concesso in feudo da Ferdinando I d’Aragona a Francesco d’Aquino, conte di Loreto. Nel 1559 passa dal dominio dei d’Avalos a quello di Annibale Pascale.
Il principale punto d’ingresso del traffico turistico è la piazza S. Maria della Valle, dove anticamente sorgeva l’omonima porta, una delle quattro d’accesso andate distrutte nel tempo, mentre rimane da vedere solo la porta della croce.
Adiacente alla piazza principale S. Maria della Valle, troviamo la parrocchiale omonima del sec. XIII, eretta su una preesistente chiesa medioevale e rinnovata nel 1563.
L’interno è a tre navate, e ai primi due pilastri meritano di essere ammirate le due acquasantiere con bassorilievi di marmo statuario e con le conche di Pizzordello, opera di artisti di Pescocostanzo della prima metà del sec. XVIII.
Il mausoleo di S. Costanzo, a destra, è un bel lavoro in marmo di grande valore artistico, eretto attorno al 1754, anno in cui le ossa del martire furono qui portate, dalle catacombe romane, dagli statuari Nicodemo Mancini e Loreto di Cicco di Pescocostanzo.
Nell’altro altare, sulla sinistra, un vero gioiello dell ’arte dell’incisione è rappresentato dalla fonte battesimale, di squisita fattura cinquecentesca o dell’inizio del seicento.L’altare maggiore eretto nel 1732 è di stile barocco, inoltre meritano di essere visti il pulpito, quattro confessionali e i mobili della sagrestia, intagliati in legno nel 1744 da Venanzio e Rosario Bencivenga. La facciata, modificata nel ‘500, conserva il portale mediano del ‘200 di ispirazione borgognana; il campanile di origine romanico è del sec. XVI . Degna di essere vista è una tela del primo seicento di scuola sulmonese, che nella navata di destra rappresenta la Vergine del Rosario.
Seguendo via Abrami, sulla sinistra, troviamo l’ex chiesa del Purgatorio o delle Anime Sante del 1720, adibita nel 1792 a teatro pubblico e riconsacrata ai primi dell ’ottocento per essere nuovamente interdetta nel 1870; attualmenteviene usata come sala di riunioni e di manifestazioni.
Di fronte alla chiesa troviamo la fontana Sarracco del sec. XVI-XVII, la più antica del paese, con quattro mascheroni e un’annunciazione in bassorilievo del 1732 espressione dell’arte bizantina.
Percorrendo via Abrami, arriviamo alla piccola chiesa di Costantinopoli, dei primi del ’400. Dipinto sull’altare un affresco di gran pregio datato 1478 raffigurante una Madonna in trono con Bambino che spicca su una stoffa rossa con fiorami d’oro, di notevole valore artistico.
Al numero 2 di via G. Tanturri troviamo palazzo Mosca (sec. XVI) con un bel portale barocco e per cornice un trionfo di putti che ne ricordano l’origine cinquecentesca.
Poco distante la chiesa di S. Rocco o “Madonna del Carmine”, sede della confraternita, nel cui interno troviamo un pulpito del sec. XVIII, un organo del 1763 e un affresco del 1931.
Nella zona più alta del paese c’è la chiesa del patrono S. Eustachio, detta anche S.Maria di Loreto, dall ’interno barocco con molte statue di Santi e un organo a mantice installato tra il 1698 e il 1712.
Dall’alto si nota la mole del palazzo di Rienzo del sec. XIX, costruito sui resti di un antico palazzo feudale; esso custodisce “le orfanelle“ di Teofilo Patini, una raccolta di monete, un piatto di ceramica del sec. XVIII. All’esterno della casa, sulla sinistra, una pregevole trifora del ‘400.
Seguendo via Silla nella chiesa di S. Giovanni Battista, della prima metà del ‘500, all’interno troviamo la statua di S. Giovanni Battista e due affreschi che con l’altare risalgono al 1698 raffiguranti la nascita e la decapitazione del Santo. Sempre sulla stessa via sono alcuni palazzi del ‘700 e, immettendoci nel rione Istofumo, troviamo una delle zone più interessanti per i suoi archi e per motivi architettonici prettamente medioevali (le cimose).
Percorrendo via Ciorla si raggiunge porta della Croce all’estremo sud del paese, che è l’ultima testimonianza di una grande opera difensiva. Sempre in via Ciorla è la chiesa di S. Antonio Abate o barone, che appartenne all’abbazia esistente nei sec. XIV e XV fuori le mura del paese, fondata dai chierici ospedalieri di S. Antonio Abate di Vienna.
Sulla stessa strada è da vedere il seicentesco palazzo Tanturri de Horathio con il suo bellissimo portale (sec. XVIII) e la sua corte.
Proseguendo il nostro itinerario giungiamo, poco dopo via De Angelis, alla chiesa di S.Maria delle Grazie, sede anticamente di una confraternita, fondata nella prima metà del ‘700. L’interno è in stile barocco a pianta ottagonale; conserva un organo del 1873.
Un motivo ricorrente nelle strade scannesi sono i grandi archi sotto i quali passano le strade: se ne contano più di dieci e sono tutti accentrati nella parte vecchia del paese.
Qui via del Vallone è costeggiata da costruzioni settecentesche con bei portali finemente lavorati, sormontati da una finestrella attraverso la quale filtra la luce che illumina gli ingressi bui e ornati dallo stemma della famiglia proprietaria. Ricorrenti sono nei cortili le bifore e le trifore.
Da vedere è pure la fontana detta del “pisciarello”, del sec. XVIII, con interessanti mascheroni sormontata da uno stemma con tre torri e il motto: ”universitas terrae scannis”.
Vicina alla fontana, la chiesa di S. Antonio di Padova, eretta nel 1590, ha una sola navata, decorata con bei lavori di stucco. Gli altari sono sei, ma merita una nota quello di S. Antonio, eretto nel 1602, alla cui sommità è una tela del ‘500 raffigurante l’Annunciazione di Maria. Sulla volta possiamo ammirare tre grandi affreschi, opera del Crambo, pittore del sec. XVIII, che rappresentano il transito glorioso del patriarca di Scanno - Le Glorie Foto di Marinello Mastrogiuseppe Assisi, S. Antonio e S. Bonaventura che si cibano del pane celeste. All ’ingresso è una tela del 1607 dipinta da Pasquale Prico di Montereale. La chiesa fu costruita insieme al convento nel 1590, l’ospedale che ospitava, oltre ai forestieri, anche i poveri, venne poi abbandonato nel 1806 in seguito alla soppressione delle congregazioni religiose per poi essere nuovamente riadattato nel 1835 e donato ai frati minori riformati.
Una nota particolare merita il costume tradizionale delle donne di Scanno, oramai indossato solo in occasione di particolari sfilate folcloristiche.


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