Scarcerati 4 dei 9 ultras pescaresi arrestati

27 Maggio 2010   12:03  

Sono stati scarcerati quattro dei nove ultrà pescaresi arrestati domenica scorsa nelle Marche con l'accusa di aver assaltato un pulmino di tifosi leccesi sull'A14.
Le accuse per tutti sono rapina, lesioni e danneggiamenti.

I nove tifosi accusati dell'assalto ai leccesi sono Marco Di Cesare, 29 anni di Montesilvano, Luigi Di Silverio, 27 anni di Pescara, i gemelli Luca e Marco Pizzica, 20 anni, di Ripa Teatina in provincia di Chieti, Blasco Ferri, 32 anni di Francavilla al Mare, i gemelli Domenico e Antonio Rigante, 22 anni di Pescara, Andrea Angelozzi, 22 anni di Atri in provincia di Teramo e Francesco Iecco, 19 anni di Francavilla.
Due di loro, i gemelli Pizzica, si sono presentati in aula con una maglia con la scritta "Ultrà liberi".

I tifosi domenica al rientro dalla trasferta di Reggio Emilia avrebbero assaltato con spranghe, cinghie, bastoni e un estintore un pulmino di tifosi del Lecce fermatisi all'area di servizio Metauro Ovest a Mondolfo, in provincia di Pesaro e Urbino, nel viaggio di rietro da Vicenza.

I pescaresi, scappati su un furgone, sono stati poi rintracciati e arrestati poco dopo.

Nel bagagliaio del mezzo la polizia aveva trovato oggetti rubati ai leccesi oltre a bastoni e cinghie usati per l'assalto.

Per Di Cesare, Di Silverio, i Pizzica e Ferri, si è svolta ieri davanti al gip del tribunale di Pesaro Raffaele Cormio l'udienza di convalida dell'arresto. Tutti i provvedimenti sono stati convalidati, ma il giudice ha adottato misure diverse nei confronti degli accusati.

Blasco Ferri, difeso dall'avvocato Vincenzo Di Girolamo, non ha escluso le sue responsabilità e ha parlato di un battibecco degenerato in un'azione violenta. Il gip ha disposto per lui gli arresti domiciliari.

Gli altri quattro sono stati invece scarcerati: per loro il gip ha però disposto l'obbligo di firma.
Tre di loro nel corso dell'udienza avrebbero aiutato il giudice a ricostruire avvenimenti e fatti e ammettendo anche la loro presenza nell'autogrill.

Marco Di Cesare avrebbe invece fornito una versione dei fatti diversa, ovvero, secondo la sua ricostruzione, era alla guida del furgone su cui si trovava il gruppetto di pescaresi. Al giudice ha raccontato che quando loro sono arrivati c'era già una lite in corso tra pescaresi e leccesi, cui si sarebbero uniti anche loro. IAvrebbe rincorso un ragazzo senza raggiungerlo. Quanto alle sciarpe e agli oggetti trovati nel furgone, ha detto che qualcuno li avrà presi ma ha escluso di essere stato lui.

 


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