Scende il sipario sul dramma teatrale aquilano

08 Febbraio 2010   15:30  

Il silenzio alla fine è sceso.
Il sipario sul luogo di uno dei peggiori disastri "naturali" è calato. L'attenzione del pubblico giornalistico nazionale verso lo spettacolo teatrale sul terremoto aquilano è terminata quasi improvvisamente. D'altronde è ciò che avviene normalmente quando una pièce da due atti (il dramma prima e la riscossa poi) viene interrotta dalla discesa del telone rosso.
La chiusura di solito è accompagnata dal trionfo sul palco dei protagonisti e dagli applausi fragorosi del pubblico.

La celebrazione dell'orgoglio e del successo degli attori principali dall'alto del palco c'è stata. Sono mancati però gli applausi.
E' questo l'esito di uno spettacolo che si chiude bruscamente alla fine del primo atto.

La riscossione degli onori e dei meriti e la passerella trionfale di tante autorità è cominciata sin dal mese di aprile. L'eco gigantesca offerta dalla stampa e dalle tv nazionale ha trasformato il successo in una conquista epocale.
Nel trattare il dramma di Haiti qualcuno ha parlato anche di "esportazione" del grande successo del "metodo Abruzzo". E per quella enorme fetta d'Italia che vive al di fuori dei confini abruzzesi, consapevole di una "effettiva sistemazione per tutti i cittadini" e di una "avviata ricostruzione della città", è proprio con un gigantesco successo che si chiude la parentesi L'Aquila.

Non ce ne vogliano le diverse autorità che dovessero sentirsi chiamate in causa, ma se di scempio non si può certo parlare in relazione alle soluzioni tecnico-politiche del terremoto, altrettanto azzardato sarebbe definire quanto appare dell'Aquila e della sua provincia a 10 mesi dal sisma del 6 aprile 2009 un "successo".

I 35 mila cittadini che avrebbero goduto di una sistemazione in C.A.S.E. o M.A.P. entro novembre, secondo quanto promesso il 15 settembre dalla massima autorità in campo, sono divenuti nei programmi reali di sistemazione del Dipartimento della Protezione civile appena 25 mila.
3 mesi più tardi rispetto al termine promesso, solo 15 mila sono i fortunati possessori di un appartamentino nuovo di zecca.

Il giorno del passaggio delle consegne dall'ex Commissario, il sottosegretario Guido Bertolaso, al nuovo, il Presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, il D.P.C. ha tenuto a sottolineare i traguardi raggiunti. Nel documento riassuntivo la portata in cifre del "miracolo": circa 30 mila cittadini in autonoma sistemazione, in moltissimi casi lontani dai propri comuni di residenza, 983 C.A.S.E. su 4449 ancora da assegnare o da terminare, nonostante l'avvio delle procedure datate 23 aprile 2009, soltanto 1287 M.A.P. consegnati su 3399, 100% dei moduli abitativi in legno donati da altri enti già occupati e solo il 32% di quelli gestiti dalla Protezione Civile.
Una differenza che viene ribadita dalle date presentate nel documento stesso: 21 agosto l'inaugurazione del primo villaggio donato, 31 ottobre per i primi moduli targati D.P.C., e che si spiega solo con un po' di memoria storica, quella che racconta della convinzione istituzionale della sufficienza e della immediatezza di utilizzo delle palazzine in cemento armato fino al mese di giugno.

Le richieste dei tanti enti locali (a partire dall'Università e dai comitati civici) sulla vasta collocazione di economici MAP e MAR sin dai primi istanti sono rimaste inascoltate per molti mesi. E le cifre, dignitosamente pubblicate sui recenti resoconti del Dipartimento della Protezione Civile, ne sono la più limpida dimostrazione.

E dove non arrivano numeri e statistiche, arrivano le immagini. Quelle di un centro storico ancora quasi interamente chiuso e quelle che ritraggono palazzine, appartamenti e case popolari in uno stato di abbandono generalizzato.

L'ultimo piccolo ed indiretto richiamo alla "questione aquilana" è giunto per mezzo delle ultime decisioni nazionali in tema di giustizia, che hanno aggiunto preoccupazione alla preoccupazione. E' l'ultima norma legislativa del "processo breve", in discussione da domani presso la Commissione Giustizia della Camera dopo la recente approvazione a Palazzo Madama, a mettere a rischio le decine di procedimenti giudiziari aperti presso la Procura dell'Aquila sulle responsabilità penali relative ai diffusi crolli che hanno devastato la città.
Sebbene il procuratore capo dell'Aquila, Alfredo Rossini, abbia garantito il totale impegno della procura nel portare a compimento il primo grado di tutti i processi, la mannaia della prescrizione rapida rischia di abbattersi pesantemente sui due gradi successivi e, di certo, non esenta in alcun modo nemmeno il primo.

Molte famiglie, accomunate dall'insostenibile condivisione del lutto, rischiano di perdere quella seppur flebile speranza di ottenere una piena giustizia dagli esiti processuali. L'archiviazione di processi importantissimi come quello sul crollo della Casa dello Studente di Via XX Settembre rischia di arricchire l'enorme schiera dei procedimenti giudiziari aperti e mai conclusi.

Anche in questo caso non si potrebbe parlare di "miracolo". Ma più semplicemente di "ordinarietà".


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