Sciopero della sanità: l’Abruzzo si mobilita con adesioni record all’80%

21 Novembre 2024   17:12  

Operatori sanitari in piazza contro il sottofinanziamento: Grimaldi denuncia stipendi fermi e sanità pubblica a rischio privatizzazione.

L’Abruzzo si schiera in prima linea nel grande sciopero nazionale della sanità, con un tasso di adesione stimato attorno all’80%, perfettamente in linea con la media nazionale. La protesta, organizzata da sindacati come Anaao Assomed, Cimo e Nursindap, ha portato un folto gruppo di operatori sanitari dalla regione alla capitale: due pullman sono partiti per Roma, dove si è svolta una manifestazione di protesta in piazza Santi Apostoli, gremita nonostante il maltempo.

La voce dei medici: promesse non mantenute

Il segretario regionale di Anaao Assomed, Alessandro Grimaldi, primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila e presidente dell’ordine dei medici provinciale, ha denunciato l’immobilismo del Governo. "Dopo le promesse iniziali di 30mila nuove assunzioni tra medici e infermieri e di miglioramenti salariali, nulla di concreto è stato realizzato. L’Italia è il Paese europeo che spende meno in sanità rispetto al proprio PIL, e i nostri stipendi sono fermi al livello del 1990, con una perdita del potere d’acquisto del 2%, mentre in altre nazioni europee i salari sanitari sono aumentati del 250%", ha spiegato.

Grimaldi ha sottolineato che lo sciopero non è solo una battaglia per i diritti degli operatori, ma anche una lotta per difendere il diritto alla salute di tutti i cittadini. "Quasi 5 milioni di italiani rinunciano a curarsi per difficoltà economiche o per l’accesso insufficiente alle cure. La manovra attuale rappresenta l’ennesimo definanziamento del sistema sanitario pubblico, che rischia di tradursi in un peggioramento drastico dell’assistenza sanitaria", ha aggiunto.

L’appello: fermare la privatizzazione della sanità

La manifestazione di Roma ha rappresentato un grido d’allarme per il futuro della sanità pubblica. "Se non si interviene subito – ha avvertito Grimaldi – ci troveremo in una situazione in cui potranno curarsi solo coloro che avranno una carta di credito. La sanità pubblica, così come la conosciamo, rischia una progressiva privatizzazione, e siamo ormai al punto di non ritorno".

Gli operatori sanitari chiedono finanziamenti adeguati, il potenziamento delle strutture e un miglioramento delle condizioni lavorative. Le richieste includono anche una revisione del piano assunzioni e un aumento delle retribuzioni, ferme ormai da oltre trent’anni.

Una piazza unita sotto la pioggia

Nonostante le condizioni meteorologiche avverse, piazza Santi Apostoli si è riempita di medici, infermieri e personale sanitario, accomunati dalla frustrazione e dalla volontà di far sentire la propria voce. Grimaldi ha parlato di una "partecipazione notevole" e ha espresso la speranza che il messaggio arrivi chiaro al Governo.

Il futuro del sistema sanitario nazionale è al centro del dibattito, e lo sciopero rappresenta un momento cruciale per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi che la sanità pubblica sta correndo. "È tempo di ripensare completamente il sistema sanitario, mettendo al centro non solo i diritti degli operatori, ma anche la tutela della salute dei cittadini, che non deve mai essere subordinata a logiche di mercato", ha concluso Grimaldi.

Lo sciopero ha acceso i riflettori su un tema di grande rilevanza sociale, rilanciando la necessità di una riflessione profonda sul futuro della sanità italiana e sul suo ruolo centrale nella vita del Paese.


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