Scomparsa D'Alò, caso riaperto su richiesta dei parenti. Riemerge l'ipotesi di omicidio

Possibili moventi un prestito non restituito ed un litigio

25 Marzo 2014   12:01  

La Procura di Chieti ha deciso di aprire una nuova inchiesta relativa alla scomparsa di Maurizio D'Alò, l'operaio teatino scomparso nel nulla 16 anni fa senza dare più notizie di sè.

E' stata dunque accolta, dopo atlri due tentativi conclusisi con altrettante archiviazioni negli anni scorsi, la richiesta presentata alcuni giorni fa dai parenti dell'uomo, che ha convinto il pm Marika Ponziani a riaprire il caso ipotizzando i reati di omicidio ed occultamento di cadavere.

La famiglia D'Alò, del resto, non ha mai creduto all'allontanamento spontaneo di Maurizio, come ha confermato anche il loro legale Mario Del Monaco, secondo cui "i parenti hanno il diritto di conoscere la verità, e sono pronti anche ad affrontare la peggiore delle ipotesi, quella dell'omicidio".

L'avvocato, precisando i motivi che hanno spinto la famiglia dell'operaio a presentare una nuova denuncia ha parlato di "troppe incongruenze rilevate ed esposte nella querela, incompatibili con l'ipotesi dell'allontanamento spontaneo dello scomparso, che non essendo un disonesto nè un pregiudicato non aveva alcun motivo per lasciare all'improvviso la sua città, tra l'altro senza un soldo in tasca".

In effetti, a ridimensionare notevolmente l'ipotesi della sua fuga volontaria vi sono il versamento dell'intera liquidazione dopo il licenziamento volontario a vantaggio della moglie e, non da meno, la richiesta mai avvenuta del visto per espatriare alla questura.

Men che meno, secondo l'avvocato Del Monaco, trova riscontro l'ipotesi che D'Alò possa essersi servito di documenti falsi per fuggire all'estero. Di conseguenza, il legale ha affermato come "tutte queste incongruenze lasciano propendere verso l'ipotesi dell'omicidio e dell'occultamento del cadavere".

Si tratterebbe, del resto, delle medesime anomalie che emersero in un rapporto dell'anticrimine di Pescara nel 2002, ed ulteriori dubbi sulal vicenda sono stati gettati dalla denuncia a carico dell'uomo che, nel dicembre 2002, la moglie presentò (e poi ritrattò) dopo un incendio nel deposito di cancelleria di sua proprietà, pur essendo D'Alò scomparso già da quattro anni.

Nella denuncia dei parenti dello scomparso, al contrario, a quel che risulta si fa riferimento ad una presunta mancata restituzione di una forte somma di denaro prestatagli con interessi usurai come possibile movente dell'omicidio, ipotesi tenuta in piedi dalla garanzia bancaria che D'Alò aveva richiesto ai genitori.

Nella stessa querela sembra si parli, inoltre, si ipotizza anche un eventuale movente passionale: secondo due testimonianze, nello specifico, pochi giorni prima della scomparsa D'Alò avrebbe avuto una violenta colluttazione con un rivale in amore, che avrebbe avuto la peggio e sarebbe finito in ospedale. L'episodio, secondo quanto sostenuto dai familiari dello scomparso, avrebbe comportato una grossa preoccupazione nell'uomo, come se temesse una vendetta.


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