Scomparsa a Pescara, si cercano tracce nella sua stanza

Silvana Pica non aveva nessun motivo per allontanarsi volontariamente senza alcun preavviso, né tantomeno per compiere un atto drammatico contro se stessa. E’ la convinzione di Lorenzo, figlio 25enne della donna scomparsa a Pescara lo scorso gennaio, come si evince dall’esposto che il ragazzo ha presentato alla procura affinché si portino a compimento le indagini sul mistero della madre: non più allontanamento volontario, ma omicidio o sequestro sarebbero le ipotesi da vagliare e che aprirebbero un nuovo scenario su questa misteriosa vicenda.

Di Silvana Pica, traduttrice della provincia di Pescara, che dopo anni aveva finalmente ritrovato un equilibrio psichico, non si hanno più notizie dal tardo pomeriggio di martedì 17 gennaio: figlio e cognato ne denunciano la scomparsa ai carabinieri il venerdì. 

Le ultime persone a vederla sono state una delle due coinquiline romene, con cui Silvana divideva l’affitto e ha parlato delle bollette da pagare, e l’ex suocera, da cui Silvana si presentò intorno alle 17 di quel martedì con un trolley nero, presumibilmente per chiedere ospitalità alla donna che continuava a chiamare “mamma”, nonostante da anni ormai Silvana fosse separata dal marito.

A casa della suocera in via De Amicis, era giunta a piedi, lasciando il suo appartamento di viale Marconi e dove, forse, tornò per consumare una cena frugale, come lasciano pensare i piatti sporchi rimasti in camera della donna che poi, è sparita nel nulla, lasciando le chiavi attaccate alla porta del suo appartamento. E proprio sui resti di questo pasto frugale si starebbero concentrando le indagini dei carabinieri, tornati nella stanza della donna alla ricerca di altri elementi utili.

Altro giallo è quello del labbro gonfio che Silvana aveva da giorni: lei aveva parlato di allergia, ma gli investigatori non escludono l’ipotesi di un colpo ricevuto da una persona che conosceva e che avrebbe potuto seguire dopo aver ricevuto una chiamata la sera stessa della sua scomparsa.