Otto mesi di reclusione per un detenuto, al centro di un'indagine che svela un fenomeno in crescita nelle carceri italiane.
Un detenuto del carcere di massima sicurezza di Sulmona è stato condannato a otto mesi di reclusione per possesso di un telefono cellulare, violando le norme che vietano l’accesso a dispositivi di comunicazione da parte dei reclusi. La sentenza è stata emessa dal giudice Concetta Buccini, con rito abbreviato, e prevede anche il pagamento delle spese processuali.
L'uomo era stato sorpreso lo scorso anno durante una serie di perquisizioni disposte dopo un’inchiesta che aveva già portato al sequestro di numerosi dispositivi e all'arresto di un agente penitenziario coinvolto. Questa condanna rappresenta solo un episodio di una problematica più ampia: da gennaio a oggi sono stati sequestrati circa 70 dispositivi illegali nel solo carcere di Sulmona, numeri che hanno sollevato l'attenzione del Ministero della Giustizia.
Il carcere è anche al centro di un'inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli, che sta valutando la possibilità di implementare misure tecnologiche come il blocco dei segnali di comunicazione per contrastare il fenomeno. Questo caso si aggiunge a una lunga lista di episodi analoghi avvenuti in altre carceri italiane. Solo pochi mesi fa, un detenuto ha patteggiato una pena dopo essere stato sorpreso con un telefono nascosto in un pacco ricevuto da un parente, mentre altri due sono stati condannati per casi simili.
Le autorità sottolineano come il problema non si limiti alla detenzione di telefoni, ma si estenda al loro utilizzo per coordinare attività illecite o mantenere contatti non autorizzati con l’esterno, rendendo urgenti soluzioni più incisive. La sicurezza dei penitenziari e il contrasto al traffico di oggetti proibiti rimangono al centro del dibattito nazionale.