Sentenza Cucchi, lavora in un ospedale abruzzese uno dei medici condannati

07 Giugno 2013   09:57  

Al processo per la morte di Stefano Cucchi, il geometra romano di 31 anni arrestato per droga il 16 ottobre 2009 e morto di fame e sete sei giorni dopo al Pertini, sono stati condannati solo i medici.

Una condanna per omicidio colposo, e non per l'accusa ben più grave inzialmente proposta dall'accusa, ovvero di abbandono di incapace.

Assolti i tre infermieri e, i tre agenti della polizia penitenziaria che hanno in varie fasi gestito la drammatica settimana di reclusione. La tesi dei giudici della III Corte d’Assise di Roma, che hanno derubricato l’accusa di abbandono di persona incapace in quella di omicidio colposo, è che il 31enne geometra romano sarebbe insomma deceduto per colpa medica. Il giovane, trovato il 15 ottobre 2009 in possesso di alcuni grammi di hashish, cocaina e antiepilettici al quartiere Tuscolano, non avrebbe ricevuto le cure adeguate. Non ci sono state percosse né violenze ma solo negligenza dei dottori rispetto a un soggetto giunto nelle loro mani in uno stato di salute già precario e che avrebbe dovuto essere trasferito in una struttura di terapia intensiva.

Sono sei i medici condannati, e uno di questi  lavora in Abruzzo

Si tratta di Silvia Di Carlo, cui il giudice ha inflitto una pena di un anno e quattro mesi.

Nel corso del procedimento giudiziario, la donna è stata assistita dall'avvocato Antonio Giansante, del foro di Pescara.

Dal Pertini, oltre la Di Carlo, altri due medici si sono trasferiti: Flaminia Bruno, che ora lavora in Inghilterra, e Luigi Marchise, in servizio a Ostia. Anche per loro la condanna è di un anno e quattro mesi.

Nel reparto del Pertini sono rimasti gli altri tre medici: sono il primario Aldo Fierro,  Stefania Corbi Rosita Capponnetti. 

E la condanna, pesa fortemente sull'assetto del reparto. Secondo i colleghi dei condannati, i tre ancora in servizio sono gli unici medici rimasti, se fossero sospesi sarebbe il blocco.


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