Sextantio, l'albergo diffuso di Santo Stefano di Sessanio alla Biennale di Venezia

21 Agosto 2012   10:57  

Sextantio Ospitalità Diffusa e Restauri Italiani presenta il suo Progetto alla  Biennale di Venezia nel Padiglione Italia, nella sezione “Made in Italy”.

Il progetto Sextantio ha infatti dimostrato che cultura, recupero e tutela possono essere un modello di sviluppo economico per il nostro paese.

A S. Stefano di Sessanio – piccolo Borgo dell’Aquilano che stava subendo il fenomeno dell’abbandono, - ad esempio, gli Uffizi hanno allestito una mostra, sino al 30 di settembre, che espone opere inedite ma di grandissimo valore, come un paesaggio della piazza della Signoria lastricata di mattoni rossi, o un piccolo quadro del Bronzino. La scelta di essere presenti nel piccolo borgo è un chiaro riconoscimento del valore di quello che è stato fatto e si sta facendo.

“L’obiettivo di tutela delle identità territoriali storico-culturali ed etnoantropologiche ha portato un borgo con originariamente una sola struttura alberghiera con 4 stanze ad avere dopo 10 anni più di 20 strutture con un totale di un centinaio di stanze, senza costruire un singolo Metro Quadrato ex-novo” Daniele Kihlgren, presidente Sextantio.

 “E’ curioso come sia stato un Progetto culturale e filosofico di tutela, quello iniziato con il recupero del borgo di S. Stefano di Sessanio, a creare l’esperienza turistica con più valore aggiunto sul territorio dalla nascita del turismo moderno.

L’obiettivo di tutela delle identità territoriali storico-culturali ed etnoantropologiche ha portato un borgo con originariamente una sola struttura alberghiera con 4 stanze ad avere dopo 10 anni più di 20 strutture con un totale di un centinaio di stanze, senza costruire un singolo Metro Quadrato ex-novo.

Il valore al MQ, almeno per le strutture Sextantio, è quadruplicato negli ultimi sei anni nel pieno di una crisi di settore ed è comunque sensibilmente aumentato in tutto il borgo.

Fermo restando l’approccio metodologico al Progetto, il modello imprenditoriale Sextantio ( alberghiero\immobiliare ) si è realizzato con  l’acquisto di altri 10 borghi siti nell’Appennino del Meridione d’Italia, che cercano partner in ragione dell’entità dell’investimento globale.

Questo nostro Paese, caratterizzato dalla Storia e che difficilmente potrà competere con Silicon Valley sulle nuove tecnologie o con la Cina sulle  economie di scala, ha un  patrimonio minore dimenticato, che però, in un mondo sempre più serializzato o “globalizzato”, può  rappresentare una risorsa per territori  ancora autentici ma fino ad oggi marginalizzati.” Daniele Kihlgren, Presidente Sextantio

Sextantio risponde perfettamente all’appello di Luca Zevi, curatore del Padiglione Italia 13. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia,  realizzando già da tempo, con il suo Progetto quella differenza  che ha sviluppato nel rapporto tra crisi economica, architettura e territorio, un modello di crescita per il nostro Paese.

La scelta da parte dei curatori del Padiglione Italia di inserire Sextantio nella terza stagione, ovvero quella del “Made in Italy”, che vede nella riscoperta delle identità locali un potenziale di sviluppo, ben si adatta alla volontà di Sextantio di conservare tutte quelle declinazioni che derivano dalle identità territoriale, il paesaggio, il patrimonio storico architettonico, gli arredi interni e le culture materiali ( cibo, artigianato domestico , etc.).

Solo laddove la povertà ha determinato l’abbandono integrale degli abitanti, laddove l’abbandono ha conquistato incontrastato  dominio di questi luoghi, si sono eccezionalmente conservate quelle   caratteristiche di integrità storico-architettonica e paesaggistica di questi  territori la cui tutela potrebbe essere la premessa di nuove qualificanti ridestinazioni.  Il progetto di questa società privata in diversi antichi borghi abbandonati o semi abbandonati della montagna del Sud Italia (da  S. Stefano di Sessanio ai Sassi di Matera tra Abruzzo, Molise e Basilicata)  considera prioritario per le nuove destinazioni, disciplinare con gli enti  territoriali gli interventi nel centro storico e la tutela di quell’antico ed  evocativo rapporto tra il costruito ed il territorio circostante con l’inibizione del nuovo edificato e la salvaguardia dell’originario paesaggio. 

Una “mission” di tutela quale premessa della ridestinazione di questi borghi che, dimostrato il ritorno economico per il  soggetto proponente e per il territorio, si potrebbe proporre come modello di sviluppo per tanti borghi storici abbandonati o mezzi spopolati del  nostro meridione che proprio dalla mancanza  di ridestinazione nel passato più recente dovuta alla povertà e all’emigrazione, hanno conservato quelle  caratteristiche di integrità complessiva che oggi, con la tendenza  generalizzata e inarrestabile al prodotto massificato e seriale, potrebbero  essere foriere di nuove qualificanti ridestinazioni.  


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