Siria, i curdi denunciano: "Armi non convenzionali nei raid turchi".

17 Ottobre 2019   11:56  

"Sospettiamo che armi non convenzionali vengano usate contro i combattenti" curdi dalla Turchia "nella città assediata di Serekaniye" (Ras al Ayn in arabo), nel nord-est della Siria. Lo denuncia via Twitter Mustafa Bali, capo della comunicazione delle Forze democratiche siriane (Fds) a guida curda.

La denuncia è accompagnata da un servizio video dell'agenzia Hawar, organo dell'amministrazione curda in Siria, da un ospedale della zona in cui compaiono alcuni bambini ricoverati con gravi ferite da ustioni, descritte in un'intervista da un medico locale. Non è possibile verificare in modo indipendente l'autenticità delle immagini. Il portavoce curdo fa riferimento a "notizie e segnali" ricevuti "dalla città assediata" e invita "le organizzazioni internazionali a inviare le loro squadre per investigare alcune ferite subite negli attacchi". Secondo Bali, "le strutture mediche nel nord-est della Siria non hanno più squadre di esperti dopo il ritiro delle ong dovuto all'invasione turca".

"Non fare il duro" o "non fare lo scemo", "lavoriamo a un buon accordo. Tu non vuoi essere responsabile del massacro di migliaia di persone, e io non voglio essere il responsabile della distruzione dell'economia turca". Lo ha scritto Donald Trump al presidente Recep Tayyip Erdogan in una lettera datata 9 ottobre, appena prima dell'offensiva militare turca in Siria.

Nella stringata lettera di Trump a Erdogan del 9 ottobre, il presidente americano afferma: "Il generale Mazloum è pronto a trattare con te, e a fare delle concessioni che non ha mai fatto in passato. Allego in via riservata una copia della lettera che mi ha scritto, appena ricevuta". "La storia - aggiunge Trump - ti guarderà con favore se ti comporti in modo giusto e umano. Ti guarderà come il diavolo se non lo fai. Non fare il duro. Non fare lo scemo!".

Oggi a Istanbul incontro il presidente turco incontrerà il vicepresidente americano Mike Pence.

"Se i terroristi se ne vanno dalla zona di sicurezza" che la Turchia vuole creare ai suoi confini con la Siria, "l'operazione Fonte di pace finirà", ha detto ieri il presidente turco ai combattenti curdi e ai leader mondiali che "cercano di mediare". Nessuna trattativa, assicura il presidente, perché "non è mai accaduto nelle storia della Repubblica turca che lo Stato si segga allo stesso tavolo di un'organizzazione terroristica". Ma dopo una settimana di raid e scontri che hanno provocato centinaia di morti e almeno 250 mila sfollati, l'offensiva comincia a segnare il passo. Frenata dall'intervento della Russia, che ha scortato l'esercito di Bashar al Assad ai confini dell'area invasa da Ankara, a Manbij e in serata anche a Kobane, città simbolo della resistenza curda contro l'Isis, l'operazione militare vive ore decisive sul piano diplomatico.

La crisi siriana sarà anche sul tavolo del Consiglio europeo in programma oggi a Bruxelles, con Conte. "Domani - ha detto il premier in tarda serata - partirò per il Consiglio europeo: discuterò con gli altri leader e stati membri dell'Ue per prendere tutte le iniziative per una soluzione non militare".


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