La procedura è corretta. La richiesta inoltrata. I requisiti rispettati. Ma all' istante fatidico del pagamento tramite Pos il bancomat sociale istituito dal Governo contro la crisi rivela tutta la propria inadeguatezza, o per meglio dire la propria vacuità: la giovane cassiera non sa come dirlo, le trema la voce, volge lo sguardo altrove, e mentre si vergogna per una colpa non sua pronuncia l'amara sentenza "disponibilità insufficiente, ritenti sarà più fortunato".
Esploso anche a Pescara, il grande bluff della social card vuota ha già mietuto le sue vittime: pensionati, invalidi e persone in stato di grave indigenza dopo l' estenuante trafila burocratica per ottenere la "bellezza" di 40 euro mensili, hanno dovuto fare i conti con la tessera scarica, la pietà dei presenti, l' imbarazzo di commesse e cassieri, la classica "figuraccia" che la psiche plastica del giovane riesce a metabolizzare, e che l' anziano reputa come offesa al proprio onore.
Alla fine dello scorso anno su 1 milione e 300 mila aventi diritto sono state 520 mila le richieste inoltrate, delle quali soltanto 330 mila si sono concluse con l'attivazione della carta acquisti, mentre 140 mila sono state respinte. I 120 euro promessi dal Governo ai pensionati e alle famiglie sulla soglia della povertà, contenenti le 80 euro di arretrati relativi a ottobre e novembre in aggiunta alle 40 previste per dicembre, sembra non siano stati accreditati, con grande mestizia di chi su quei soldi faceva affidamento, e di quanti, operando nei centri di assistenza fiscale dei sindacati non sanno cosa rispondere ai pensionati, alle madri, ai padri di famiglia burlati da una carta sociale che avrebbe dovuto allietare il Natale, e che invece si è rivelata essere l'ennesimo pasticciaccio della burocrazia italiana.
"Ogni giorno riceviamo quattro o cinque persone che vengono a chiederci perché i soldi non ci sono - afferma Silvana Latini, impiegata al Caaf pescarese della Cgil - In tutti i casi si tratta di persone per i quali la procedura è stata seguita in maniera corretta: noi facciamo sempre uno screening completo: se la persona ha depositi bancari o postali, se ha una pensione di invalidità o l’accompagnamento, verifichiamo che tutti i requisiti richiesti esistano. Ma nonostante questo, molti tornano perché il bancomat non è stato caricato. Oggi sono venute quattro persone: tre vedove e un signore con moglie e figli che vivono con una sola pensione".
A dicembre sono stati circa un migliaio i pescaresi che hanno richiesto il bancomat sociale presso il Caaf della Cgil di via Benedetto Croce, 320 le persone aventi i requisiti previsti dal Governo per usufruire della carta, un dato che rispecchia alla perfezione la percentuale nazionale degli aventi diritto, pari al 30-35% del totale di richiedenti. La social card arriva spesso nei tempi, con qualche giorno di ritardo il pin segreto, la difficoltà tuttavia si fa sentire al momento dell'utilizzo: secondo i dati provinciali del sindacato sarebbe stato almeno il 20% degli idonei a trovare la tessera completamente sprovvista di soldi.
Per le forze sindacali almeno una parte della problematica risiede nella scarsità di informazioni diffuse sulla carta acquisti. Come ha spiegato recentemente Concezio Apollonio, responsabile del Caaf pescarese della Cisl, "La social card è stata lanciata con grande enfasi senza fornire informazioni esatte sui requisiti. Molta gente che rientra nei parametri richiesti per il reddito Isee, magari va fuori perché ha ricevuto la quattordicesima a luglio o il bonus incapienti a dicembre.. Per quello che ci riguarda- continua Apollonio- noi trasmettiamo all’Inps la documentazione entro uno o due giorni dal momento in cui lo riceviamo. Il problema è che, alla fine, nessuno si prende la briga di informare il pensionato se avrà o meno i soldi".
LA SOCIAL CARD ALL'ESTERO
Giovanna Di Carlo