Solo una famiglia su 5 riesce a "campare" senza indebitarsi

29 Ottobre 2013   13:02  

Una famiglia italiana su cinque 'galleggia' ed e' costretta a spendere tutto il proprio reddito, mentre quasi una su tre deve intaccare i propri risparmi per tirare avanti. Il dato emerge dalla ricerca curata da Ipsos per Acri in occasione dell'89esima Giornata mondiale del risparmio. Nel 2013, comunque, torna a crescere dopo 3 anni, dal 28 al 29%, la quota di famiglie che sono riuscite a mettere da parte qualche euro, e cala dal 31 al 30% quella dei nuclei in 'saldo negativo'. Secondo i ricercatori, "e' forse il segno che gli italiani sembrano aver trovato un assestamento nella crisi, seppur a prezzo di notevoli rinunce". In totale, pero', le famiglie che si sentono in crisi di risparmio sono in lieve aumento: il 43% contro il 42% del 2012 e il 37% del 2011. 

Italiani pessimisti, per 3 su 4 fine crisi lontana 

La crisi ha toccato il momento piu' nero per le famiglie, ormai esauste dopo 5 anni di sacrifici e difficolta'. E l'orizzonte di uscita dalla crisi continua ad allontanarsi. La diagnosi emerge dall'indagine realizzata da Ipsos per Acri in occasione della 89esima Giornata mondiale del risparmio. A definire assai grave la crisi e' il 91% degli italiani e per 3 su 4 ci vorranno almeno altri 3-4 per tornare a vedere la luce. Per uno su 3 ci vorranno addirittura tra i 5 e i 10 anni per ritrovare i livelli di benessere precedenti. A livello complessivo il 40% degli italiani e' ottimista sul futuro contro un 41% di pessimisti: il saldo negativo di un punto percentuale si confronta con quello positivo di 7 punti percentuali del 2012. 

Negli ultimi anni si e' assistito a un crescente decremento del numero dei soddisfatti circa la situazione economica personale e il dato del 2013 rappresenta il minimo di tutta la serie storica: solo poco piu' di 2 italiani su 5 rispondono affermativamente (il 42% della popolazione), mentre i restanti 3 su 5 lo sono sempre meno (58%). Tendono a scomparire i 'molto soddisfatti': sono appena il 3%. Nel Sud si trova il minor numero di soddisfatti (31% quasi 1 su 3) con una riduzione di 7 punti rispetto all'anno precedente. 
   Intanto, piu' si accumulano anni di crisi e piu' famiglie vengono colpite: indirettamente le difficolta' sono arrivate nel 40% delle case, in generale per la perdita del lavoro (20%) o per il peggioramento delle condizioni dello stesso (il 15% contro il 9% del 2012), ma c'e' anche chi non viene pagato con regolarita' (3%) e chi ha dovuto cambiare occupazione (4%). Le famiglie colpite direttamente, ossia nei percettori di reddito del nucleo familiare, sono invece il 30%, con un incremento di 4 punti percentuali rispetto al 2012 (erano il 26%).

Sono il 26%, percentuale uguale a quella del 2012, le famiglie che segnalano un serio peggioramento del proprio tenore di vita (erano il 21% nel 2011 e il 18% nel 2010), mentre quasi la meta' degli intervistati (il 47% contro il 46% nel 2012) dichiara di avere difficolta' a mantenere il proprio tenore di vita. Il 25% (come nel 2012) ritiene di mantenerlo con facilita' e solo il 2%, cioe' un italiano su 50, dichiara di aver sperimentato un miglioramento del proprio tenore di vita nel corso degli ultimi dodici mesi: nel 2010 erano il 6%, nel 2011 il 5%, nel 2012 il 3%. A fronte di oltre 40 milioni di italiani che registrano un peggioramento della propria situazione economica circa 1 milione di italiani sta meglio di prima. Tra coloro che si sono trovati in maggiore difficolta' rispetto al passato quest'anno ci sono i lavoratori direttivi (dirigenti, manager, professionisti e imprenditori): il 24% di essi ha subito un peggioramento (era il 20% nel 2012). 
   Il presente appare molto buio e avaro di soddisfazioni: per questo gli italiani puntano ad investire nella qualita' della vita futura (57%) a scapito del presente (39%). Il numero dei fiduciosi sul miglioramento del proprio futuro e' inferiore a quello degli sfiduciati (28% gli sfiduciati, 21% i fiduciosi). Ma soprattutto sono i giovani (18-30 anni) a perdere la carica: tra loro gli ottimisti sono scesi in un anno dal 24% al 4%. 
   Un vistoso ritorno di sfiducia riguarda il Paese nel suo insieme: meno di un italiano su 4 e' fiducioso sul futuro dell'Italia (24%), 1 su 2 e' sfiduciato (47%), il 24% ritiene che la situazione rimarra' inalterata, il 5% non sa cosa pensare. Gli sfiduciati sopravanzano quindi di 23 punti percentuali i fiduciosi, contro gli appena cinque punti di gap del 2012.

Aumento Iva ammazzerà la ripresa

L'aumento dell'aliquota Iva "determinera' nei mesi autunnali un'accelerazione del ritmo di crescita annuo dei prezzi al consumo". Lo ha affermato il presidente facente funzioni dell'Istat, Antonio Golini, nel corso di un'audizione sulla legge di stabilita' al Senato. 


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