Stagione teatrale teramana

06 Settembre 2011   16:56  

Martedì 8 novembre ore 21 (Turno A)

Mercoledì 9 novembre ore 17 (Turno C)

Mercoledì 9 novembre ore 21 (Turno B)

Teatro Stabile delle Marche con il Patrocinio dell’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”

CARLO CECCHI

“SOGNO DI UNA NOTTE D’ESTATE”

di William Shakespeare

traduzione di Patrizia Cavalli

scene di Roberto Bivona e Carlo Cecchi

costumi di  Sandra Cardini

luci di Stefano Barbagallo

consulenza musicale di Nicola Piovani

regia di Carlo Cecchi

con Gabriele Portoghese, Davide Giordano, Sofia Pulvirenti Elena Barbara Ronchi, Cecilia Zingaro, Federico Brugnone, Valentina Ruggeri, Cecilia Zingaro, Barbara Ronchi, Simone Lijoi, Sofia Pulvirenti, Silvia D’Amico, Luca Marinelli, Dario Iubatti, Simone Lijoi, Roberto Bivona, Fabrizio Falco

Pianoforte e diatonica, Valentina Rosati  batteria Luca Marinelli

basso elettrico e melody horn Valentina Ruggeri clarinetto Dario Iubatti

flauti Silvia D’Amico, Fabrizio Falco chitarra Gabriele Portoghese

 

Questo spettacolo nacque come saggio di diploma degli allievi attori dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, da me diretto, nel giugno 2009. È stato ripreso al 52° Festival dei due mondi e nell’ambito del progetto Shakespeare in città organizzato dal Teatro Stabile delle Marche.

Si tratta dunque di un gruppo di giovanissimi attori, alcuni dei quali anche musicisti, che affrontano, per la prima volta, l’esperienza di una Compagnia di teatro e di una tournée.

Se per l’Accademia mi ero limitato a fare il regista, nello spettacolo che ora presentiamo vi partecipo anche come attore, recitando la parte del drammaturgo della troupe degli artigiani.

Al di là dell’enorme piacere che io provo a recitare, il mio ingresso nella Compagnia di questi giovanissimi attori è in realtà lo sviluppo naturale di un rapporto umano e professionale che, a partire dalle prime, dure prove del saggio, è cresciuto in maniera piuttosto felice e sorprendente.

Ciò che ci unisce, scavalcando le generazioni, è il teatro: ossia la ricerca di quel rapporto attivo fra attori e spettatori, nell’immediatezza del qui e ora della rappresentazione, che solo il teatro ancora può far vivere.

E trattandosi del Sogno di una notte d’estate, con la complicità divina di William Shakespeare.

Carlo Cecchi

 

Martedì 22 novembre ore 21 (Turno A)

Mercoledì 23 novembre ore 21 (Turno B)

Giovedì 24 novembre ore 17 (Turno C)

Ballandi Entertainment
MICHELLE HUNZIKER

“MI SCAPPA DA RIDERE”

di Riccardo Cassini, Francesco Freyrie, Piero Guerrera, Michelle Hunziker, Giampiero Solari

con la partecipazione virtuale del Mago Forest 

musiche di Leonardo De Amicis

coreografie di Bill Goodson

impianto scenico e luci di Marcello Jazzetti

costumi di Grazia Materia

regia video di Cristina Redini

musicista in scena di Davide Pistoni

corpo di ballo: Dalila Frassanito, Giulia Federico, Martina Grilli, Giovanna D’Angi, Francesca Nerozzi, Margherita Siesto

con la partecipazione in video di Ruggero Brunetti chitarra Roberto Gallinelli basso Matteo di Francesco batteria Fernando Brusco tromba Luca Giustozzi trombone Luca Sbardella sassofono

Claudio Pizzale sassofono Prisca Amori violino Adriana Ester Gallo violino Rosarita Panebianco viola Silvia Di Giulio violoncello Simone Marini fisarmonica e bandoneon

ballerini: Arduino Bertoncello, Giampiero Gencarelli, Piergiorgio Montalesi e Marcello Sacchetta

regia di Giampiero Solari

Che cosa è la risata? Uno sfogo, una reazione nervosa del nostro organismo? Guardando Michelle

Hunziker si direbbe che la risata è il suo vero modo di comunicare. A Michelle scappa sempre da

ridere, quando è triste e quando è malinconica.

La risata è il suo mantra, una formuletta magica, il bidibi bodibi bu che spalanca le porte del suo

carattere.

Se esistesse una favola di Michelle Hunziker, comincerebbe certamente con una risata. Una risata

così cristallina da scatenare un uragano, capace di trasportare lo spettatore in un mondo inatteso di

aneddoti sorprendenti, dove nessuno - soprattutto lei - si prende mai sul serio.

Ma siccome una favola di Michelle non esiste lei prova ad inventarsela a teatro e per farlo parte

dalla sua vita vera, la sua infanzia, le sue passioni, i suoi principi azzurri e le sue streghe cattive.

E nella scatola magica del teatro le sue storie e il suo carattere ispirano frammenti di fiabe, i suoi

racconti diventano schegge di musicali, le favole note si trasformano nelle vere storie della sua vita,

in un gioco continuo di contaminazioni e di ribaltamenti visivi.

Michelle interagisce con situazioni e personaggi che le appaiono continuamente in scena, con la

musica e con i ballerini ma soprattutto interagisce con se stessa. E naturalmente mentre fa tutto

questo, come sempre… le scappa da ridere.

 

Martedì 6 dicembre ore 21 (Turno A)

Mercoledì 7 dicembre ore 17 (Turno C)

Mercoledì 7 dicembre ore 21 (Turno B)

Teatro Eliseo

“NAPOLETANGO”

musical latino-napoletano

con un tema originale di Luis Bacalov

scene e costumi di Carlo De Marino

luci di Umile Vainieri

colonna sonora a cura di Harmonia Team

con musiche originali di Davide Mastrogiovanni

aiuto regia di Domenico De Santi

con Stefano Capitani, Susy Del Giudice, Sergio Di Paola, Cristina Donadio,

Barbara Folchitto, Antonio Gargiulo, Elena Gigliotti, Cristina Messere,

Francesco Moraca, Pablo Moyano, Raffaele Musella, Matteo Nicoletta,

David Paryla, Giorgio Pinto, Caterina Pontrandolfo, Dora Romano,

Marcela Szurkalo, Nella Tirante, Luca Trezza

ideato e diretto da Giancarlo Sepe 

La famiglia Incoronato è famosa a Napoli e sul territorio della regione. Essa si sposta come un chiassoso circo familiare, viene chiamata per cerimonie religiose e feste di paese. È la prova vivente della specializzazione dell’artista, e la specializzazione è il tango. Non il walzer, non la samba, non il fox-trot o il liscio, ma il divino, tragico e sensuale tango argentino. Come lo abbia imparato e da chi è un vero mistero.

Sta di fatto che ormai da quattro generazioni la famiglia Incoronato detta legge in materia.

Una famiglia allargata da sempre nuovi elementi. Tutti che ballano il tango, a Napoli, ed è subito Napoletango. È il trionfo della vita sull’accademismo, della bruttezza sulla bellezza, del sangue versato per amore, contro i sentimenti prudenti e intimisti. La famiglia si esibisce in balere, in caffè, in stazioni ferroviarie, circhi, palestre, attraverso filastrocche, canti della terra, canzoni patriottiche, danze ritmate dai propri sentimenti urgenti, necessari. Come dire: la vita è un grande tango che si svolge dalla mattina alla sera. Lo spettacolo è un inno alla vita senza i freni della cultura borghese e senza la ricerca affannosa della bellezza, oggi la vera discriminante tra ciò che conta e ciò che va buttato via.

Diciannove attori che cantano e ballano e suonano musica dal vivo e musica registrata, canti, gastronomia, suoni e fuochi artificiali.

 

Martedì 10 gennaio ore 21 (Turno A)

Mercoledì 11  gennaio ore 17 (Turno C)

Mercoledì 11 gennaio ore 21 (Turno B)

PeepArrow – Massimo Romeo Piparo

MASSIMO GHINI

CESARE BOCCI

“LA CAGE AUX FOLLE (IL VIZIETTO)”

di Jerry Herman e Harvey Fierstein

tratto dalla commedia omonima di Jean Poiret

traduzione e adattamento di Massimo Romeo Piparo

costumi  di Nicoletta Ercole

scene di  Gianluca Amodio

luci di  Daniele Ceprani

suono di Luca Finotti

direzione musicale di Emanuele Friello

coreografie di Bill Goodson

produzione esecutiva di Francesca Piparo

adattamento liriche di Francesca Nicotra

aiuto regia di  Andrea Palotto

cast Massimo Romeo Piparo

ufficio stampa Eventi Made In Italy /F. Fresa & L. Fattore

immagine e marketing Giovanni Scarfini

sponsorizzazioni Comunicare In Teatro

realizzazione costumi Sartoria D’Inzillo

con Albin Zazà, Russell Russell, Edoardo Sala, Cristian Ruiz Laurent, con la partecipazione di Crescenza Guarnieri

solisti Chiara Scipione, Gloria Miele, Andrea Palotto, Anna Jaqueline Francis

con le scatenatissime Cagelles Daniele Amenta, Giammarco Capogna, Mauro De Palma, Sebastian Gimelli Morosini, Ado Mamo, Mirko Ranù, Jacky Romano, Giovanni Scura, Salvador Axel Torrisi, Nicola Zamperetti e con Chiara Barbagallo, Debora Boccuni, Michela Maltoni

regia di Massimo Romeo Piparo

La cage aux Folles” è un Musical americano del 1983 di Jerry Herman (musica e testi) e Harvey Fierstein (libretto). È un adattamento dell'omonima opera teatrale francese di Jean Poiret del 1973 dalla quale era stato tratto nel 1979 il film “Il Vizietto”.

Il Musical debuttò il 21 agosto del 1983 e chiuse il 12 novembre 1987 dopo 1761 repliche. La regia dello spettacolo fu affidata a Arthur Laurents e le coreografie a Scott Salmon. I protagonisti furono interpretati da Gene Barry e George Hearn. La produzione londinese aprí il 7 maggio 1986 e rimase in scena 8 mesi.

Fra le canzoni più popolari di questa produzione meritano menzione The Best of Times e soprattutto I Am What I Am ("sono quel che sono"), un inno alla "diversità" ("questo è il mio mondo, / quindi ci voglio un pizzico di orgoglio"), divenuto celeberrimo anche fra il grande pubblico grazie all'interpretazione di numerosi cantanti, in primo luogo per la versione disco di Gloria Gaynor, che ha avuto un ottimo successo di pubblico.

La storia narra la vicenda di Renato e del suo compagno Albin: gestiscono uno sfavillante locale notturno per travestiti a Saint Tropez, dove Albin si esibisce come drag queen con il nome d'arte di "Zazà". I due, che vivono insieme da oltre 20 anni, hanno cresciuto assieme Laurent, figlio di Renato, nato da una fugace relazione eterosessuale con una ballerina.

La tranquilla vita dei due viene però messa a dura prova quando Laurent annuncia di essersi fidanzato con la figlia di un politico reazionario e ultra-conservatore e che, in occasione della visita dei futuri suoceri, desidererebbe che Albin non fosse presente, per non fare cattiva impressione sul futuro suocero. Da qui ha inizio una serie di equivoci comici, che movimentano la vicenda fino a una conclusione a sorpresa.

La produzione originale del 1983 vinse 6 Tony Award (gli Oscar del Musical), tra cui Miglior musical. Tony Award alla riedizione del 2010 come “Best Revival”.

“Il Vizietto” è un film di Edouard Molinaro del 1978, adattamento cinematografico di una commedia di Jean Poiret messa in scena nel 1973 e replicata per cinque anni consecutivi al Palais Royal di Parigi. Uno dei due protagonisti maschili, l'attore Michel Serrault, conserva il proprio ruolo anche nel film, mentre il personaggio di Jean Poiret viene qui interpretato dal grande Ugo Tognazzi. Si tratta di una furba e accattivante commedia che conta soprattutto sulla bravura di Serrault (nella versione italiana doppiato da Oreste Lionello), straordinario per sottigliezza e sensibilità, e di Tognazzi che dipinge uno strepitoso Renato sempre raffinato e ironico senza mai scadere nella macchietta. Digestivo fin che si vuole, è uno dei più importanti film “politici” degli anni '70. Grande successo internazionale di pubblico: 3 candidature all'Oscar (sceneggiatura, i costumi di PIERO TOSI, scenografie), César francese, David di Donatello, Globo d'oro per Serrault. 2 sequel: Il vizietto II (1980) e Matrimonio con vizietto (1985).

Liberamente rifatto a Hollywood con Piume di struzzo (1996), in cui i ruoli di Tognazzi e Serrault sono ricoperti rispettivamente da Robin Williams e Nathan Lane.

 

Giovedì 26 gennaio ore 21 (Turno A)

Venerdì 27 gennaio ore 17 (Turno C)

Venerdì 27 gennaio ore 21 (Turno B)

Teatro Vittoria/Attori & Tecnici

 “TRAPPOLA PER TOPI”

di Agatha Christie

traduzione di Edoardo Erba

scene di Alessandro Chiti

costumi di Isabella Rizza

musiche di Pino Cangialosi

luci di Emiliano Baldini

regia di Stefano Messina

con Stefano Altieri, Annalisa Di Nola, Stefano Messina, Carlo Lizzani, Massimiliano Franciosa, Roberto Della Casa, Silvia Siravo, Elisa Di Eusanio

“Quando ho letto il copione di Trappola per topi – racconta Stefano Messina - sono rimasto affascinato dalla capacità drammaturgica della scrittrice. E’ una miscela perfetta di suspense, thriller e comicità e portarlo in scena è stata una sfida. Ho voluto ricreare il non detto e i giochi di sguardi, di cui è farcito il testo, per ricreare quell’atmosfera un po’ retrò e la tensione psicologica che cresce scena dopo scena. Mi sono imposto di non tradire la scrittrice e così ho scelto di non darne una lettura simbolica. Ho preferito il tradizionale al contemporaneo a tutti i costi. Credo, infatti, che per far funzionare questo perfetto congegno sia necessario lasciarsi trasportare dal clima, dal periodo in cui è stato scritto.” E così gli spettatori si ritrovano in una vecchia casa inglese, adattata a locanda, e sentono l’odore dei mobili, dei tappeti, del camino, lo scricchiolio delle scale di legno e il cigolio delle porte. Siamo negli anni ’50 in pieno clima londinese, quando nella locanda di Castel del Frate, i giovani albergatori Mollie e Giles Ralston affrontano una drammatica avventura assieme a cinque eccentrici clienti. Tutti sembrano avere qualcosa da nascondere, mentre un efferato omicidio compiuto a Londra sembra stranamente collegato con la locanda.

Nel frattempo all’isolamento ambientale, dovuto a una bufera di neve, si aggiunge quello acustico. Le linee telefoniche s’interrompono e le strade sono bloccate. Grazie alla sua abilità di sciatore, il sergente Trotter della polizia di Scotland Yard riesce ad arrivare a Castel del Frate. Il poliziotto deve tutelare la loro incolumità e risolvere il mistero, ma il suo arrivo destabilizza tutti. Appare chiaro che tra di loro si cela l’assassino psicopatico che ha già ucciso una donna a Londra e che potrebbe colpire ancora. Ma sotto quale travestimento si maschera il colpevole? Perché l’assassino si trova proprio in quel piccolo albergo, lontano dal mondo? Toccherà al sergente Trotter individuare il misterioso omicida intenzionato a colpire ancora?

Rappresentato per la prima volta il 25 novembre del 1952 nel West End a Londra, Trappola per topi, oltre ad essere un capolavoro della letteratura, è lo spettacolo più replicato della storia del teatro. E’ stato rappresentato ininterrottamente per 55 anni a Londra, con numerose repliche in giro per il mondo, in 45 Paesi diversi avvalendosi della traduzione in 24 lingue. Un record difficilmente eguagliabile, merito del genio creativo di Agatha Christie che, quando adattò per il teatro il racconto Tre topolini ciechi, seppe creare un giallo insuperabile, in cui ironia e suspence si fondono alla perfezione. La stessa scrittrice, che faticava a spiegarsi un simile successo, definiva così il suo capolavoro: “è il tipo di commedia alla quale si può portare chiunque. Non è proprio un dramma, non è proprio uno spettacolo dell'orrore, non è proprio una commedia brillante, ma ha qualcosa di tutte e tre e così accontenta la gente dai gusti più disparati”.

 

Martedì 7 febbraio ore 21 (Turno A)

Mercoledì 8 febbraio ore 21 (Turno B)

Giovedì 9 febbraio ore 17 (Turno C)

Khora.teatro

ALESSANDRO PREZIOSI

“CYRANO DE BERGERAC”

di Edmond Rostand

regia di Alessandro Preziosi

Rostand è forse l'ultimo dei romantici, a metà strada tra Victor Hugo e Victorien Sardou, l’intento è quindi di costruire una commedia tenera e romantica, tutta puntata sul ritmo, che rifugga il monumentale e il fastoso, ma soprattutto coinvolgente come solo il personaggio di Cyrano sa essere, capace com’è di gridare e di piangere con eguale convinzione,  e senza privare di risalto e spessore agli altri personaggi, spesso distrattamente appiattiti, dando un’opportunità a giovani talenti emergenti

Khora.teatro con la scelta del Cyrano prosegue nel solco del fortunato allestimento dell’Amleto nel portare in scena un grande classico del teatro rivolta ad un vasto pubblico popolare, pur strizzando come sempre l’occhio nel confezionamento editoriale ai giovani, che realizza in pieno l’obbiettivo  di sintesi di parola e immagine, un’opera per antonomasia del teatro di parola , ma per così dire “lirica” dove la parola sostituisca la musica.

La traduzione scelta è quella della ormai classica  in versi martelliani di Mario Giobbe, cruciale in memorabili allestimenti come quello di Gino Cervi del 1953.

Nell’allestimento di Khora.teatro lo scontroso spadaccino, dal mostruoso naso, anche se ogni allusione metaforica  pare essere scomparsa, o quantomeno relegata nella fase di costruzione del personaggio, è interpretato da Alessandro Preziosi, reduce dai successi televisivi e cinematografici, ma soprattutto dal percorso intrapreso con Amleto, che raccoglie la sfida tutta teatrale di mettere in scena lo scrittore e poeta perennemente in bolletta dall'irresistibile e  vitale creatività, che ama mettere in ridicolo i suoi nemici con la straordinaria  abilità della spada, leggendaria  almeno quanto la lingua, tutta giocata tra trovate comiche e i giochi di parole, pur raggiungendo tra le vette più alte della poesia ottocentesca.

La produzione oltre che  dallo stesso Alessandro Preziosi, come in tutti gli allestimenti di Khora.teatro è curata da Aldo Allegrini e Tommaso Mattei.

 

Giovedì 16 febbraio ore 21 (Turno A)

Venerdì 17 febbraio ore 17 (Turno C)

Venerdì 17 febbraio ore 21 (Turno B)

Fondazione Teatro Due/Teatro Stabile del Veneto

ELISABETTA POZZI

”TUTTO SU MIA MADRE”

di Samuel Adamson* 

basato sul film di Pedro Almodóvar

traduzione di Giovanni Lombardo Radice

scene di Antonio Panzuto

costumi di Gianluca Falaschi

luci di Alessandro Verazzi

suono di Daniele D’Angelo

regia di Leo Muscato

con Elisabetta Pozzi, Alvia Reale, Eva Robin’s, Paola Di Meglio, Alberto Fasoli , Silvia Giulia Mendola, Giovanna Mangiù, Alberto Onofrietti

 *prodotto per la prima volta al The Old Vic Theatre di Londra da Daniel Sparrow, Neal Street Productions, The Old Vic Theatre Company, Dede Harris & DRB Productions

Tutto su mia madre è il film capolavoro scritto e diretto da Pedro Almodóvar nel 1999 al vertice della sua maturità artistica. È una dedica “a tutte le attrici che hanno interpretato delle attrici, a tutte le donne che recitano e a tutte le persone che vogliono essere madre”.

Il forte appeal teatrale di questo testo è già stato colto dall’Old Vic Theatre di Londra che nel 2007 ne ha prodotto una messa in scena. Il testo, basato sulla sceneggiatura originale di Almodóvar, è stata adattato per il teatro da Samuel Adamson.

Si parla di maternità, paternità, omosessualità, uomini che diventano donne, padri che diventano madri. Si parla fortemente di teatro, cinema e scrittura; di malattia, di droga, aids, di trapianti, donazione di organi, d’amore e di morte. Un dolore di fondo, filtrato da una visione ironica dell’esistenza stessa. L’incrocio di questi temi sarebbe potuto diventare un guazzabuglio senza pari. Nelle mani di Almodóvar, invece, ogni cosa si concatena perfettamente, nella vita di tutti quei personaggi che Manuela, la protagonista, incontra nel suo viaggio.

L’elemento dominante nel testo di Adamson è la metateatralità, si tratta di un grande omaggio al teatro e all’arte degli attori. Il nostro spettacolo si fonda sul linguaggio specifico del teatro e chi vorrà venire a vederlo dovrà cercare di rimuovere (solo per due ore) i ricordi e la passione che lo straordinario film di Almodóvar gli avrà procurato. Il risultato non potrà che essere diverso, ma abbiamo fiducia che possa essere altrettanto emozionante.

Manuela, la protagonista della nostra storia, ha un’esistenza decisamente poco ordinaria. Nel corso della sua vita ha fatto tante scelte, una più difficile dell’altra: quella di rimanere accanto all’uomo che amava anche dopo la trasformazione che l’ha portato ad avere un paio di tette più grosse delle sue; quella di fuggire lontano, sparire senza lasciare traccia di sé, nel momento in cui si rende conto di essere incinta. Quella di crescere suo figlio Esteban da sola, di non dirgli nulla di suo padre, chi fosse, cosa facesse né il perché della sua assenza…

Ma un giorno suo figlio la mette con le spalle al muro ed esige da lei le risposte a tutte le domande che da diciassette anni gli risuonano in testa. Manuela si rende conto di non poter più fuggire e gli fa una promessa, quando però è il momento di mantenerla è ormai troppo tardi, improvvisamente è un’altra vita. Manuela scappa di nuovo. Un profondo senso di colpa la porta a intraprendere un viaggio, a confrontarsi col passato e andare alla ricerca di quel padre, a cui poter finalmente raccontare tutto di suo figlio. In questo viaggio incontra altre donne in bilico sul ciglio della vita, ognuna col suo dolore che gli morde in petto, ma tutte con una visione ironica della propria esistenza, una sorta di basso continuo in questa sinfonia per anime sole.

Incontra la famosa attrice Huma Rojo, un’icona per suo figlio Esteban, e scopre che nella vita privata è un’anima in pena, alla continua rincorsa di un amore malato verso una ragazza molto più giovane di lei, Nina, fragile, in fuga da ogni cosa, prima di tutto da se stessa. Incontra Suor Rosa, un’anima complicata che non vuole rinunciare a credere all’esistenza di un amore incondizionato che non si aspetti nulla in cambio. In parallelo Rosa vive il conflitto con sua madre, una donna apparentemente anaffettiva, ma che in realtà è soltanto indurita dalla vita. E incontra Agrado, travolgente amica trans, spirito franco, convinto che nella sua vita di autentico ci siano soltanto i sentimenti e il silicone.

Manuela diventa necessaria a ciascuna di loro e in qualche modo inizia a imparare di nuovo a fare cose che possano durare nel tempo.

Lo spettacolo sta a una certa distanza dal film: il testo di Adamson ha un andamento quasi onirico ed Esteban diventa una figura Kantoriana, una specie di Virgilio che prende lo spettatore per mano e gli fa fare un viaggio nel suo taccuino, un luogo in bilico fra la realtà e l’immaginazione, in cui sono appuntate tutte le idee per scrivere un’opera teatrale su sua madre e il cui titolo sarebbe appunto Tutto su mia madre.

Sono tanti i temi affrontati in questa storia. Si parla di maternità, paternità, omosessualità, uomini che diventano donne, nonne che diventano madri. Si parla fortemente di teatro, cinema e scrittura; di malattia, di droga, aids, di trapianti, donazione di organi, d’amore e di morte. Un dolore di fondo, filtrato da una visione ironica dell’esistenza stessa. E alla fine viene fuori un modello di famiglia anticonvenzionale, in cui l’unica cosa che conta e l’amore che si è in grado di dare a un’anima innocente.

È il trionfo dei grandi sentimenti, basterebbe spingere appena il pedale del pathos per scivolare nel “melodrammatico”, ma a fare da paracadute c’è il gioco, la leggerezza, l’ironia e il ritmo serratissimo. L’opera teatrale, ancora più del film, è un grande omaggio alle donne, al teatro e all’arte delle attrici. E non tanto per le citazioni dal film Eva contro Eva, o per le scene ambientate fra camerino e palcoscenico su cui Huma Rojo recita Un tram chiamato desiderio, quanto per l’alternanza di momenti di autenticità, a momenti in cui si sospende la credibilità e lo spettatore è indotto alla riflessione.

Perché in quest’epoca buia il teatro rimanga un luogo dentro cui poter ricostruire le domande alle mille risposte che pensiamo di possedere; perché aiuti l’uomo a stare con l’uomo; lo incoraggi a prendere parte a una comunione, a un rito collettivo; perché attraverso lo spaesamento e lo spiazzamento dai luoghi comuni possa capire cosa diavolo sta succedendo in questo mondo.

Se il teatro non si riappropria di questa necessità, rischia di livellarsi a un mistificante modello d’intrattenimento televisivo, ripetitore di ovvietà.  E a quel punto, chi sta facendo di tutto per affossare quest’arte, si sentirà autorizzato a credere di aver avuto ragione di farlo.

Quando ci limitiamo - saggiamente - a ciò che ci pare possibile, non avanziamo mai di un passo.

Questo lavoro è dedicato a chi persegue l’obiettivo di fallire in imprese sempre più grandi.

Leo Muscato

Lo humor e il dolore dell’originale trovano qui una prosecuzione naturale e il gruppo delle attrici principali è splendido. La regia del giovane Leo Muscato ha una virtù: dà la priorità alla parola, propone una drammaturgia minima però efficace e offre alle attrici ottime possibilità di mettersi in luce.

Miguel Mora, El pais

Tutto su mia madre nella riscrittura di Samuel Adamson e la regia ideativa e misurata di Leo Muscato, si rivela un commovente, divertente e coinvolgente sistema di scatole cinesi di segni e significati: sulla dialettica maschile-femminile, sulle dinamiche del sesso e del sentire, sull’essere e sull’apparire. E nella scatola più nascosta vi è la donna. Uno spettacolo ben recitato da tutti gli attori da Alberto Onofrietti a Alberto Fasoli a Paola Di Meglio. Elisabetta Pozzi è bravissima nel dare una verità mai ovvia, carnale e intensa a Mnuela. Brava anche Alvia Reale, la diva disperata e sola. Eva Robin’s è una Agrado splendidamente amante della vita in uno spettacolo che della vita ha il sapore aspro, dolce e eccessivo.

Magda Poli, Corriere della sera

 Anche chi non ama il melò, si è emozionato davanti alla riscrittura di Tutto su mia madre di Samuel Adamson dal film di Almodóvar, a ogni ingresso di Esteban, figlio morto diciassettenne di Manuela, mamma che lo evoca in un’odissea identitaria di solidarietà, riservando, pure lei lati toccanti. Il pregio del lavoro del Teatro Due e dello Stabile Veneto è di far sentire la dignità di sessi, malattie, paternità/maternità e sentimenti, con una regia di Leo Muscato che valorizza l’immaginario.

Rodolfo Di Giammarco, La Repubblica

Arrendendosi al fatto che la maggior parte dei migliori scrittori per lo spettacolo si sia modernamente dedicata al cinema, il teatro ripropone il cinema coi propri mezzi, e talvolta con risultati non banali. L’Ultimo caso è l’adattamento di Samuel Adamson dal premiatissimo film di Almodóvar Tutto su mia madre, ottimamente tradotto da Giovanni Lombardo Radice e diretto da Leo Muscato.

Eccellenti interpreti tra cui Elisabetta Pozzi e Alvia Reale, tengono sobriamente testa al loquace trans della irresistibile Eva Robin’s.

Masolino D’Amico, La Stampa

 

Martedì 13 marzo ore 21 (Turno A)

Mercoledì 14 marzo ore 21 (Turno B)

Giovedì 15 marzo ore 17 (Turno C)

Festival di Spoleto/Fondazione Rizzoli-Corriere della Sera, Compagnia Mauri Sturno

MONICA GUERRITORE

"MI CHIEDETE DI PARLARE"

con Lucilla Mininno

la voce di una giornalista è di Emilia Costantini

la voce di Francois Pelou è di Rachid Benhadj

elaborazione del progetto in memoria di Oriana Fallaci, ricerca e raccolta materiali biografici di Emilia Costantini

progetto luci di Pietro Sperduti

direttore di scena Andrea Duilio Sorbera

responsabile audio Paolo Astolfi

capo elettricista Marco Marcucci

scenografia di Monica Guerritore

costumi di Graziella Pera e Monica Guerritore

sartoria D’Inzillo/Roma

effetti speciali di Roberto Paglialunga

collaborazione alla regia e autore video Enrico Zaccheo

scritto e diretto da Monica Guerritore

Immagino una folle, piccola donna, nella sua solitudine... Chiusa nella sua casa di New York dove non faceva entrare nessuno  e che una grande giornalista come l’Annunziata descriverà con un’immagine di grande potenza un disordine che inquieta, una donna sola, un tappeto di  cicche di sigarette per terra..”

Quella Oriana per sempre tenuta nascosta,  nell’ ombra  doveva permettere al Mito, all’Altra  di vivere: la  grande Giornalista, la Fallaci.

“..non guardatemi..” chiederà gentilmente alla fine del mio spettacolo. “..non guardatemi morire”. Così Oriana è riuscita a salvaguardare il Mito Fallaci  . E lasciare a noi solo la  possibilità di fare delle ipotesi sulle  contraddizioni di una grande, rabbiosa, folle  donna. La più grande e la più odiata. La prima cronista di guerra. Il palcoscenico ci aiuterà... Non c’è luogo più del palcoscenico dove non si possa mentire. Nessun luogo (checché ne pensino molti..)

“Una donna non muore se da un'altra parte, un'altra donna , riprende il suo respiro” dice Helene Cixous.

Voglio riprendere il suo respiro. Per capire”.

Monica Guerritore

 

Martedì 5 aprile ore 21 (Turno A)

Mercoledì 6 aprile ore 17 (Turno C)

Mercoledì 6 aprile ore 21 (Turno B)

Il Sistina

MANUEL FRATTINI

“PETER PAN”

ispirato al romanzo di J.M.Barrie
musiche di Edoardo Bennato
regia di Maurizio Colombi

Torna in scena lo spettacolo rivelazione delle passate stagioni.

Un musical nuovo, divertente, spumeggiante, coloratissimo: Peter Pan. Tratto dal capolavoro di James Matthew Barrie, questo musical vede in scena una compagnia di 25 artisti che, diretti da Maurizio Colombi, si muovono sulle trascinanti musiche dell’album “Sono Solo Canzonette” di Edoardo Bennato, appositamente riarrangiate per l’occasione.

“Peter Pan il Musical” è uno spettacolo di grande impatto visivo e sonoro, immerso in una atmosfera incantata, dove i duelli tra Peter Pan e i pirati di Capitan Uncino continuano a  far sognare grandi e bambini. Ad appassionare gli spettatori le entusiasmanti coreografie acrobatiche, lo sbarco della nave pirata ed il personaggio di Trilly, realizzato con tecnologie laser. Uno spettacolo dove sognare non è possibile ma reale.

Orario spettacoli

Turno A (serale): ore 21

Turno B (serale): ore 21

Turno C (pomeridiano): ore 17

 

Abbonamento spettacoli (9 rappresentazioni – Turni A, B e C)

PLATEA A intero 200,00 euro ridotto 170,00 euro

PLATEA B intero 160,00 euro ridotto 140,00 euro

GALLERIA A intero 110,00 euro ridotto 95,00 euro

GALLERIA B intero 85,00 euro ridotto 70,00 euro


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