Sviluppo, Marcegaglia: "L'Abruzzo paga l'instabilità politica"

24 Febbraio 2011   11:03  

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Emma Marcegaglia ha scritto una lettera agli abruzzesi che sara' pubblicata sul primo numero di La Domenica d'Abruzzo, che sara' sabato in edicola. Ecco il testo.

"Cari Amici abruzzesi, ogni giorno giro per l'Italia, per parlare con gli amici imprenditori e per confrontarmi con loro sulle difficolta' di questa crisi che non passa. Dal mio punto di osservazione, che e' certo un punto privilegiato, noto che c'e' dappertutto una voglia forte di reagire, di riprendere il cammino dello sviluppo e della crescita. Anche l'ultimo incontro con gli imprenditori abruzzesi, mi ha confermato in questa convinzione. E mi ha dato anche un'altra conferma, purtroppo. Piu' si scende dal Nord e piu' la situazione si fa difficile.

La vostra regione, in particolare, paga un lungo periodo di instabilita' politica, paga la tragedia del terremoto e il ritardo degli ultimi dieci anni. Perche', per paradosso, questa regione che per la sua crescita era uscita dall'Obiettivo uno, si trova adesso ad affrontare gli stessi problemi di quando era Regione del Sud. E deve farlo a incentivi europei ridotti. Questa situazione pesa sul mondo del lavoro, che e' quello dell'impresa e quello dei dipendenti. Non ho imbarazzo a dirlo, anzi ho l'orgoglio di dirlo, l'Abruzzo in questi anni ha retto grazie al coraggio e all'impegno dei suoi imprenditori che hanno affrontato il grande mondo della globalizzazione, si sono fatti carico dell'innovazione, sono andati a cercarsi nuovi mercati. Hanno cioe' fatto lo sforzo maggiore per produrre ricchezza. E' stato un grande sforzo che ha visto l'impegno comune di tutta l'industria abruzzese. Nel 2009, il 30 per cento del PIL abruzzese e' stato prodotto dal comparto industriale, che e' una cifra da confronto con le regioni dell'Italia settentrionale".

"Questo - prosegue Marcegaglia - dice che qui c'e' un tessuto resistente e che ancora, pur con qualche strappo, resiste alla rassegnazione della crisi. Certo non mancano i problemi, che sono un po' quelli dell'intero Paese: una tassazione iniqua sulle imprese e sul lavoro, l'eccessivo costo dell'energia, una mancanza inaccettabile di infrastrutture.

Tre questioni - ma ce ne sono altre - che frenano la crescita e scoraggiano l'investimento in Abruzzo come altrove. Tutto questo ha, naturalmente, una ricaduta negativa sull'occupazione: la perdita di posti ha superato qui le trentamila unita'. Il che e' una conseguenza diretta della poca competitivita' delle aziende. Conosco i vostri punti di crisi e le legittime rivendicazioni dei lavoratori. Ma se le imprese non sono messe in condizioni di lavorare, le conseguenze ricadono su tutta la societa'.

Oggi la concorrenza e' col mondo intero, con Paesi come Cina e Brasile che producono ricchezza a basso costo e ci mettono fuori mercato. Dobbiamo dirci chiaro che competere significa lavorare di piu', primo passo verso un miglioramento dei salari, oggi depressi dalla crisi, e piu' ancora da tasse e imposte ormai fuori controllo. Ma il lavoro non bastera', se il governo e la politica non faranno la loro parte per mettere le aziende in condizione di competere. Non chiediamo incentivi, chiediamo riforme strutturali che ci mettano in condizioni di parita', almeno in partenza, con i nostri partner europei.

Chiediamo politiche fiscali sostenibili, politiche per la famiglia. E chiediamo che il governo faccia il suo lavoro di governare, dopo mesi passarti a parlare d'altro. La stessa domanda di governo arriva dal Nord e dal Sud senza distinzioni. Il momento non e' facile e la fine del tunnel non sembra vicina. Posso dire pero' che la fiducia degli imprenditori non e' venuta meno. L'ho notato anche in Abruzzo. Mi sembra una buona base di partenza. Penso che tutti insieme ce la possiamo fare. E' la mia convinzione ed anche il mio augurio".


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