Tagli del governo: rischio chiusura scuole nei piccoli comuni

08 Settembre 2008   12:56  

di Tiziano Viani*

 

“I tagli di spesa previsti nella manovra economica da questo governo sulla scuola annunciati all’inizio dell’estate, avevano già destato non poche perplessità fra i sindacati, gli insegnanti, i genitori e tutti quelli che operano nel comparto dell’istruzione pubblica.

Lo schema non è nuovo, ci aveva già provato il Ministro Moratti attraverso una riforma che, basata sull’idea di un impianto federalista dell’istruzione e la “liceizzazione” del sistema (distinguendo scuole di serie A (i Licei) da quelli di serie B (gli Istituti Professionali) di fatto tagliava franchigie e risorse soprattutto agli istituti professionali, aumentando i finanziamenti alle scuole private.

I provvedimenti del governo oggi confermano l’intento di incrementare di un punto il rapporto alunni/docenti (dal 8.9% al 9.9%) per accostarlo (così dicono agli standards europei provocando pesanti riduzioni di organico del personale docente ed effetti dirompenti sulle scuole per le gravi situazioni che si verranno a creare: aule super affollate, mancato rispetto delle norme di sicurezza, abbassamento dei livelli di apprendimento, possibile aumento della dispersione scolastica, difficoltà di integrazione degli alunni stranieri; in particolare le scuole dei piccoli comuni, in base a i nuovi parametri, dovranno essere chiuse o accorpate, con conseguente, disagio per le famiglie, in molte scuole poi, soprattutto periferiche, mancano finanche i banchi, le lavagne, le strutture sono fatiscenti, i servizi igienici rasentano l'impossibile altro che computer e internet tanto invocati in campagna elettorale (in Italia sono una scuola su sei ha un collegamento ad Internet e solo una su dieci ha un proprio sito informativo).

Viene inoltre conformata la riduzione del17% della dotazione organica 2007/08 del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario da effettuare nel triennio 2009/11.

Questo taglio, oltre a penalizzare una categoria che rappresenta una componente determinante per la scuola dell’autonomia, pregiudicherà il regolare funzionamento di molte istituzioni scolastiche che già hanno dovuto far fronte in questi anni alla carenza di personale e ai bilanci in rosso.

Questi provvedimenti oltremodo insopportabili previsti per la scuola, che non solo dimostrano quale considerazione il governo “Berlusconi” abbia della Pubblica Istruzione, verranno ulteriormente inaspriti, come emerge dalla volontà espressa dal Ministro Gelmini, di tornare al maestro unico nella scuola primaria, tagliando 87.000 posti di lavoro e non dando nessuna certezza sul mantenimento del tempo pieno.

Sono convinto che sia giusto eliminare gli sprechi, in un’ottica di complessiva razionalizzazione e ottimizzazione della spesa pubblica, e come centro-sinistra abbiamo anche proposto percorsi concreti e fattibili come la lotta all’evasione fiscale, al lavoro nero e a quello minorile, l’abolizione dei monopoli, etc. ma siamo altrettanto convinti che nella scuola sprechi non ce ne siano è che è impossibile tagliare e solo tagliare risorse che risultano fondamentali per il suo buon funzionamento.

La stabilizzazione del personale, il riconoscimento del ruolo sociale degli operatori scolastici e una giusta valorizzazione delle loro retribuzioni per adeguarle ai parametri europei, credo siano obiettivi primari e sui collocano nell’ambito di una più ampia azione finalizzata al recupero della serietà degli studi e della autorevolezza della scuola italiana nel contesto europeo e internazionale”.

 

Capogruppo Pd Comune di Chieti


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