Tagliacozzo,cenni storici e turistici

09 Luglio 2012   10:53  

Tagliacozzo a 730 m. s.l.m. è uno dei più rinomati centri turistici della provincia dell’Aquila ai margini della pianura che nel 1268 fu teatro della battaglia tra Carlo I d’Angiò e Corradino di Svevia.
Fondata dai popoli di Carsoli, secondo uno storico fu così chiamata perché taglia in mezzo il gozzo ossia la gola di due alti monti dirupati; secondo altri il nome deriva dallo stemma del comune, che rappresenta due re che si spartiscono una clamide (mantello) alludendo ad una divisione bonaria di territorio fra i Marsi e gli Equi, fatta con giustizia ed equità: “Talis Aequitas ”; onde “Taliequitium”, Tagliacozzo. Vi si trovano tracce di varie epoche. I primi signori furono i Berardi. Nel 1239 il feudo passò ai De Ponte o De Pontibus i quali la possedettero fino al 1292. Nel 1294 ne furono investiti gli Orsini.
Il nostro itinerario inizia da Piazza Duca degli Abruzzi su cui prospetta la chiesa dell’Annunziata con portale del 1475 (proveniente da un’ altra crollata) che si affaccia sulla piazza dove è il monumento ai caduti. L’interno è a volta di botte, tipo basilicale con alcune pale di altari, artisticamente dipinti a mano. Il portale, molto elegante, proviene dalla diruta chiesa di S. Giovanni Spallato.
Prendendo a destra si arriva all’ogivale Porta dei Marsi e si passa in piazza Argoli-Ruota, con l’imponente palazzo omonimo del ‘500, quindi a destra, nella suggestiva Piazza dell’Obelisco, circondata da architetture e dominata dal fontanone che incastona l’obelisco, simbolo di Tagliacozzo.
Vicino è la chiesetta di S.Giovanni Battista da cui si domina una casetta con due bifore ogivali al primo piano e una loggia al secondo, mentre a sinistra è una casa del Rinascimento.
Percorrendo Via del Municipio Vecchio che sale a gradinate fino all’ex convento dei Francescani, si può vedere il chiostro ad arcate. Voltando a sinistra, la chiesa di S. Francesco, il cui portale, rosone e mensola sono del XV sec. All’interno un’urna di bronzo contiene le spoglie del beato Tommaso da Celano, Santo di fama universale, compagno di S. Francesco e suo primo biografo e autore del “DIES IRAE”. L’interno è ad una sola navata, con volte ogivali e la facciata è terminata da una cornice orizzontale ad archetti gotici, sostenuti da mensole, le quali portano scolpito rosoni e fregi vari. Vi si conservano inoltre un crocifisso di legno policromo del ‘500, una tavola del sec. XV raffigurante la Madonna col Bambino e i S.S. Anna Maddalena e Giovannino, una prodigiosa immagine di S. Antonio da Padova che porta nella destra le chiavi della città di cui è patrono dal 1648, quando miracolosamente liberò il paese da una spedizione punitiva ordinata dal re di Napoli; un’urna in legno seicentesca con sculture e dorature di eccellenti artisti.Prendendo a sinistra si arriva al Teatro Talia con la bellissima facciata ottocentesca, fondato nel 1686, nei locali che avevano abbandonato i Benedettini nel 1652.
A destra è il Palazzo Ducale, eretto dagli Orsini alla fine del ‘300 legato all’epoca di maggior splendore. È un imponente palazzo dalle eleganti bifore con loggia rinascimentale, con tesori di arte medioevale e con numerosi affreschi di valore, alcuni dei quali attribuiti a Lorenzo da Viterbo (metà XV sec.): notevole è il portale rinascimentale. All’interno la loggia è decorata con pregevoli affreschi della fine del Quattrocento. Adiacente è la cappellina con soffitta a cassettoni tutta affrescata. Gli Orsini ospitarono una folta schiera di artisti dai quali la città ricavò l’impronta quattrocentesca tipica della scuola d’arte fiorente nel Rinascimento: valenti decoratori, intagliatori, doratori ed orafi; tra questi ultimi si distinse Ascario Mari, discepolo di Benvenuto Cellini.
Di fronte è la chiesetta dello Sposalizio di Maria, del ‘500, utilizzata per far sentire messa ai prigionieri ricoverati nelle carceri ducali nei sotterranei del palazzo. Tornando al Teatro Talia e prendendo a destra per Via San Cosimo, si giunge ad un portale ogivale al di là del quale è la chiesa dei S.S. Cosima e Damiano, del Quattrocento, la più antica di Tagliacozzo, la quale risale all’epoca bizantina dei monaci Greci di San Basilio, considerata chiesa Madre o Matrice. L’interno è ad una sola navata divisa a due campate con volta a crociera. Ha un portale rinascimentale sormontato da rosone le cui colonnine sono intarsiate di mosaici e una bella torre campanaria del 1564. In sagrestia un cofanetto di avorio del ‘300, che racchiude due crocette e sull’altare maggiore il monumentale ciborio in legno dorato rappresentante un tempio del rinascimento.
Ai fianchi della chiesa si osserva l’oratorio del SS. Sacramento con una casetta detta il ”Monaco”, dove la tradizione dice che sorgesse la capanna di frasche abitata dal beato Oddo. Il portale, fatto edificare dai Colonna, come dimostra lo stemma sulla sommità della porta, è un chiaro esempio di classicismo artistico.
Prendendo Via Romana, a sinistra del Teatro Talia, si arriva di fronte alla chiesetta di San Pietro e proseguendo sulla sinistra e passando per la Porta del Soccorso si giunge alla chiesa del Soccorso, ubicata nella parte alta del paese. È molto antica e ricorda la battaglia di Tagliacozzo non perché fu edificata da Carlo d’Angiò ma perch é fu da lui ingrandita e restaurata dopo la battaglia dei piani Palentini. La chiesina, dall’antica struttura medioevale fu elegantemente rimaneggiata nel Rinascimento. Sulla destra ci sono i ruderi del castello e di fronte le cappellette del Calvario.
A circa 3 Km. dal centro il Santuario della Madonna dell’Oriente, sede di un prezioso museo dell’Oriente, conserva una miracolosa immagine della Madonna traslata da Bisanzio e meta di pellegrinaggi. Secondo la tradizione questa immagine miracolosamente salvata dalle fiamme al tempo della persecuzione “iconoclasta”, indetta dall’imperatore Leone III, sarebbe stata portata a Tagliacozzo da due legionari originari della Marsica. Dal punto di vista artistico è ascrivibile all’arte bizantina. La Madonna, dipinta su legno di cedro, presenta un aspetto maestoso. La chiesa in cui è custodita l’immagine fu seriamente danneggiata dal terremoto del 1915, ma fu restaurata. Annesso al Santuario è il convento dei Francescani, che non solo ufficiano la messa, ma vi reggono un loro collegio Serafico.
La festa popolare della Madonna dell’Oriente cade la prima domenica di Settembre, ma anche nel mese di Maggio e nelle principali festività mariane si hanno solenni celebrazioni.


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