Tangenti Pescara, il giornalista Di Miero conferma: soldi da imprenditore

30 Maggio 2011   18:46  

Le vicende relative agli appalti dei cimiteri cittadini e alla "lista Dezio" al centro della nuova udienza del processo "Housework", su presunte tangenti negli appalti pubblici al Comune di Pescara, che si è svolta oggi a Palazzo di Giustizia.

L'udienza si è aperta con la testimonianza del giornalista Francesco Di Miero, il quale riferito dei suoi rapporti con l'ex sindaco Luciano D'Alfonso, fra i principali imputati nell'inchiesta. Di Miero ha raccontato di essersi rivolto a D'Alfonso, nel 2005, in un periodo in cui aveva bisogno di lavorare e di essere stato subito contattato dall'azienda dell'imprenditore Massimo De Cesaris, anche lui imputato nel procedimento.

Il giornalista ha ammesso di aver ricevuto da questa ditta, ma anche da altre, dei pagamenti (dai 2.500 euro ai 5000 mila), senza di fatto aver mai fornito alcuna prestazione. Di Miero ha più volte tenuto, comunque, a sottolineare di non aver mai ricevuto in cambio richieste dal sindaco.

Il giornalista ha negato quanto riportato in un verbale di interrogatorio reso agli investigatori, secondo cui avrebbe fatto presente la situazione "anomala" a D'Alfonso e questi gli avrebbe fatto "spallucce", come ad intendere che non avrebbe dovuto preoccuparsi. Di Miero ha detto, a tal proposito, di aver ricevuto generiche pressioni da parte della polizia giudiziaria e di non aver mai pronunciato delle parole come "spallucce".

A questo punto, la presidente del collegio, Antonella Di Carlo, ravvisando gli estremi della commissione di possibili reati, ha disposto la trasmissione della deposizione alla procura "per le determinazioni di competenza". Pressioni da parte degli investigatori sono state paventate anche da un dipendente di De Cesaris che, per conto dell'imprenditore, avrebbe effettuato lavori di ristrutturazione nell'abitazione pescarese di D'Alfonso e in un locale adibito a sede della Margherita, a Lettomanoppello (Pescara).

Sono stati ascoltati poi, sempre come testimoni, l'ingegner Angelo Taraborrelli Bellafronte e l'imprenditore Tommaso Di Nardo. Il primo ha riferito di aver dato a Guido Dezio, per fini culturali, 5 mila euro da destinare alla fondazione "Europa Prossima" ed altri contributi, tutti regolari, per manifestazioni del partito della Margherita.

Di Nardo ha sottolineato, invece, di non aver mai erogato soldi a Dezio. Ha raccontato di avergli dato solo una volta, come contributo per la Pescara calcio, due assegni da 5 mila euro, ma di averli poi chiesti indietro.


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